Ambasciatore, per definizione, è colui che è incaricato di una missione particolare in un Paese straniero. Questo preciso e fondamentale concetto, anche grazie alla recente esperienza di Expo Milano 2015, ha incontrato e permeato il nostro mondo mutuando l’esigenza collettiva per una ambiziosa missione: divulgare l’identità, la storia, la sensibilità del nostro Paese attraverso la nostra passione, il nostro lavoro.
La cucina italiana oggi è tradizione, eccellenza e indissolubile legame col territorio. Parte da queste solide fondamenta trasformandosi attraverso ricerca e innovazione, crescendo, maturando nel suo reinventarsi e così facendo, tornando all’essenziale.

Grandi nomi in prima fila, nella sala Cavour del Mipaaf: tra i tanti anche Davide Oldani, Carlo Cracco, Franco Pepe, Corrado Assenza e Cesare Battisti
A guidare questo lungo e non facile cammino è, più degli altri, il gusto. Tra i cinque sensi il più complesso poiché nella sua accezione più ampia comprende anche il giudizio estetico e il nostro rapporto con la bellezza.
Donne e uomini, siano essi cuochi, pizzaioli, sommelier, maître, manager di ristoranti, responsabili acquisti, professionisti che vivono non solo nelle cucine o nei ristoranti, che viaggiano, apprendono e restituiscono l’esperienza vissuta attraverso l’interpretazione. Quindi Ambasciatori del Gusto. Rappresentare in tutto il mondo il concetto italiano di gusto, compito non per niente facile.

L'intervento di Carlin Petrini
Se penso alle esperienze di come gli alti Paesi abbiano condizionato anche con il linguaggio le nostre vite mi vengono in mente gli Stati Uniti, Hollywood, che negli ultimi 100 anni hanno dominato il panorama del cinema. Ognuno di noi ha ben presente almeno un film americano che ha segnato la sua vita. O l’Inghilterra del XX secolo, che è stata invece la culla della musica pop. I
Beatles, quindi, Oppure, ancora, la Spagna dagli anni ’80: molti conoscono
Ferran Adrià ma tutti sanno cos’è la
movida.
Il nostro Paese ha influenzato il mondo fin dagli albori della civiltà con il diritto romano, il Rinascimento, l’opera, la moda, il design, le auto e soprattutto la cucina. Il nostro popolo ha il dono di percepire e riconoscere la bellezza. La cucina è la sintesi perfetta del gusto italiano perché fonde tradizione, storia, territorio ma anche viaggio verso terre lontane il cui ritorno è carico di esperienza e raccolti come le spezie, i tuberi, i pomodori.

Il saluto del ministro Maurizio Martina
La nostra missione parte quindi da qui: dalla consapevolezza che raccontare e valorizzare significa contribuire, in sinergia con le Istituzioni, allo sviluppo del Paese. Divulgare il valore della cucina favorisce anche i settori di cultura e turismo, e funge da volano al settore agroalimentare attraverso modi nuovi di qualificare le eccellenze del nostro territorio. Occorre rafforzare l’identità enogastronomica italiana, favorendo gli scambi e le relazioni di chi opera nella ristorazione in Italia e all’Estero, trasmettendo il rispetto per il cibo, evitando gli sprechi e promuovendo la sostenibilità ambientale.
Questi i nostri punti cardine che muovono i primi progetti concreti, dalla Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, alla creazione di un tavolo tecnico che affronti i temi dell’istruzione e della formazione, alla ricerca, all’iniziativa Adotta una scuola per meglio interpretare le esigenze di un settore, alla lotta agli sprechi con le varie campagne, agli eventi di raccolta fondi per beneficenza.
(Scritto con l'aiuto di Monica Colla)