Vigevano (Pavia)
Ci sono le province lombarde a tutti gli effetti, a iniziare da quella di Milano fino alla prossima ventura di Monza, e poi ve ne sono alcune adottive, Piacenza ad esempio piuttosto che Novara. Pavia è lombarda doc, nessun dubbio, ma Vigevano non si sente pavese bensì più milanese. La città della scarpa (ora soprattutto, se non solo, di alta gamma) dista 37 chilometri di strada provinciale dal capoluogo e 35 di statale da Milano superando il Ticino e lambendo Abbiategrasso con la sua superba pasticceria Besuschio, 02.92946479.
Pavia e Milano se la sono giocata nei secoli che furono, ma basta pensare a una figura del posto come Ludovico il Moro, a famiglie in comune come gli Sforza e i Visconti ma anche il patrono, Sant’Ambrogio, per capire dove volge lo sguardo dei vigevanesi. Contraccambiati perché guai da Milano non rilassarsi in una delle piazze più belle d’Italia, Piazza Ducale, disegno del Bramante, progetto di Leonardo e inizio lavori del Moro. Splendido il campo in ciottolato, splendidi i portici e le case su tre lati, meno suggestiva la facciata del Duomo che dà il suo meglio a livello di interni e di tesoro con un reliquiario del Cellini e il manto in oro che Napoleone indossò quando, due secoli fa a Monza, venne incoronato Re d’Italia.
Guardando la chiesa, sulla destra, svetta la torre bramantesca del Castello Sforzesco assolutamente da visitare nei suoi passaggi e gallerie, fino al giardino interno dove basta un po’ di sole e a uno viene la voglia di trovare un pallone e giocare in allegria. Un’amministrazione illuminata, avrebbe obbligato il suo cittadino enogastronomicamente più bravo e competente, Enrico Gerli, a chiudere il suo ristorante, I Castagni in periferia (via Ottobiano, 0381.42860, ristoranteicastagni.com), per riaprirlo in una sala del maniero. Senza andare fino dai maestri francesi, basta dare un’occhiata alla politica della Regione Piemonte per capire la portata del gesto.
L’anno prossimo Gerli festeggerà vent’anni di ristorazione nel segno di una sincera fedeltà alle materie prime dalla Lomellina e alle sue tradizioni, ma tutto filtrato dalle sue conoscenze e dalle sue emozioni e da una voglia di inserire delle note in contrasto, come il menu Tutto pesce di mare, al cui opposto troviamo quello dedicato all’oca, simbolo della vicina Mortara, pennuto che per molti è simboleggiata dal fegato grasso, ma che in Lomellina sostituisce il maiale anche nella cassouela. Da non perdere il risotto sotto qualsiasi forma, ora con spinaci e sugo di quaglie, mantecato allo zola. Gerli fa uso del carnaroli bio della Riseria Motta a Borgo San Siro, 0382.87224 (ottima pure la farina di mais per polenta). Lo stesso chef consiglia due indirizzi sicuri per rendere perfetta una gita: «Si va all’Expresso Cafè, di Diego Dallaglio in corso Togliatti 9, per un panino mai banale, per un caffè di una torrefazione vigevanese e per un bicchiere di vino di produttori di qualità anche francesi. E poi la pasticceria La Dolce vita di Danilo Scansetti in viale dei Mille 68 per interessanti paste mignon, per specialità al cioccolato, per confetture artigianali sia di frutta sia di verdure, per ottimi panettoni della casa con ingredienti innovativi». Slurp.