06-09-2011

San Vito Lo Capo, è lì la festa

La cittadina del Trapanese ospiterà dal 20 al 25 settembre il Cous Cous Fest. Nove Paesi in gara

Come in tutte le precedenti edizioni, anche quest'

Come in tutte le precedenti edizioni, anche quest'anno San Vito Lo Capo sarà costellata di case del cous cous

Un giorno Alain Ducasse disse che non aprirà mai un ristorante di alta cucina in Italia perché noi italiani non abbiamo ancora stabilito qual è il tempo di cottura esatto della pasta, figuriamoci affrontare l’intero scibile del pianeta cibo. Un po’ provocazione e un po’ paradosso, ma anche una riflessione che contiene tanta verità perché noi siamo per davvero un popolo che adora discutere i suoi piatti in una eterna ricerca della Ricetta Perfetta che, ovviamente, non troveremo mai.
A tal proposito, non siamo nemmeno d’accordo su come si scriva una bandiera della cucina mediterranea, quel cous cous che ha fortissima identità nella Sicilia Occidentale e che verrà celebrato a San Vito Lo Capo nel Trapanese dal 20 al 25 settembre prossimi, da un martedì a una domenica, edizione numero 14 del Cous Cous Fest. Non solo cibo e nemmeno solo competizione tra squadre nazionali, ma anche musica (con i Subsonica, Alex Britti e i Mau Mau tra i tanti), eventi e cultura tutt’attorno a una spiaggia di rasserenante bellezza, che verrà letteralmente presa d’assalto nell’ultimo fine-settimana dell’estate 2011. Fondamentale, per avere ogni informazione utile a un soggiorno, un numero di telefono, lo 0923.974300 dell’Ufficio turistico di San Vito Lo Capo.

L'arancino ripieno di cous cous e ragù di mare proposto dall'italiano Giuseppe Costa

L'arancino ripieno di cous cous e ragù di mare proposto dall'italiano Giuseppe Costa

Impossibile riportare l’intero programma che può essere consultato nel sito della manifestazione cliccando qui. Nel mio piccolo, sarò il presidente della giuria di esperti che dopo tre giorni di assaggi (da mercoledì a venerdì) decreterà il cous cous vincitore. Cosa sia e cosa rappresenti nella storia questo piatto unico, di carne, pesce o verdure, ce lo ricordano gli stessi sanvitesi: “Il cous cous, piatto giramondo, unisce in sé il globale e il locale. Ovunque sia approdato, il piatto ha sposato le caratteristiche del territorio, legandosi profondamente alle tradizioni, religiose e conviviali, dei popoli e diventando, volta per volta, maftoul, kseksou, cuscus, cascasa, sekso, kskso, kuskus, kuski, burgul o tabouleh.

“Questa tradizionale pietanza a base di semola di grano, cotta a vapore, servita con un bouillon aromatico arricchito del sapore delle verdure di stagione, legumi, aromi e spezie, carne o pesce, rappresenta da sempre il piatto simbolo della cucina maghrebina, specie nei giorni di festa. Il cous cous, nonostante l'eterogeneità delle tradizioni, conserva una natura conviviale: un unico piatto rotondo dal quale tutti possono attingere semplicemente con le mani dopo il rituale Bismallah ("in nome di Dio"), o, al massimo, con pane lievitato prendendo un pezzo di carne o di verdure e formando una pallina con la semola. Il Corano, a tal riguardo, dispone addirittura che vada mangiato con le sole tre dita della mano destra, per distinguersi dal diavolo che mangia con uno, dal Profeta con due e dall'ingordo che ne usa cinque. Il termine cous cous indica sia la "semola" che il piatto completo, nella sua terra d'origine, dal Marocco alla Libia.

Il cous cous turnisino vincitore nell'edizione 2010 dell'evento a San Vito Lo Capo

Il cous cous turnisino vincitore nell'edizione 2010 dell'evento a San Vito Lo Capo

“Questa semola si presta a una varietà infinita di piatti: da quello più semplice con lo smen, un burro fermentato e un bicchiere di latte cagliato, ai ricchissimi cous cous delle feste di matrimonio e di ricevimento. Si tratta di una specialità presente in innumerevoli versioni regionali e stagionali dal Marocco alla Libia, dall’Algeria alla Tunisia. Ma superato l'Egitto, se ci spostiamo nel Mediterraneo verso il Medio Oriente o nell'area turco-balcanica, i chicchi assumono altre forme e denominazioni e sono spesso sottoposti a un diverso procedimento di lavorazione e cottura. Un piatto che non partecipa all’omologazione del gusto ma si esprime in tante e diverse contaminazioni territoriali”.

Ben vengano i laboratori con Corrado Assenza del Caffè Sicilia di Noto e Accursio Craparo della Gazza Ladra di Modica, ben vengano i confronti perché è da essi che nascono le cose migliori a iniziare dalle preparazioni delle squadre finaliste, nove: Costa d’Avorio (chef Abibata Konatè, Mamma Africa), Egitto (paese presente per la prima volta con Ahmed Rouhy, Ibrahim Hassan e Emad El Feshawy), Francia, Israele, Italia (Vito Miceli, del ristorante Mediterraneo e Giuseppina Candela delle Sorelle di San Vito insieme con Giuseppe Costa del Bavaglino a Terrasini vicino Palermo), Marocco, Palestina (chef Sami Assi e Peter Issa Boulos Andonia da Betlemme, accompagnati da Majdouline Salameh, responsabile dei rapporti della Palestina con l’Italia), Senegal e Tunisia (Hamrouni Radmouane e Azzez Chedli). Si procederà a eliminazione diretta in base ai voti della giuria tecnica e di quella popolare, 80 visitatori sempre diversi ma che nelle selezioni per il team azzurro a maggio hanno sostanzialmente votato in sintonia con gli esperti.

Su quest'ultimo aspetto per me vale una tavola dei Peanuts di Charles Schulz, nella quale Snoopy (o era Lucy?) scrive a un critico cinematografico domandandogli “perché tutti i film che piacciono a me a lei non piacciono?”. Sovente è così anche a tavola: l’appassionato vuole mangiare bene, il critico preferisce mangiare strano perché è più facile ci scappi il titolo a effetto.


Affari di Gola di Paolo Marchi

Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
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