27-02-2022
Fabio Picchi, fiorentino, classe 1954, è scomparso venerdì 25 febbraio dopo una lunga malattia contro la quale aveva lottato fino all’ultimo, ben sapendo che non ne sarebbe mai uscito vincitore. Figura importante nel panorama fiorentino, per tutti era il signor Cibreo, ristorante che aveva fondato nel 1979 e al quale nel tempo avrebbe aggiunto altre perle di alta e autentica qualità. Scrittore e personaggio televisivo, amava la polemica e la politica.
Lunga chioma bianca e folta barba, anch’essa bianca, era impossibile, per chi nutre un minimo di interesse verse il mondo della ristorazione, non conoscere, distinguere Fabio Picchi, chef e patron fiorentino di più insegne, tutte aperte sulla scia del successo della primissima, il Cibreo, nel quartiere di Sant’Ambrogio, in via dei Macci 122r.
Basta pesare, unire tra loro, due date per comprendere, senza sforzo alcuno, l’importanza e la forza di quell’apertura, il 1954 e il 1979, l’anno di nascita di questo personaggio, salito in cielo troppo presto, e l’anno di apertura del suo primo locale. Tra i due momenti trascorsero 25 anni appena. Sono davvero pochi, anche perché Picchi non iniziò con un bar-panineria, bensì con un ristorante vero e proprio, permeato da un’idea che subito lo differenziò dalla massa di trattorie tutto ribollite, bistecche e pappe al pomodoro.
Le cucina della trattoria del Cibreo, per tutti il Cibreino
Non amava i critici e nemmeno le guide. I voti li cercava nei volti sorridenti della clientela, negli occhi di coloro che si allontanavano soddisfatti di essersi sentiti bene. Poi, è un mio pensiero, se la Michelin, un bel giorno d’autunno, gli avesse concesso la stella, lui se l’appuntava al petto, pensando che aveva fatto capitolare i francesi.
Il motivo l’avrei capito presto. Siccome ci avrebbe fatto un prezzo di favore, che almeno non intralciassimo i turni dominati dai turisti che pagavano prezzo pieno. Ma la vera missione impossibile, per me era ordinare quello che desideravo io. Non c’era verso di riuscirvi. Picchi non lasciava prigionieri, tante porzioni, tante ordinazioni. Sapeva benissimo cosa quella certa sera era rimasto indietro e, senza tanta fatica, faceva sì che diventasse quello che avresti mangiato tu.
Ecco come Massimo Bottura ha interpretato, nell'ultimo menù dell'Osteria Francescana, la Minestra di Pane di Fabio Picchi, anno di creazione il 1979 a Firenze
Purtroppo la morte si è portata via Fabio Picchi quando ancora la parabola delle sua vita non aveva ancora conosciuto la fase discendente.
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
Un tempo, la pagina a tutta acquolina in uscita sul Giornale. Oggi è una delle deliziose rubriche firmate dal nostro Paolo Marchi: signore e signori, gli Affari di Gola. Affari seri, ad alto tasso di ghiottonerie, che ritraggono un’Italia davvero squisita, tra incursioni nelle tradizioni più care al nostro palato, alla meglio gioventù del nostro Buon Paese