21-06-2011

Vico delle gioie

Cronaca di tre giornate molto speciali nel cuore della Penisola Sorrentina. Orchestrate da Gennaro Esposito

Martedì 7 giugno: Gennaro Esposito chiude la tre
Martedì 7 giugno: Gennaro Esposito chiude la tre giorni di Festa a Vico dispensando bollicine al complesso delle Axidie

Io, per essere contento della Festa a Vico 2011, non penso a quante prelibatezze ho mangiato tra domenica 5 e martedì 7 giugno tra Vico Equense e Seiano, non conto quante persone e amici ho incontrato, quanti sorrisi ho scambiato. Penso che più o meno 3mila persone hanno permesso a Gennaro Esposito e agli organizzatori di raccogliere quasi 50mila euro per donarli a progetti importanti legati all’ospedale Santobono di Napoli. Senza questo raduno goloso e gioioso questo non sarebbe mai accaduto, cosa che dovrebbe zittire gli invidiosi.

Meccanismo semplice, che magari nel tempo sta producendo un'eccessiva offerta di pappa ottima, ma coinvolgente perché a briglie sciolte. Domenica quelli che saranno i protagonisti cucinanti si ritrovano sulla spiaggia di Marina Equa, prima alla pizzeria Saracino accanto alla Torre del Saracino di Gennaro e poi sulla spiaggia vera e propria per un secondo giro di primi piatti. Lunedì gita in barca (ma io ne ho approfittato per pranzare all’Accanto, il ristorante stellato del Grand Hotel Angiolieri a Seiano, aggrappato allo strapiombo sopra la spiaggia in basso), la sera allo stabilimento Bikini la prima supercena, detta dei giovani, una cinquantina, in verità di tutti quei cuochi già bravi e formati ma non ancora premiati dalla Michelin. Giovani di curriculum, non di data anagrafica.

Veduta sulle Axidie di Seiano, teatro della serata dei cuochi stellati
Veduta sulle Axidie di Seiano, teatro della serata dei cuochi stellati
Martedì l’apoteosi: al Moon Valley – che bella raccolta di radio valvolari in questo albergo – il buongiorno è stato con la prima colazione preparata da Gianluca Fusto, Andrea Besuschio, Maurizio Santin e Franco Aliberti. Quindi convegno sulla Costiera, le sue eccellenze e il suo futuro, prima di un pranzo dal taglio casalingo, cuoche di casa a spadellare piatti di tutti i giorni. E al tramonto tutti all’assalto, sulla spianata a mare del centro Axidie, dei 90 chef della Festa a Vico vera e propria. E tanti a fare alba per allungare momenti belli, scanditi in queste 72 ore anche da obbligatorie soste alla Tradizione, la “caverna” magica di Annamaria e Salvatore De Gennaro. In poche decine di metri quadrati espongono ogni eccezionalità, vini compresi. Alcuni prodotti, tipo i pani di Eugenio Pol e le carni di Cazzamali, sono lì pensando ai clienti del posto, altri invece, gioielli campani e/o meridionali, per noi polentoni in trasferta nella terra del sole, dei sapori e delle contraddizioni.
La Festa a Vico è nata per scherzo una decina di anni, un pugno di amici che si ritrovano da Gennaro, si sentono così bene, così a loro agio da spingere qualcuno a proporre di ritrovarsi l’anno dopo, a inizio estate, quando chi ha il ristornate in una città va verso la pausa estiva e chi invece se ne sta sulle coste o tra i monti non è stato ancora investito dalle orde vacanziere e tutti insomma possono staccare per un paio di giorni.

Si può fare festa ovunque in Italia (e nel mondo), ovvio, però questa zona, la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana (e più oltre ancora, penso alla Locanda di Bu a Nusco per citare la prima insegna che mi viene a mente, più isole come Capri e Ischia), ha una concentrazione impressionante di locali di assoluta qualità che è un peccato capitale non visitarla almeno una volta all’anno. Vale quello che Adrià ha sempre detto di San Sebastian e i Paesi Baschi: «Chi ama la cucina deve venirci ogni anno per rivedere colleghi e amici, e Lo Mejor de la Gastronomia ci spinge a farlo a novembre». Due piaceri in una sola volta. Così Vico. E mi spiace vi siano ristoratori che si avvelenano il fegato perché gelosi del successo di un raduno inventato da un loro collega. Credo che la cosa più importante sia celebrare la grandezza gastronomica di questa fetta di Campania, far sì che le persone si sentano obbligate, quando intendono mangiare bene, recarsi lì e non altrove perché se accorrono in centinaia e centinaia lungo i mesi dell’anno ci sarà lavoro per tutti visto che è impossibile che tutti possano trovare posto esclusivamente alla Torre del Saracino.

Franco Aliberti, Gianluca Fusto e Andrea Besuschio, firme dolci di una supercolazione
Franco Aliberti, Gianluca Fusto e Andrea Besuschio, firme dolci di una supercolazione
Ci sono anche ristoratori che pensano che partecipare alla Festa faciliti la strada verso la stella Michelin. In trent’anni l’ho sentito dire di tanti, di importatori di vino e di champagne, di divise da cuoco e da pasticciere, di tovaglie e anche di giornalisti piuttosto che gatti&volpi in cerca di creduloni. La verità è che paga il lavoro ben fatto, paga l’entusiamo, paga la capacità di confrontarsi e di accettare le critiche e di ragionarsi sopra, paga la gavetta, pagano le rinunce, paga il saper dividere la farina dall’aria fritta.


Affari di Gola di Paolo Marchi

Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito

Paolo Marchi

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Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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