«L’arte è l’incontro inatteso di forme e spazi e colori che prima si ignoravano», sostiene lo scrittore torinese Fabrizio Caramagna. Un incontro che si carica di sorpresa e di colore per disegnare nuovi mondi. Ecco allora che l’amore per l’arte della famiglia Ugliano ha plasmato forme e spazi di una villa ottocentesca di Firenze, Dimora Palanca, dandole nuova linfa, vita, luce. «Abbiamo voluto restituire una bellezza naturale, mantenendo l’anima del palazzo. E al contempo abbiamo voluto esaltare la nuova vita attraverso l’arte contemporanea e il design», ci ha spiegato Michele Ugliano. Nasce così, da un restauro conservativo progettato dall’architetto e interior designer Stefano Viviani, il nuovo cinque stelle che ambisce ad essere una casa, un buen retiro, più che un albergo. Dove il ritmo rallenta, il silenzio inonda gli ambienti, la convivialità si anima tra il bistrot all’ora di pranzo, il lounge bar e il ristorante gastronomico, la sera.

In tavola, ad allietare gli ospiti ci pensa il talentuoso
Giovanni Cerroni, executive chef del ristorante
Mimesi, aperto anche agli esterni, nuovo indirizzo fine dining da non perdere nel capoluogo toscano. Romano, classe 1991, punta ad una cucina «concettuale ma accessibile, tecnica ma avanguardista», come spiega lui stesso. Stagionalità, essenza, etica, territorio e passione i valori del suo stile, ancorato alla potenza del gusto, in un armonioso gioco di creatività e senso estetico. È anche cosmopolita perché plasmata tra Giappone, Francia, Spagna e Italia: tra le altre si distingue chiaramente il ricordo dell’esperienza al bistellato
Mugaritz del geniale
Andoni Luis Aduriz. La rivoluzione è servita, «la mia rivoluzione gastronomica è una cucina che deve parlare a tutti - sostiene
Cerroni - Una cucina che sia chiara e buona, realmente sostenibile».

La luminosa sala del Bistrot
La luce al
Mimesi è soffusa e intima: solo 20 coperti, l’attenzione per gli oggetti che impreziosiscono l’arredo, il servizio discreto. È una squadra, quella dello chef, che lavora per accompagnare l’ospite in un viaggio nel gusto, declinato in tre intriganti menu degustazione ispirati alla psicoanalisi freudiana:
Super Io, Io ed
Es, rispettivamente da 5, 7 e 9 portate. In accompagnamento, una selezione di 400 etichette. Le verdure di stagione sono protagoniste: cardoncelli, cavolfiori, carciofi, topinambur, porri, verze, patate, levistico, pere, agrumi (bergamotto e limone nero), di provenienza locale ove possibile. Si comincia con un divertissement di amuse bouche per tutti i sensi, come il
Fake croissant con chantilly al rafano e uova di salmone, serviti su piccoli cubi di marmo toscano. In carta, piatti come
Fungo, levistico e radice di prezzemolo oppure
Cavolfiore, mandorla e latticello. Eccellenti i primi:
Cappelletto al topinambur, carciofi e limone nero e
Risotto alle ostriche affumicate e shiso. Si prosegue con
Ombrina, funghi e porro e l’unico piatto di carne,
Agnello con verza e patate. Semplice quanto appagante il dolce, la
Pera… no waste!, summa della sua filosofia.

Fake croissant con chantilly al rafano e uova di salmone

Fungo, levistico e radice di prezzemolo

Cavolfiore, mandorla e latticello

Cappelletti al topinambur, carciofi e limone nero
Si soggiorna in una delle 18 camere e suites, che garantiscono una dimensione riservata, in una Firenze insolita, a pochi passi dal centro storico, ma al contempo in posizione defilata, in Via della Scala, a ridosso della cerchia delle mura medievali, non lontano dalla cupola del
Brunelleschi. La villa si riconnette al
genius loci, spazi interni e tessuto urbano dialogano senza soluzione di continuità: la dimora è una finestra su Firenze, nella sua dimensione di crocevia di incontri, passaggi e passioni. Fatta costruire dalla nobile famiglia
Palanca, originaria di Orbetello, negli anni di Firenze Capitale (1865-1871), l'edificio è citato nel
Repertorio delle architetture civili della città. Pare che nel XV secolo, la via sia stata lo sfondo della fuga segreta di
Caterina de’ Medici, costretta a vivere nascosta per alcuni anni per sfuggire ai sicari del padre. «Abbiamo voluto restituire alla città e alla vita questo palazzo, legato a un periodo di grande cambiamento di Firenze, con l’ambizione di ritrovare l’aura che lo caratterizzava: la famiglia
Palanca lo aveva immaginato, infatti, come punto di incontro e passaggio di respiro internazionale», ci racconta la direttrice
Laura Stopani. La villa nacque, infatti, anche quale spazio d’elezione per ricevere ospiti e condividere con loro la passione per l’arte; dalla fine del 1800 divenne un punto di incontro per viaggiatori cosmopoliti e cultori dell’arte di sosta a Firenze.

Ambienti di Dimora Palanca
Ritornano alla luce e recuperano l’antico splendore gli affreschi dei soffitti, gli stucchi, il classico impianto pavimentale in pavé toscano, le colonne al primo piano, il marmo delle scalinate e il ferro battuto dei corrimano. Rivive il giardino e la luminosa serra. Tutto è vestito di pezzi di design, è un invito a vivere un’ospitalità colta. Ieri come oggi, l’arte e la bellezza al centro: elementi di arredo e decorativi di grandi firme si alternano all’arte contemporanea, realizzate in esclusiva dall’artista toscano
Paolo Dovichi, in un percorso di 40 opere distribuite tra aree comuni, scalone centrale, camere e suite. Lo studio delle luci plasma ambienti caldi e accoglienti come in una casa: si spazia da
Microsurf di
Neil Poulton, a elementi che hanno davvero fatto la storia, quali le lampade da tavolo
Taccia di
Achille e
Pietro Castiglioni per
Flos, del 1962, o novità piene di carattere come
Setareth di
Francesco Albrizzi per
Fontana Arte del 2017. Letti, sedute, imbottiti, tavolini sono di
Antonio Citterio, Pietro Lissoni e
Naoto Fukasawa, il gigantesco lampadario di
Marcel Wanders; i complementi d’arredo, i vasi e le ceramiche di
Paola Navone, le luci, solo per citarne alcune, di
Castiglioni, Claesson Koivisto Rune, Magistretti, Starck e
Anastassiades; i pezzi disegnati e fatti realizzare in loco su misura, chiaro omaggio alla maestria artigiana fiorentina. La ricerca artistica si ispira ai quattro elementi: l’esterno è dedicato alla
Terra; al -1 è protagonista il
Fuoco, con la cucina; al primo piano l’
Acqua, camere con vasche idromassaggio e docce emozionali; il secondo piano è associato all’
Aria, quadri con nuance leggere e le finestre che aprono lo sguardo verso il cielo, a contemplar le stelle.