28-02-2013
L'illuminazione della sala delle Calandre di Rubano (Padova), firmata Davide Groppi. La luce come ingrediente del piatto, credo del light designer piacentino, trova applicazioni concrete anche nell'Osteria Francescana di Modena e nell'Antica Osteria del Teatro di Piacenza. Ne parliamo nella fotogallery in fondo
Le Calandre, Rubano (Padova) E' uno dei nostri primi progetti sull'alta cucina. L'idea della luce nel piatto è stata condivisa da subito da Massimiliano e Raffaele Alajmo. Desideravano un oggetto che li caratterizzasse. Così creammo la lampada Ovo, perché l'uovo per il cuoco padovano è un ingrediente fondamentale della cucina contemporanea. C'è un Ovo che proietta una luce diretta nel piatto e un Ovo che reinterpreta vecchia lampada a sospensione delle osterie. La luce in questo caso concorre a creare maggiore intimità tra i commensali
Osteria Francescana, Modena Nel progetto con cui ha rivoluzionato il suo ristorante l'estate scorsa, Massimo Bottura desiderava ottenere un sistema di luce flessibile per due delle sale del ristorante. Considerati gli spazi ampi tra un tavolo e l'altro, abbiamo deciso di adottare la Sampei: se spostano i tavoli, la luce li segue. Sono come dei fili d'erba, delle canne da pesca sottili e molto alte che richiamano un certo Giappone, sulla cui sommità è posizionato un proiettore. Generano una certa tensione emotiva. Abbiamo poi lavorato molto alla valorizzazione del corridoio che introduce alle due sale: ogni opera d'arte è illuminata con Nulla, buchi nel soffitto da cui escono fasci molto potenti
Antica Osteria del Teatro, Piacenza Un lavoro che ho amato molto. Con lo chef Filippo Chiappini Dattilo abbiamo deciso di utilizzare una delle nostre storiche lampade a proiezione, Miss, dei sottili tubicini a led che illuminano il tavolo e nient'altro. Proprio il tavolo diventa esso stesso un elemento riflettente e tutto il resto è penombra. È stupefacente come con 5 watt si possa illuminare un intero ristorante. Il progetto ha cambiato la stessa percezione della cucina dello chef: ogni tavolo è un piccolo teatro con il cibo al centro della scena e i visi dei commensali sono illuminati dal basso verso alto. Caravaggesco
Davide Groppi, relatore nella prima edizione di Identità di Sala, format di Identità Milano 2013
La mia storia inizia nel 1988, da un piccolissimo laboratorio nel centro storico di Piacenza, inventando e producendo lampade. Da subito ho utilizzato il mio nome come marchio aziendale perché al tempo era la cosa più semplice che potessi fare. L’idea fondamentale del mio lavoro era quella di avvicinarsi alla luce con l’idea di avvicinarsi alla verità. Di cercarla, inseguendo la bellezza. Gli ingredienti dei miei progetti sono sempre stati la semplicità, la leggerezza, l’invenzione e l’emozione. Lavoro con la consapevolezza che fare lampade non sia una scienza esatta, ma nello stesso tempo con la necessità di cercare un metodo. È la scoperta dell’intuizione e della forza di guardarsi dentro. In questi ultimi anni ho avuto l’opportunità di illuminare alcuni ristoranti (vedi i 3 esempi nella fotogallery in basso, ndr). Sono state esperienze straordinarie, che mi hanno permesso di maturare alcune idee circa la luce da utilizzare nei ristoranti.
La Cena di Emmaus del Caravaggio (1601)
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
di
piacentino, classe 1963, erede del pensiero dell'amico e maestro Ingo Maurer che unisce arte, design e architettura. È geniale light designer con una crociata in testa: convincere gli chef dell'importanza della luce come ingrediente
Retroscena e curiosità di un mestiere affascinante, storie di grandi donne e uomini che hanno scritto la storia della ristorazione italiana e internazionale, visioni e consigli per alimentare nel tempo un ritorno al vero polmone dell’ospitalità: dritti In sala