25-07-2022

Eleganza espressiva e carattere per Scipio 2018, il "condottiero" di Tenuta Sette Cieli

A 400 metri, tra Castagneto Carducci e Monteverdi Marittimo, Ambrogio Cremona Ratti ed Elena Pozzolini portano avanti con passione la loro realtà bolgherese. Punta di diamante è Scipio, un Cabernet Franc in purezza dalle grandi potenzialità

Scipio, il Cabernet Franc in purezza di Tenuta Se

Scipio, il Cabernet Franc in purezza di Tenuta Sette Cieli, vigneti a Monteverdi Marittimo (Livorno)

Siamo a 400 metri sul livello del mare, tra Castagneto Carducci e Monteverdi Marittimo, provincia di Livorno. Qui Ambrogio Cremona Ratti ed Elena Pozzolini, rispettivamente titolare ed enologa, portano avanti con tenacia, caparbietà e passione la realtà bolgherese di Tenuta Sette Cieli.

Si deve ad Ambrogio la volontà di investire sulla tenuta in maniera decisa e costante, con progetti nuovi e il sogno realizzato ad agosto del 2018 che vede l’azienda entrare a far parte del Consorzio Doc Bolgheri. Tenuta Sette Cieli acquista a Bolgheri 32 ettari di terra, di cui cinque dedicati a vigna. Un aspetto che, come commenta Ambrogio, «ci rende orgogliosi e consapevoli della responsabilità che questa scelta comporta. Abbiamo lavorato per tanti anni accanto a questa prestigiosa Doc e ora siamo raggianti per quest’opportunità di iniziare un cammino comune».

Ambrogio Cremona Ratti ed Elena Pozzolini

Ambrogio Cremona Ratti ed Elena Pozzolini

Le varietà bordolesi, con l’eccezione di un ettaro di Sangiovese, rappresentano il cuore della produzione; le viti più vecchie piantate nel 2001-2002, sono di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Malbec e Merlot, mentre i vigneti più giovani, piantati nel 2016, sono di Malbec, Merlot e Sangiovese. La Tenuta sovrasta l’anfiteatro bolgherese, si estende su oltre 120 ettari, di cui 18 vitati, caratterizzati da terrazze con muri a secco e gode di una posizione ottimale che garantisce una ventilazione costante e una notevole escursione diurna, specialmente nei mesi di agosto e settembre. L’altitudine è un ulteriore punto a favore, tale da preservare la freschezza, fondamentale per garantire al vino bevibilità e lungo potenziale di invecchiamento.

Il nome “Sette Cieli” nasce proprio dal panorama che si può godere dalla villa, tanto che durante una giornata si hanno più prospettive.

Non trascurabile è la composizione del suolo che cambia in base all’altitudine; sulla sommità delle colline, a 400 metri, la componente principale è la roccia, mentre a valle si trovano soprattutto argille, limo, sabbie rosso-arancio e sassi di origine alluvionale e colluviale.

L’azienda viene condotta a regime biologico e fa affidamento sul forte legame che ha saputo creare con l’ambiente circostante, e sulla continua ricerca e ascolto delle esigenze della vite.

I vigneti di Tenuta Sette Cieli

I vigneti di Tenuta Sette Cieli

Elena Pozzolini si è innamorata di questi vigneti: «Le vigne sono come tutti noi, ognuna ha bisogno delle sue necessità. Ogni annata è diversa. Quello del 2014 ad esempio, nonostante un 40% di produzione in meno, è un vino che parla il linguaggio dell’annata. I vigneti sono coltivati a biologico e interamente a mano. Ogni varietà e ogni singola parcella vengono vinificate separatamente, così da permettere la valorizzazione delle diverse nuances di ogni vigneto. Crediamo molto nell’identità di un territorio e di conseguenza di un vino. Da qui nasce la nostra scelta di lavorare con lieviti indigeni».

Nel 2016 inizia la loro piccola sfida per valorizzare le caratteristiche peculiari della zona, che oggi ha dato i primi significativi risultati nelle etichette prodotte, e in particolare nel loro Scipio, un Cabernet Franc in purezza.

Il nome “Scipio” vuole legare il vino al personaggio storico - Scipione l’Africano, generale romano che sconfisse Annibale nella seconda guerra punica nel 202 a.C. - proprio per la sua personalità, determinazione e per durare nel tempo e in un certo senso diventare memorabile.

Dopo la fermentazione alcolica, che avviene spontaneamente, innescata da lieviti indigeni in vasche di acciaio a temperatura controllata, con una macerazione di circa un mese sulle bucce, il vino sosta 15 mesi in barriques di rovere francese, di cui il 40% di legno nuovo, e completa il suo affinamento con ulteriori 24 mesi in bottiglia.

Importante notare come la scelta di questo vino, non deriva dal voler adattare un prodotto ai segnali del mercato, ma proprio su quella che può essere la sua espressività in base all’andamento dell’annata.

Degustazione

Degustazione

«Potremmo dire che Sette Cieli crede nel Cabernet Franc, ma sarebbe più corretto affermare che è il Cabernet Franc a credere in Sette Cieli – spiega Ambrogio Cremona Ratti Scipio, infatti, non nasce da un progetto enologico disegnato a tavolino bensì da esperimenti e prove in cantina. In origine le uve di Franc erano destinate ai blend, ma negli anni, durante le fasi d’invecchiamento in barrique, sono emersi alcuni tratti a dir poco affascinanti. Abbiamo scelto di indagare la varietà in purezza dando vita appunto a Scipio, che negli anni si è affermato come cru della nostra produzione».

Lo studio e l’interesse nell’approfondire ha visto inoltre il loro Scipio in un confronto alla cieca con referenze di diversa provenienza; ciascun vino è composto al 100% da Cabernet Franc, dei sei campioni quattro sono dell'annata 2018, uno del 2015 e un altro 2020; due vengono dalla Toscana e due dalla Loira, mentre uno viene dalla Napa Valley e uno da Bordeaux (Les Mémoires 2018, Domaine de Roches Neuves, Saumur Champigny AOC, Loire Valley, Francia; Clos 2015, Clos Rougeard, Saumur Champigny AOC, Loire Valley, Francia; Paleo 2018, Le Macchiole, Tuscany IGT, Castagneto Carducci, Italia; Phi 2020, Chateau Edmus, Saint Emilion AOC, Bordeaux, Francia; Scipio 2018, Tenuta Sette Cieli, Toscana IGT, Monteverdi Marittimo, Italia e Howell Mountain 2018, La Jota Vineyard, American Viticultural Area (AVA), Napa Valley, California, Usa).

Un confronto interessante e didattico, che ha visto lo Scipio 2018 in una forma smagliante, dimostrando l’attenzione nei confronti di questa varietà e la perfetta maturazione del frutto.

Un Cabernet Franc che colpisce per l’eleganza dei profumi e per la trama tannica seducente, fresca e matura; un vino di grande solidità e definizione, caratterizzato da note mediterranee, di grafite, pepe bianco, lamponi e liquirizia, dotato di una spiccata freschezza e una suggestione salina che gli dona bevibilità e lunghezza. Il sorso è coinvolgente, pieno e appagante. Un vino davvero promettente e dalle grandi potenzialità.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Fosca Tortorelli

napoletana, classe 1978, architetto e sommelier Ais. Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione nel settore enogastronomico. Collaboratrice della rivista L’Assaggio, oltre che di altre testate, è membro delle Donne del Vino

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