18-07-2020

Marzia Varvaglione e la sua progettualità creativa, per una Puglia innovativa

Un'azienda alle porte del Salento, attiva dal 1921, in cui la nuova generazione inizia a farsi strada, con nuove idee e tecnologie, e uno sguardo ottimista per il futuro

Marzia Varvaglione, classe 1989, è responsabile d

Marzia Varvaglione, classe 1989, è responsabile del marketing e dei nuovi mercati nell'azienda di famiglia

I Varvaglione dal 1921 conducono un’azienda che rappresenta un’eccellenza della Puglia enoica. Una masseria fiabesca alle porte del Salento, dove Cosimo Varvaglione con la moglie Maria Teresa conducono la loro azienda agricola. Da qualche tempo, però, si sono affacciati in cantina anche i loro tre figli Marzia, Angelo e Francesca che si occupano rispettivamente di marketing, agronomia monitorando la campagna e produzione in attesa di ultimare gli studi di enologia a Udine.

Una famiglia del sud legata alle tradizioni. Menti imprenditoriali, che dalla terra hanno saputo guardare avanti con lungimiranza per conciliare le nuove tecnologie in vigna e in cantina. I vitigni salentini prodotti spaziano dal Primitivo al Negroamaro, per non scordare la Malvasia Nera e Bianca, oltre all’Aglianico, il Fiano e la Verdeca.

La famiglia Varvaglione al completo

La famiglia Varvaglione al completo

Etichette dedicate ai componenti della famiglia tra cui spiccano un Primitivo Tarantino per Tatù alias Angelo, e, il Primitivo di Manduria per Francesca detta Chicca. Quando Cosimo Varvaglione decise di dedicare un vino alla figlia Marzia virò su vitigni a bacca bianca ma, solo oggi, dopo un’evoluzione sul blend e sull’ immagine, esiste Marfi.

Un uvaggio di Sauvignon Blanc e Chardonnay. Un vino fresco e floreale intriso di naturalità, una vera testimonianza di chi è Marzia Varvaglione. Nata il 24 marzo 1989, a 12 anni desiderava fare la ballerina di danza classica con il sogno di studiare a Roma, in Accademia. Le sue ambizioni sfiorano l’idea di potersi trasformare in una grande étoile, ma la carriera sportiva prese il sopravvento.

Da li a poco divenne un’importante figura nella pallacanestro. Giocò, per alcuni anni, a livelli agonistici dapprima regionali, poi nazionali e infine europei. L’università non fu una priorità, tuttavia si trasferì a Milano per laurearsi con un Master post laurea in International Management.

Marfi, il vino dedicato a Marzia Varvaglione

Marfi, il vino dedicato a Marzia Varvaglione

Innamorata della sua Puglia e, senza dubbio, di suo padre, decise di tornare a “casa”. Parlando del padre Marzia racconta: «La nostra complicità si genera da uno sguardo. Fin da bambina giocavo in cantina passando le mie estati in angoli dell’azienda dove i profumi del mosto ti inebriavano. Francamente pensavo che i raspi fossero perfetti per fare un percorso da esploratore enoico. Con mio fratello Angelo riuscivamo a sporcarci dalla testa ai piedi. In effetti, pensandoci oggi, ricordo gli sguardi di mamma e papà non proprio felici del risultato esplorativo».

Bionda, alta, eterea: una donna che sa bene ciò che desidera. Come ha iniziato a lavorare in azienda? «Stavo scrivendo la tesi di laurea e, per comodità, mi appoggiavo agli uffici. Un giorno passò il direttore commerciale e disse a mio padre che aveva necessità di assentarsi, suggerendogli di farsi sostituire proprio da me. Io trasecolai ma vidi mio padre accondiscendente. Così iniziò, quasi per caso. Sono un ariete, non solo astrologicamente parlando, non mi persi d’animo e mi buttai a capofitto nel lavoro».

Marzia con il suo amato Ercole

Marzia con il suo amato Ercole

«Feci dei corsi preparatori di avvicinamento al vino, era necessario colmare delle lacune. Sono partita avvantaggiata perché ho una grande memoria gusto/olfattiva. Riconoscerei i miei vini a occhi chiusi. Accadde in un blind tasting dove su cinque calici di vini rossi pugliesi riconobbi il nostro Papale. Il marketing è la mia vocazione, anche se mi occupo molto dell’espansione dei nuovi mercati. Curo l’immagine della nostra azienda e cerco di essere al passo con i tempi. Per esempio in questo periodo di lockdown abbiamo potenziato l’e-commerce. Un viatico fondamentale per stare vicino ai nostri clienti. La positività ci contraddistingue e abbiamo creato dei tour virtuali in cantina».

Progetti per il futuro? «Finora uno dei traguardi raggiunti in azienda è stato modulare il nostro marchio in Varvaglione 1921. Non siamo distribuiti in Grande Distribuzione e il peso del nostro fatturato nazionale è del 15%. L’esportazione domina il nostro volume d’affari. Produciamo 4 milioni di bottiglie vendute per lo più in Germania, Svizzera, Usa e Giappone. Stiamo esplorando nuovi mercati come la Polonia e il Belgio ma vorremmo incrementare la nostra presenza in Italia». 

Vini classici e altri più moderni. A cosa si ispira per il restyling delle etichette? «Creatività e semplicità. Può sembrare paradossale, ma credo molto nel vestire una bottiglia con un’apparente semplicità per renderla fruibile da un pubblico più vasto».

L'azienda agricola e i vigneti

L'azienda agricola e i vigneti

Come affronterete la vendemmia 2020? «Come sempre. La natura non ci è stata ostile. Abbiamo poche rimanenze di magazzino. I risultati economici fin qui analizzati non riportano segni preoccupanti. Confidiamo in una ripresa del turismo estero, supportiamo i nostri distributori e cerchiamo di offrire loro il massimo supporto per ripartire. Io e la mia famiglia siamo fiduciosi che ci possa essere una vera rinascita e noi saremo lì a supporto dei nostri clienti, in qualunque parte del mondo».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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