08-01-2015
La squadra di Eugenio Jacques Christiaan Boer, 36 anni, chef dell'Essenza: da sinistra Luca Cappellari, l'aiutante Perry, Ruggero Puglisi, Damian Janczara, lo stesso Boer e Jana Danelutti
Dove eravamo rimasti? Il passato è racchiuso negli amuse bouche, tutto il resto è presente e futuro. Milano riacquista uno dei propri chef più interessanti, Eugenio Boer, che da un anno e mezzo viaggiava un po’ a scartamento ridotto, dilettandosi nelle cucine – programmaticamente più semplici – di Fishbar e Meatbar (vi rimarrà come consulente). Si sentiva la mancanza di un palcoscenico di livello dove potesse esprimere al meglio le proprie capacità.
Proprio oggi la lacuna viene colmata. Apre infatti in via Marghera 34 (tel. +39.02.4986865) il nuovo ristorante gourmet dello chef italo-olandese: si chiamerà Essenza poiché racchiude «il succo di quanto c’è stato e c’è nella mia vita professionale», racconta lui, seduto a un tavolino in compagnia di Damian Janczara, 26enne polacco di Lublino, già al Gallura, che si occuperà del servizio. Siamo in un locale accogliente con 36 coperti, che dà su un tranquillo cortiletto dove ci si potrà accomodare nella bella stagione. Tra l’interno e il cortile, solo una grande parete a vetri; gli stessi vetri che invece mancano tra sala e cucina, dunque nessun effetto acquario ma una finestra spalancata sui fornelli, «tanto io sono uno che non grida mai», ridacchia lo chef.
L’orto d’inverno, antipasto bello e buono: “terra” di porcini e crema di caprino a far da fondo a un trionfo di verdure – disidratate, marinate, sott’olio… - spolverate di finta neve d’extravergine
Stile personalissimo, nessuna paura di azzardare, preparazioni dalla forte carica aromatica ma che lasciano la bocca pulita: l’assaggio in anteprima della proposta di Essenza conferma la gran classe di un talento dalle fondamenta solide («Si può fare avanguardia, ma bisogna avere basi classiche consolidate»), ai fornelli per passione - ha iniziato a 12 anni… - e un po’ anche per dna. La nonna materna, ligure, era una brava cuoca.
Pancia di maiale e ricordo di una brace d'estate: la carne viene cotta sottovuoto per 16 ore ma deve contendere i riflettori a un originale coprotagonista, la yucca. Prima viene coperta di ghiaccio per sfibrarla un poco, poi subisce uno choc termico in cottura, si formano quindi spaccature che ricordano quelle della brace; infine viene intinta in un bouillon di nero di seppia. Il fondo è invece di spinaci liofilizzati Boer sciorina la propria storia con gli amuse bouche: la squisita madeleine col pesto è la dedica alla madre, siculo-ligure; il bitter balen con la senape diventa ricordo dell’infanzia trascorsa in Olanda, patria del padre; il macaron con ganache di fegato di piccione riecheggia gli anni da Gaetano Trovato all'Arnolfo di Colle Val d'Elsa, la tartare di salmerino con le sue uova quelli da Norbert Niederkofler in Val Badia, ultima tappa prima del trasferimento a Milano, omaggiata con una cialda di risotto allo zafferano, spuma di parmigiano e polvere d’oro, pensando a Gualtiero Marchesi. Bell’inizio, sublimato dalla forza prorompente del Brodo ristretto di legno di castagno, canederli di spinaci, funghi pioppini e castagne crude, sensazionale sferzata al palato, con protagonista un brodo clamoroso: di pollo, viene aromatizzato (12 ore a 90°) col legno di castagno, poi va per 10 minuti in infusione di Lapsang Souchong ed erba cedrina, prima di essere chiarificato incontra una riduzione di aceto di mele e vino bianco che gli dona una prorompente, goduriosa acidità, a controbilanciare la grassezza tutta francese della mousse di fungo.
Pancia di maiale e ricordo di una brace d'estate: la carne viene cotta sottovuoto per 16 ore ma deve contendere i riflettori a un originale coprotagonista, la yucca. Prima viene coperta di ghiaccio per sfibrarla un poco, poi subisce uno choc termico in cottura, si formano quindi spaccature che ricordano quelle della brace; infine viene intinta in un bouillon di nero di seppia. Il fondo è invece di spinaci liofilizzati
I brodi sono un bel tema (ne sa qualcosa Andrea Berton) che tornerà durante la nostra degustazione quando incontreremo il Cappone di Morozzo, un primo piatto: il classico consommé – arricchito di gocce preziose di un extravergine sardo, il Masoni Becciu - affoga cappelletti con quattro ripieni di altrettante diverse parti del pennuto, il petto confit, le alette con gli champignon, il paté di fegatini e le ali brasate in oliocottura, con la pelle croccante.
Ci piace segnalare infine anche un dessert, intelligente dolce-non dolce (“Dolci… di un cuoco”, li definisce lui): Terrina di latticello, carciofi, gelato all’estratto di lievito, avena. Ben ritrovato, Eugenio.
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale