11-09-2015
Il katsuobushi di vitello di Giuseppe Iannotti: lo chef se n'è servito per preparare uno splendido brodo. Nella foto, i pezzi di carne già essiccati e affumicati presentano le prime muffe in superficie
Sannio, Giappone. Da Telese Terme a Tokyo sono 9.802 chilometri in linea d’aria, due mondi diversi in linea teorica, ma in quella pratica le distanze sembrano accorciarsi. Merito, anche, della cucina, che parla sempre più il linguaggio del mondo. Quello che usano Giuseppe Iannotti e uno dei suoi sous chef, Tadashi Takayama (l'altro è Eugenio Vitagliano), per comprendersi al volo.
Iannotti ha una buona considerazione di sé, avanza spericolato nella selva della ristorazione italiana facendosi largo a colpi di creatività. E’ giovane, avrà tempo per sedersi: ora corre e usa la propria esuberanza quasi fosse un salvacondotto per manovre ardite e successive risalite, una patente di vita spericolata con risultati però che sembrano confortarne le scelte. Eravamo a Telese, qualche tempo fa, al suo Kresios, e fu un pranzo splendido in un posto splendido.
Iannotti l'altra sera al Priceless. Al suo fianco è il sous Tadashi Takayama. All'estrema sinistra, nella foto, è il giovanissimo Emanuele Albarella, che col quasi coetaneo Alfredo Buonanno gestisce la sala con sorprendente professionalità
La nostra sorpresa era solo di maniera, lo chef ci aveva già accennato in passato a questa sua idea che pareva balzana. Ma ora occorre saperne di più… Chef, di che si tratta?
«Tutto – spiega – nasce dal confronto con Tadashi, con il quale ho iniziato a studiare la tradizione giapponese, per coglierne idee da trasferire nella nostra cucina». Senza fare copia-incolla, però: «Non cerchiamo risultati fusion, ma vogliamo acquisire tecniche e quindi farle nostre». Certo: fermentazioni, affumicature, conservazione di carni e pesci fanno parte anche del bagaglio storico tricolore, basti pensare ai salumi. Ma Iannotti cerca il colpo a effetto, «qualcosa di mai sperimentato prima». Appunto, un katsuobushi, ma di carne.
Il brodo di katsuobushi innaffia la ventresca di tonno
Durante la cena sui tetti, Iannotti ha usato questo brodo per innaffiarvi ventresca di tonno cruda avvolta nelle bietole, «un modo per richiamare l’originale katsuobushi, riecheggiando nel contempo la ricetta del vitello tonnato. Ho scelto la ventresca perché è un po’ grassa, così si sposa splendidamente alle note di fumo del brodo e al tono erbaceo delle bietole», che svolgono così la stessa funzione dell’alga kombu nel dashi.
Iannotti al lavoro sul girello di vitello
L’utilizzo con ventresca di tonno e bietole – che richiama l’archetipo jap – è una possibilità, ma anche solo il passo iniziale per un viaggio che neppure Iannotti sa dove possa portare: «Penso a un abbinamento del brodo con semplici verdure, oppure come accompagnamento in tazza. Stiamo ragionando, potremmo farne una sorta di aperitivo d’ingresso nel menu degustazione. E poi ho un’idea: cuocervi la pasta (magari formato risone, o semi di melone)», per un piatto che sarebbe nello stesso tempo antico e moderno, autoctono e cosmopolita.
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale