16-02-2024

Château d’Yquem come una fiaba: un nuovo libro ci racconta un mito del vino

Presentato a Identità Golose Milano il volume monografico scritto da Cinzia Benzi, con le foto di Francesca Brambilla e Serena Serrani e le illustrazioni di Gianluca Biscalchin. Vi proponiamo il brano introduttivo

È disponibile in libreria (o si può acquistare o

È disponibile in libreria (o si può acquistare online cliccando qui) il nuovo Château d’Yquem, volume monografico edito da seipersei. Ne sono autori Cinzia Benzi (testi), Francesca Brambilla e Serena Serrani (fotografie) e Gianluca Biscalchin (illustrazioni)

Presentazione italiana poche ore fa - dopo quella francese di lunedì scorso - di un nuovo, bellissimo libro, dedicato a una delle realtà più iconiche del panorama enologico mondiale. Si era a Identità Golose Milano per applaudire Cinzia Benzi, autrice (con Francesca Brambilla e Serena Serrani, cui si devono gli scatti fotografici, e Gianluca Biscalchin per le illustrazioni) di Château d’Yquem, volume monografico edito da seipersei e da poco in libreria, clicca qui per acquistarlo online.

Quella di Cinzia Benzi, storica firma di Identità Golose ed esperta conoscitrice di etichette d’Oltralpe, è da sempre una penna ispirata, intinta nel colore vivo del vino, che indaga e racconta tanto le grandi Maison quanto i piccoli vigneron italiani e internazionali. In questo testo illustra il cammino evolutivo di una tenuta capace di produrre vini indimenticabili, dove il tempo impone il rispetto di una tradizione ancestrale e indirizza i gesti da compiere. Scorrendo le pagine di Château d’Yquem, il lettore potrà trovare nozioni più tecniche, ma anche incontrare le figure chiave che ruotano attorno alla cantina, dalla tenace e visionaria fondatrice Joséphine Sauvage d’Yquem, all’attuale presidente e direttore generale Pierre Lurton, insieme all’italianissimo directeur d’exploitation Lorenzo Pasquini.

Alla stesura del libro hanno partecipato, con le proprie riflessioni, anche colleghi del settore enogastronomico: Eleonora Cozzella, collaboratrice di Repubblica; Federico De Cesare Viola, direttore di Food&Wine italia; Maddalena Fossati Dondero, direttrice de La Cucina Italiana; Andrea Grignaffini, direttore de Le guide de L’Espresso; Paolo Marchi, co-fondatore di Identità Golose; Leila Salimbeni, direttore editoriale di Spirito Divino; ma troveremo anche gli spunti del Master of Wine Gabriele Gorelli e di Massimo Bottura e Giuseppe Palmieri, rispettivamente chef patron e direttore di sala di Osteria Francescana a Modena.

Ogni contributo è pensato per offrire all’esperto quanto al neofita una panoramica esaustiva sul mondo Yquem e i suoi segreti. Ma quando le parole non sono sufficienti… ecco entrare in scena la potenza della fotografia. Perché Château d’Yquem non è soltanto un compendio sul vino più rappresentativo del Sauternes, ma anche un libro dal forte impatto visivo. Merito dell’obiettivo e dello sguardo di Francesca Brambilla e Serena Serrani, specialiste dello still life e del reportage fotografico e interpreti di punta della food photography italiana. Ad arricchire l’opera, infine, le illustrazioni di Gianluca Biscalchin, che interpreta le note di degustazione di Yquem, tratteggia alcuni dei possibili abbinamenti al vino e ci regala altri scorci della tenuta.
 

Di seguito pubblichiamo la premessa al volume, scritta dalla stessa Cinzia Benzi.

Tra il 1913 e il 1927 Marcel Proust scrive i sette volumi che compongono il capolavoro letterario Alla ricerca del tempo perduto con l’intento di far affiorare il tema della memoria. Ricordi che si fondano sul ritrovamento di un’epoca, di un’ambiente sociale facendo emergere che si può, anzi, si deve vivere nel ricordo. Proust scrive degustando Yquem, inedito corroborante, vino ideale per concentrarsi e, in qualche modo, ottima maniera di bere il tempo facendosi trasportare dai ricordi. Senza dubbio il tempo vuol dire sfida, attimi da trascorrere con la coscienza di non poterlo mai controllare, in nessuna forma. Nel caso di Château d’Yquem il tempo riguarda il trascorrere delle stagioni della vita, la storia di una leggenda che ha saputo creare vini immortali con ciò che la natura trasforma e l’uomo crea.

Yquem è il vino liquoroso unico al mondo. Certo, io non sono Marcel Proust ma ho il desidero di accantonare qualsiasi tipo di malinconia viaggiando nel tempo. Affermo con gioia di aver scritto questo libro, pagina dopo pagina, con tutto l’amore, l’entusiasmo e la venerazione che provo per Château d’Yquem. Ricordo ogni istante che mi ha portato a digitare il flusso di parole sulla tastiera del mio computer. In numerosi momenti della mia vita ho avuto il piacere di sorseggiare prestigiosi calici di Château d’Yquem. Un privilegio enorme. La mia passione sconfinata per il Sauternes e per Yquem si traduce in queste pagine che racchiudono un volume dedicato, interamente, all’unicità di questo vino, luogo, leggenda. Non aspettatevi trattati di storia, estratti di enologia o ingegneria agricola, tecnicismi virtuosi di degustazione. Ci sarà una sintesi di quanto Yquem rappresenti per il mondo vino, cercando di trasmettere pura magia attraverso le mie parole, le immagini immortalate dalle mie compagne di viaggio, Francesca Brambilla e Serena Serrani, e catturare le vostre emozioni con i disegni creati da Gianluca Biscalchin.

Francesca Brambilla, Cinzia Benzi, Serena Serrani

Francesca Brambilla, Cinzia Benzi, Serena Serrani

Château d’Yquem è l’incanto fondato nel 1593 con un presente e un futuro basato sul massimo rispetto di tradizioni da far evolvere anzi da elevare. Osservare per ore le vigne di Yquem trasmette un senso di pace, una gioia individuare le sfumature di colori dell’oro, le luci che esaltano i filari per perdersi totalmente nella poesia che la natura sprigiona. Particolari indelebili dalla memoria di chiunque visiti Yquem. Tutto serve a far comprendere quanto il gesto di chi cura i vigneti emana pazienza e umiltà scendendo a patti con il fenomeno della muffa nobile, millesimo dopo millesimo, per raggiungere l’equilibrio. Il mio legame per questa regione, denominazione e per Château d’Yquem mi riporta alla fanciullezza. Assaggio il mio primo Sauternes da adolescente: emozione pura, impossibile da descrivere. Mio padre cerca di spiegarmi, con semplicità, che è un vino unico al mondo prodotto vicino a Bordeaux, nel Sud della Francia. Lo capisco studiandolo e carpendo la superiorità di questo vino la prima volta che varco il cancello della tenuta allora trentenne. Quella visita si è ripetuta molte volte, quasi ogni anno, per decenni. Un giorno, recandomi a Yquem per ammirare gli ammodernamenti della proprietà penso: «È giunto il momento di scrivere un libro con un approccio totalizzante di questo luogo leggendario».

Un libro immersivo permettendo al lettore di impregnarsi un po’ dello spirito di Yquem. Qui si creano vini leggendari, la genialità di Joséphine de Sauvage d’Yquem supportata dai Lur Saluces, l’avvento del gruppo LVMH e l’arrivo, nel 2004, di Pierre Lurton non mutano la superiorità assoluta che dal 1855 è stata affidata al loro vino. Consulenti autorevoli, professionisti del settore e una nuova era di giovani da qualche anno supportano le strategie aziendali. Aggiorniamo il pensiero che il Sauternes sia un vino dolce liquoroso da dessert, serve spazzare via polemiche polverose e sterili riguardanti il quantitativo di zucchero contenuto nel Sauternes, il costo alle stelle delle singole bottiglie, l’inaccessibilità di un vino mitizzato che vive di utopie e prende le distanze dal mondo. Non è così. I vini di Yquem si basano da sempre sull’equilibrio perfetto di etica e qualità eccelsa. Mai entrati in tenuta erbicidi. Qui i vigneti sono circondati da boschi, distesi su tredici differenti suoli, una diversità unica al mondo e, piantati a un’altitudine singolare per Sauternes. Da qualche tempo certificati biologici facendo tesoro di un’evoluzione tecnologica che ha portato ad affinamenti ridotti per rispettare ancora di più l’integrità del profilo aromatico e quindi consentire di far esprimere in modo ancora più preciso le annate più giovani.

Un vino liquoroso unico nel pianeta che si sposa, perfettamente, con la gastronomia del mondo, basta usare gusto e fantasia per accordare cibi e millesimi. Nel libro c’è un capitolo che prende corpo da una degustazione memorabile a Modena, il 28 aprile 2023, all’Osteria Francescana di Massimo Bottura: cuoco illuminato e grande cultore di Château d’Yquem. Il ristorante di via Stella è uno dei locali dove questo capolavoro enologico è servito anche al calice. Le selezioni dei millesimi di Yquem da parte del maestro di cerimonie Giuseppe Palmieri si accosta alla semplicità di una fetta di culatello, al puro umami che può sprigionare una scaglia di Parmigiano Reggiano senza scordare l’apoteosi del gusto con il Compromesso storico ossia il Tortellino alla panna. Millesimi che ovviamente si accordano a tutti i capolavori gastronomici, dolci e salati, creati dall’iconico cuoco modenese. Mi sovviene un parallelo con l’arte e l’artista italo-argentino Lucio Fontana, rivoluzionario con i suoi tagli e buchi sulle tele. Il creatore spazialista attraverso questa tecnica cerca di far arrivare il messaggio di andare oltre, di non rimanere perplessi davanti a quelle opere d’arte perché l’essenza è altro. Con Yquem siamo di fronte all’eternità: se un quadro prima o poi potrà distruggersi, l’arte di creare questo vino unico al mondo rimane eterna per il gesto che rappresenta. L’immortalità di Yquem, un vino liquoroso creato dal talento dell’uomo che sa cogliere, acino per acino, le uve perfettamente botritizzate destinate alla produzione di un unicum. Un vino inimitabile e in continua evoluzione, privo di immobilismo. Una tradizione singolare che viene fatta progredire, giorno dopo giorno. Siamo di fronte a una leggenda assoluta.

Altra rarità: il castello è visitabile con un sistema di prenotazioni per concedere al visitatore di godere, almeno una volta nella vita, di questo gioiello bordolese. Esiste una boutique dove è possibile acquistare alcuni millesimi, in vari formati. Credetemi, segnate nei vostri itinerari di viaggio una tappa in questo luogo magico. I silenzi assordanti vi cattureranno concedendovi di comprendere l’essenza di questo vino unico al mondo. Il perpetuo assioma in equilibrio: la natura e il lavoro dell’uomo generano questo vino leggendario.


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a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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