In una edizione della Guida Espresso 2020 caratterizzata dalle promozioni a cinque cappelli di Seta del Mandarin a Milano, Madonnina del Pescatore a Senigallia (Ancona) e Villa Feltrinelli a Gargnano (Brescia), vedere per favore la notizia di spalla, c’è spazio anche per Identità Golose Milano, per il nostro hub in via Romagnosi 3, fortemente voluto da Claudio Ceroni e dal sottoscritto. Davvero una piacevole sorpresa, una conferma di essere partiti con il piede giusto appena un anno fa. Una buona nuova supportata da un altro aspetto. Non solo la nostra realtà è entrata in guida al primo anno di attività, a pagina 223 per chi ama i numeri, ma è stata pure premiata con un cappello.
Non era affatto scontato perché
Identità Golose Milano è un’insegna assolutamente fuori dagli schemi, la somma di più aspetti sotto lo stesso tetto. E con una peculiarità che la rende unica, anche fuori e lontano dall’Italia, come l’estensore della scheda ha colto bene. Limitandoci al lato ristorante, vi coesistono due linee, e la seconda cambia ogni settimana.
Capita anche altrove, solo che la nostra varia perché si alterna uno chef ospite ogni settimana diverso. Ad esempio, settimana scorsa abbiamo avuto il piacere di proporre la Puglia del Pashà di Conversano, Maria Cicorella e Antonio Zaccardo ai piatti, Antonello Magistà al servizio. Tra poco invece, da mercoledì a venerdì, la Napoli di Lino Scarallo e dal 23 al 26 ottobre la Firenze di Marco Stabile. In pratica, mai a pranzo e a cena quattro servizi su sei (e non sette perché il turno di chiusura cade la domenica).
E, si badi bene, gli ispettori dell’
Espresso, curatore
Enzo Vizzari, hanno giudicato solo il lavoro svolto dalla nostra squadra, impegno evidenziato da un menù proposto a pranzo, nonché la sera di lunedì e martedì.
Identità Golose Milano è un mosaico formato da più tessere e ognuna ha caratteristiche che la differenziano dalle altre.
Ecco quando scritto in scheda: «Nelle sere libere dal fitto calendario di chef ospiti, e ogni giorno a pranzo, Identità Golose (“il primo hub internazionale della gastronomia”) è tavola più che raccomandabile. Negli eleganti spazi di un palazzo dell’Ottocento che hanno ospitato la Fondazione Feltrinelli, lo chef residente Alessandro Rinaldi, con la supervisione di Andrea Ribaldone, propone piatti ben pensati e altrettanto ben eseguiti, secondo un solido copione di “cucina italiana contemporanea” e qualche citazione mediterraneo-campana

Andrea Ribaldone e Alessandro Rinaldi a Identità Golose Milano
dovute alle origini del cuoco stesso. Più tre pizze firmate
Franco Pepe. Quindi, per esempio, Panzanella di polpo con coulis di pomodoro verde; Spaghettone Felicetti in tre ghiotte versioni; Milanese alta, rosa, con doppia panatura… Per un conto medio intorno ai 50 euro e formula business a 35».
Il lavoro di Ribaldone e di Rinaldi è davvero di peso. Alessandro ha il raro dono dell’umiltà, di chi sa mettersi per davvero a disposizione di un collega, ben sapendo che da soli non si fa mai tanta strada. E il collega è diverso ogni settimana, e sovente è pure straniero.
Non basta. Tra la carta curata dai nostri due chef, ma anche le pizze del maestro di Caiazzo, e il menù degustazione di chi arriva da fuori, si fa strada una terza via che parte da lontano ormai, dall’Expo 2015 quando a Identità Expo, la madre

Prove generali per la Milanese Identità, chef Alessandro Rinaldi
dell’attuale gastro-hub,
Ribaldone propose lo
Spaghetto Milano. Rimasto fino all’inverno scorso forzatamente figlio unico, da quando siamo approdati vicino alla Scala, grazie alla competenza e alla passione del suo alter ego, ecco la
Milanese Identità, adesso in nuova versione, con l’osso che spunta dal taglio di vitello come accade con la Tomahawk di manzo.
E ancora il Babà Identità cotto al vapore (ricorda la brioche siciliana) e abbinato a una granita al rhum e il Cocktail Milano con bitter, sale nero e vodka. Ultimo a entrare in carta, lo scorso 10 ottobre, un giovedì, l’Hamburger home-made Identità con il pan brioche. E la storia continua.