La prima guida dedicata dalla Michelin all'Italia uscì con la data 1956 (e nemmeno copriva lo stivale intero, si fermava a Siena). L’ultima, presentata un paio di settimane fa, porta in copertina l’anno 2015, edizione numero 60 quindi. Tante edizioni come tanta è la strada che ha percorso il Bibendum lasciando tracce profonde nel patrimonio gastronomico di casa nostra, piaccia o non piaccia a noi italiani. E allora ecco la Rossa per eccellenza - assieme con la Ferrari -, festeggiare se stessa e la ristorazione italiana in uno spazio industriale recuperato dalle parti di via Mecenate a Milano.
Ottima organizzazione per una serata che ha visto cucinare gli otto tre stelle in carica all’interno dei confini tricolori, sei tricolori 100% più i due italiani d’adozione.
Annie Feolde, dell’
Enoteca Pinchiorri a Firenze, è nizzarda, francese quindi, e
Heinz Beck, della
Pergola a Roma, bavarese. Poi ci sarebbe
Umberto Bombana, tre stelle a Hong Kong, italianissimo, ma l’ex colonia inglese non è certo Italia. E così ecco, con
Feolde (e i suoi preziosi scudieri
Italo Bassi e
Riccardo Monco) e
Beck, sfilare
Massimiliano Alajmo (
Le Calandre a Rubano, Padova),
Massimo Bottura (
Osteria Francescana a Modena), i fratelli
Bobo e
Chicco Cerea (
Da Vittorio a Brusaporto, Bergamo),
Enrico Crippa (
Piazza Duomo a Alba, Cuneo),
Niko Romito (
Reale a Castel di Sangro, L’Aquila),
Nadia e
Giovanni Santini, madre e figlio (
Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio, Mantova).
Non era mai successo vedere, alla stessa ora e nello stesso posto, 24 stelle ai fornelli ma, come ha fatto notare con un pizzico di ironia un dirigente del colosso dei pneumatici, “siamo la Michelin e gli chef sono sempre gentili con noi”. Traduzione terra terra: la paura fa novanta, guai non esserci. Come ha detto la Feolde, unica donna al mondo ad avere perso la terza stella per poi riconquistarla, “quando ti retrocedono ti uccidono”. Non vieni certo percepito come un due stelle, com’era prima della promozione assoluta, bensì diventi un bocciato. Magra consolazione sentirsi dire che gli ispettori hanno sbagliato a giudicarti, tanto conta quanto deciso.
Ieri bella l’idea di suddividere i sessant’anni in sei decadi e di affidarne l’interpretazione a questa o a quella figura, con i protagonisti al laovro all’interno di stand molto gradevoli. Così ecco i
Santini e
Crippa cucinare gli Anni Sessanta,
Pinchiorri e
Romito i Settanta,
Beck gli Ottanta,
Alajmo i Novanta,
Cerea il Duemilazero e
Bottura il Duemiladieci. I piatti, in ordine di chef citato: Tortelli di zucca; Riso alla piemontese (al gianduia); Piccione, cipolla fondente e spinaci; Brodo leggero di vitello e cannella con ravioli di manzo; Tonno tonnato; Involtini di scampi fritti; Spuma di pancetta con carpaccio di baccalà e Croccantino di foie gras.
Presente tutto lo staff Michelin a iniziare dal numero uno a livello guide, l’americano Michael Ellis, la festa ha avuto un momento importante tra i finger food di benvenuto e i piatti principali. Prima di congedare gli chef dal palco dei discorsi (e poi della musica), a Massimiliano Alajmo è stata consegnata una scultura raffigurante un bibendum perché il più giovane cuoco a ricevere le tre stelle nella storia della Rossa, Francia ovviamente compresa.

Massimiliano Alajmo con la scultura ricevuta perché più giovane cuoco di sempre a essere illuminato con le tre stelle Michelin. Accadde nel novembre del 2002 quando il padovano aveva compiuto 28 anni a maggio
Accadeva nel novembre 2002, alla presentazione dell’edizione 2003. Il padovano aveva compiuto 28 anni a maggio, il giorno 6. Mai, anche in seguito, un ventenne sarebbe arrivato a tanto così giovane. E quando molti, purtroppo anche addetti ai lavori, soprattutto cuochi e uffici stampa, presentano se stessi o un loro cliente come il più giovane chef stellato italiano, sarebbe bene ricordare loro che
Massimiliano ebbe la prima che era ancora minorenne, 17 anni nel dicembre 1991 (guida 1992). Poi uno potrebbe replicare che la stella lì a Rubano era anche un po’ di sua madre
Rita che gli aveva appena ceduto i fornelli, però non vi sono dubbi che la seconda, dicembre ’96 (guida ’97), era tutta sua a un’età insolitamente bassa: 22 anni. Bel gesto quello dei francesi.