Dicono che noi londinesi ne abbiamo abbastanza di tavoli apparecchiati con pretenziosa eleganza. Dicono che ne abbiamo abbastanza di pagare cifre esorbitanti per cibi elaborati senz’anima. Quelli che lo dicono si sono fatti trascinare dall’ultima, travolgente moda dello street food. Fare una fila di 45 minuti tra le intemperie inglesi è la norma, perchè alla fine si potrà assaporare un cibo genuino, semplice e autentico che sia una piadina romagnola, un roti indiano o una baguette vietnamita. Il tutto per cifre spesso non proprio modiche se si pensa che il cibo è servito su piatti di carta e spesso c’è talmente tanta gente che non ci si può neanche sedere. Ma come è successo tutto questo? Sono ormai un paio d’anni che senza Twitter si è perduti: basta essere ‘nel giro’ per sapere dove recarsi per l’ultimo evento supercool.

KimchiCult, specialità: hamburger con cavolo sott’aceto
A essere sinceri, esistono tantissime interessanti iniziative che hanno fermamente piazzato lo ‘street food’ sulla mappa culinaria londinese. Allo stesso tempo, individui con brillanti idee hanno ottenuto un grosso seguito e un enorme successo. Dal
Ribman, un
ex macellaio che si è messo a cucinare costolette arrosto con salse piccantissime (quali la
holy f*ck che è effettivamente letale ed è entrata nella leggenda) alla simpatica coppia che gestisce
KimchiCult, hamburger con cavolo sott’aceto coreano. Anche personaggi che hanno raggiunto la notorietà in modo tradizionale sono finiti in strada, letteralmente. Il vincitore della prima serie del
British Bake Off, invece di aprire una pasticceria ha messo su un
banchetto a Maltby street, la versione alternativa dell’ormai turistico Borough Market.
Ben Spalding, ex chef di
Roganic, mollato il ristorante di Marylebone va in giro per mercatini. Nei mesi estivi ha gestito
Stripped Back, dove cucina sotto un gazebo di tela diversi piatti di alto livello per un prezzo davvero stracciato.
Non si riesce più a tenere testa al numero di eventi che ci sono ogni settimana. Di recente, nello spazio antistante il ristorante di
Jamie Oliver Fifteen, si sono festeggiati i
British Street Food Awards. Dal
We Feast London (dove si pagavano solo 6 sterline per entrare in un parcheggio adibito a mercato) allo
Street Feast (musica, cibo di strada e arte, apre il 28 settembre) a poi lo
SkyMarket (gourmet e moda su un tetto), chi più ne ha più ne metta. Noi abbiamo in nostri dubbi: quando abbiamo assaggiato una pizza degli ormai famosi
Pizza Pilgrims ( "cibo di strada di ispirazione napoletana", testuale) era sciapa e poco cotta, sfornata dal loro secondo Ape gestito da staff e non da loro in prima persona.

Sean Lawson, patron scozzese di EggsBoss
Quando siamo andati a uno
Spag Wednesdays, serate dove ogni volta uno chef diverso cucina un piatto di pasta "casereccio", siamo rimasti delusi dalle quantità minime e dal turnaround veloce, sentendoci presi per i fondelli dal marketing e dal passaparola. Insomma, alla fine ci sembra che non tutto lo street food sia veramente valido, e che molte offerte siano molto fumo e poco arrosto. Le nostre preferenze vanno sicuramente ai meno ubiqui: consigliamo tra tutti, le eccezionali uova scozzesi dell’
EggBoss. Quanto durerà la mania? Non lo sappiamo. Di fatto, alcuni dei più noti esponenti del movimento, premurosi, stanno mettendo le radici: l’ottimo maiale alla brace di
Pitt Cue è ormai in sede permanente a Soho, e il
Meat Wagon ha lasciato stare il vagone iniziale per spostarsi in due sedi fisse (
MeatLiquor e
MeatMarket). Di sicuro, il panino con la porchetta è ancora lontano.