Hong Kong ha una superficie pari a circa un terzo della Valle d'Aosta, una popolazione di oltre 7 milione di abitanti (è una delle aree più densamente popolate del pianeta) e ben 61 ristoranti con stella Michelin, di cui 6 con tre stelle. Un vero e proprio eden gastronomico per i gourmet più incalliti.
Il viaggio può iniziare da Milano con Cathay Pacific, compagnia aerea di bandiera della regione amministrativa. Il menu per business e first class è studiato nientemeno che dal nostro Andra Aprea del Vun di Milano: sul vassoio arrivano un vitello tonnato leggermente rivisitato e branzino all'acquapazza.
La prima sera non abbiamo potuto fare a meno di provare la cucina di Amber, 2 stelle Michelin e 24° posto nella World’s 50Best, al settimo piano del Landmark Mandarin Oriental. Lo chef olandese Richard Ekkebus - trascorsi nelle cucine di Alain Passard, Guy Savoy e Pierre Gagnaire - propone una cucina spiccatamente francese ma anche asiatica: basi più classiche e tanti ingredienti orientali.
Una contaminazione riuscita, un mix di sapori e profumi che rendono l'esperienza molto gradevole in una sorta di non-luogo dove Oriente e Occidente si spalleggiano e supportano, col risultato di un vero e proprio valore aggiunto per tutti coloro che sono alla ricerca di emozioni ma senza eccessi nei voli pindarici.

L'Union cocktail dell'M-Bar, al 25° piano (foto M-Bar)
Già dagli amouse-bouche si capisce come lo chef voglia stimolare il palato: sono 5 piccoli assaggi, ognuno dei quali studiato per esaltare uno dei cinque gusti, ultimo l'umami. Per chi assaggia, è già un bell’esercizio, che predispone ad affrontare l'impegnativo menu degustazione (9 portate). Tra tutte, scegliamo Foie gras d'anatra su un brodo di funghi shiitake e purea di aglio nero. Un grande piatto. La ricca cantina (quasi mille referenze), il servizio attento ma discreto e il lusso e lo sfarzo della location sono il degno contorno di una serata da non dimenticare.
Dopo cena il consiglio è di fare due passi fino all'altro Mandarin Oriental, due soli isolati e 25 piani in ascesa fino all'M-Bar. Qui cocktail di livello e la perfetta incarnazione di quello che i francesi definiscono “beaucoup d'ambience”.
Uno degli chef più famosi di Hong Kong (nato a Londra) è una vecchia conoscenza di Identità. Si chiama Alvin Leung, detto “demon chef”. Bo Innovation, 3 stelle Michelin, propone una cucina cinese estrema, X-treme chinese come la definisce lui. Ma a questo noi abbiamo preferito l'altro ristorante dello chef: si chiama Mic Kitchen, ha una stella, ed è nascosto in una zona poco modaiola di Hong Kong, in mezzo a uffici e magazzini.

Il Mic Burger del ristorante Mic Kitchen di Alvin Leung, una stella Michelin (foto mickitchen.com.hk)
Offre una cucina di
modern comfort food: per pranzo ha un interessante lunch menu a partire da circa 30 euro. Un'occasione da non perdere per un ristorante che ha già una stella Michelin. A noi ha colpito molto per la concentrazione di sapori il Consommé di manzo con le sue costine cotte a bassa temperatura per 36 ore. Non fatevi sfuggire anche il Mic-burger, con le patatine accompagnate da maionese al kimchi. Odore pessimo, gusto straordinario, crea una certa dipendenza.
1. continua domani