02-05-2019
Matteo Monti, 40 anni, neo-chef di Edit, spazio polifunzionale a Torino
Siamo nella periferia di Torino, in via Cigna, un tempo sede di una grande azienda torinese. Il concetto che anima Edit, 2.400 metri quadri disposti su due piani, è la condivisione, dall’inizio alla fine. Si parte con la colazione nella Bakery targata Lavazza, il caffè torinese per eccellenza, e si prosegue nella sezione Birrificio, dove ci si cala nelle vesti di un mastro birraio. Poi si sale al Cocktail bar e si accede a una duplice esperienza gastronomica: più informale nell’area Ristorante o con un “faccia a faccia” con il nuovo chef Matteo Monti. Nel caso di Edit, lo chef’s table non è un tavolo all’interno della cucina, vicino al cuoco che impiatta; è un bancone costruito intorno alla cucina, un espediente che consente di immergersi in un’esperienza più teatrale, priva di artifici, uno spazio in cui ci si confronta e si ragiona col cuoco, il sommelier e il bartender sull’evoluzione dei piatti e dei calici. Giovanni Rastrelli, giovanissimo amministratore delegato, ci ha spiegato: «Edit nasce per volontà dell’imprenditore Marco Brignone, banchiere e grande appassionato d’arte. Ha realizzato un luogo ideale per prendersi una pausa, socializzare, godersi un momento gastronomico o semplicemente pensare di avere un luogo in cui recarsi. Un luogo per eventi, che a Torino mancava. Per questo abbiamo ideato l’Osservatorio, uno spazio che spicca dall’alto della struttura di Edit Loft, con una superficie di 200 mq, circondati da un terrazzo che domina la città sabauda».
Il Ristorante di Edit (foto Luisa Porta & Daniele Ratti)
Schiacciata romana, diaframma di manzo, maionese di rafano, cavolo nero e lampone
La Bakery (foto Luisa Porta & Daniele Ratti)
La Brewery (foto Luisa Porta & Daniele Ratti)
Giovanni Rastrelli, ad di Edit (foto Domenico Di Benedetto)
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione