01-05-2022
Dom Carella (Carico, Milano) e Himanshu Saini (Trèsind Studio, Dubai)
Passaggio a Oriente per la chiusura della giornata di Il Futuro è Loro. Sul palco Himanshu Saini, che si è autoassegnato una mansione non da poco: far conoscere al mondo la cucina del Paese più vegetariano del pianeta, quell’India che “fattura” 1,4 miliardi di abitanti, dei quali circa il 40 per cento per ragioni religiose, culturali o economiche non mangia proteine animali. Il calcolo, facile, fatelo voi.
La cucina di Himanshu, che di suo volteggia al Trèsind Studio a Dubai, non è vegetale al cento per cento, perché contiene dei twist animali, ma vorrebbe diventarlo nel giro di un decennio. Si ispira all’Ayurveda, la medicina tradizionale del subcontinente, e ai suoi dosha, le energie vitali. Himanshu a Milano rende commestibile questo concetto olistico di cucina preparando il tradizionale riso con lenticchie, un piatto-mondo, un grande contenitore che include tutta la vitalità e i sapori di un popolo in marcia verso l’avvenire. Himanshu rende plastica la sua idea di indianità con un piatto a forma di India sulla quale ha deposto dei vasettini con spezie, erbe, ingredienti posizionati ciascuno sulla regione di provenienza. Prende un pizzico da ognuno e lo depone sul fondo della scodella, sopra il quale versa una generosa mestolata della minestra rossa. Poi invita il pubblico a mescolare bene e ad assaggiare. Mai provato a mangiare un’intera sterminata nazione con un cucchiaietto di plastica?
Nel piatto di Saini, ingredienti simbolo contenuti in piattini posizionati sulle rispettive culle geografiche
Il riso e lenticchie pan-indiano di Himanshu Saini
Il pairing di Carella: acqua di pomodoro, spezie (ben riconoscibile il cumino), erbe aromatiche, lime nero, burro
Accanto a Himanshu la mole possente di Dom Carella, anima di Carico, uno dei locali più interessanti aperti negli ultimi anni a Milano. Dom, che è un lucano con uno sguardo lungo sul mondo (da quell’altezza è più facile, va detto) abbina al riso e lenticchie pan-indiano quello che lui definisce un “vino analcolico frizzante” a base di acqua di pomodoro, spezie (ben riconoscibile il cumino), erbe aromatiche, lime nero, un po’ di burro. Un esempio di come la mixology sappia restare umile quando è al servizio di un concetto più profondo. E poi, prova tu a metterti contro quasi un miliardo e mezzo di persone...
a cura di
Romano ma ora a Milano, sommelier, è inviato del quotidiano Il Giornale. Racconta da anni i sapori che incontra
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