27-09-2021
Stefania, moglie del compianto torrefattore Gianni Frasi, Massimiliano Alajmo e Corrado Assenza a Identità Milano 2021 domenica mattina. Foto Brambilla/Serrani
La prima cosa che pensi quando li vedi salire sul palco, uno di fianco all’altro, è: guarda un po’. Piccolo e scarmigliato, canuto come un verso petrarchesco il pasticciere di Noto. Lungo e segaligno come un fumetto di Paz, il tristellato di Sermeola di Rubano. Fisicità opposte, che si stagliano sulle quinte dell’auditorium con un effetto persino un poco buffo, così ravvicinate. Non serve conoscere gli antefatti dell’uno e dell’altro per indovinare la relazione fra Corrado Assenza e Massimiliano Alajmo. È una partita di sguardi. Si avvicinano. Si abbracciano con l’abbandono trattenuto degli abbracci fra uomini. Stabiliscono contatti tattili che tradiscono famigliarità e un bisogno elementare di starsi vicini, reduci entrambi dall’omaggio difficile alla memoria di Andrea Paternoster, il pastore delle api di Mieli Thun. Alajmo: io faccio il cuoco e tu il pasticciere. Assenza: perché c’è differenza? Alajmo: no, non ce n’è. Lo scambio di gesti si traduce in parole che rimbalzano con complicità. Si sorridono. E Assenza vien fuori con un “io candisco e scandisco”. Il calembour solleva la platea dal cuore greve di un attimo prima. Ma è solo un istante di tregua. Il tema del congresso di cucina, per la prima volta emancipato dalla sua funzione primaria, è il lavoro. I due lo approcciano a due voci. Assenza: il gusto è dentro le persone. Alajmo: troviamo dentro gli artigiani grandi verità. E da qui il dialogo si scompone nel primo di due assoli, Alajmo fa un passo indietro per lasciare la scena al maestro di Noto. E poi viceversa.
Massimiliano Alajmo, Le Calandre, Rubano (Padova)
Corrado Assenza, Caffè Sicilia, Noto (Siracusa)
La verità dentro gli artigiani. Riannoda il filo del discorso Massimiliano Alajmo, separando la zizzania dal grano, il lavoro dal mestiere. Si parla di maestri e maestranze. E di quante storie si possono raccontare dietro e davanti a un caffè. Tante quante, di sicuro una più del demonio, ne sapeva Gianni Frasi, che le raccontava con la sua voce da bluesman vocato alla torrefazione. “Una delle persone a me più care. Quante volte sono precipitato con lui nella materia. Continuo questa esperienza con Simone Fumagalli che ha preso in consegna la manifattura e la torrefazione del Giamaica Caffè”. Ora.
Risotto al caffè con capperi di Pantelleria, Massimiliano Alajmo
Gabriele Zanatta, Corrado Assenza, Massimiliano Alajmo, Paolo Marchi
Frammenti di umanità candita e scandita fra un chicco di riso e uno di caffè.
di
Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa