Terzo capitolo del lato cucina gastronomica del Roma Food and Wine Festival, 17-19 maggio 2013. Dopo cous cous e pollo, affidati rispettivamente alle triadi Ferrari-Delcourt-Apreda e Cerea-Scarello-Bowerman, ci occupiamo oggi del baccalà.
La primogenitura della tecnica di salagione del merluzzo bianco spetta in teoria a pescatori di provenienza basca i quali, leggenda vuole, spingendosi al capo opposto dell’isola di Terranova, in Canada, scontrandosi con un folto plotone di merluzzi, li pescarono e decisero che, per conservarli, avrebbero dovuto salarli alla stessa maniera della carne di balena. Piatto nazionale in Portogallo, il baccalà ha conosciuto una tremenda fama anche tra i nostri confini, sebbene sia spesso confuso con lo stoccafisso, il merluzzo essiccato su rastrelliere in legno che ha reso celebri le isole Lofoten in Norvegia. Se, quindi, baccalà all’anconetana o alla Vicentina sono in realtà piatti che utilizzano lo stocco e non il baccalà, quest’ultimo è celebrato in una miriade di versioni.

La Cheesecake di baccalà di Marianna Vitale (foto Porzioni Cremona)
A Roma lo assaggeremo nelle versioni di 3 grandi cuochi, due campani e uno marchigiano: domenica 19, ore 19-22, il baccalà di ieri di
Gennaro Esposito della
Torre del Saracino di Seiano a Vico Equense (Napoli); sabato 18, ore 12-15, il baccalà di oggi di
Marianna Vitale del
Ristorante Sud di Quarto (Napoli) e venerdì 17, ore 19-22, quello di domani di
Moreno Cedroni, chef della
Madonnina del Pescatore di Senigallia (Ancona) e del
Clandestino di Portonovo (insegna la quale, nota a margine, riaprirà il 15 maggio più splendente di prima con il filone, tutto da scoprire, del
british susci).
Chi meglio di Gennaro Esposito può interpretare il baccalà di ieri? «A Roma lo porteremo in abbinamento a una crema di ceci», rivela telegraficamente il cuocone di Vico, ultimo capitolo, più easy, di un percorso che negli anni lo ha visto in carta a Seiano in declinazioni anche molto più complesse. Per esempio confit in un Risotto con fichi secchi del Cilento e basilico. O in forma delle sue trippette negli Zitoni spezzati con carciofi arrostiti, un uso spurio in menu in questo preciso momento.
E l’oggi della corregionale Marianna Vitale? Vuol dire (e vorrà dire a Roma) Cheesecake di baccalà, «un piatto cui sono molto affezionata perché è in carta dagli inizi in cui aprimmo a Quarto, quattro anni fa. Nacque da un viaggio in Sicilia, a veder il tortino di ricotta infornata. Il baccalà è cotto nell’infusione di un olio campano. Un felice incontro tra sapido, dolce e speziato». Ma, soprattutto, «Il baccalà ha un grande valore antropologico perché quel sale s’annida il valore di quanto noi Italiani abbiamo viaggiato e scambiato».

Il Risotto con fichi secchi del Cilento, baccalà e basilico di Gennaro Esposito
Per
Cedroni, uno dei massimi esperti dello Stivale, il baccalà di
domani è innanzitutto «quello che mi salo io: non dimentichiamo che nasce in un’epoca in cui non esistevano i frigoriferi», spiega. Sui tavoli di Senigallia e Portonovo è stato, è e sarà sempre in carta. «Quello che finora mi ha dato più soddisfazioni è il
Baccala e lepre, del filone susci selvaggio, un confine sottile che unisce pesce e carne». E a Roma? «Porterò il
Baccalà e rosa, contrasto tra il pesce più puzzolente e il fiore più profumato, un incontro di odorati...».
Per informazioni sugli orari e acquistare i biglietti del
Rome Food&Wine Festival clicca qui.