28-06-2021
Foto Carlo Passera
Questo è un pezzo che Carlo Passera e io abbiamo un po’ rubato. Per Leo Longanesi, che fu tantissime cose, non solo un editore, “un’intervista è un articolo rubato” perché sono le risposte che compongono il pezzo. Ecco, noi siamo andati oltre: al tavolo allestito nella cantina accanto alle cucine, lui in piedi come un direttore d’orchestra, ha in pratica parlato solo Massimo Bottura tanto che le firme dovrebbero essere tre, le nostre due e la sua.
Carlo e io abbiamo messo in ordine un maestoso fiume in piena, i pensieri dello chef scaturiti nel commentare un menu che si chiama come il precedente, With a little help from my friends. Ma se in quello antecedente, col fil rouge dei Beatles come storytelling, dominava una riflessione libera che esprimeva la biodiversità culturale incarnata dalle brigate dei vari ristoranti di Massimo Bottura (tutte sono state coinvolte nel lavoro di elaborazione dei piatti), ora rimane lo stesso approccio ma con un oggetto di studio e dunque un protagonista diverso: la cucina italiana.
Il dream team della Francescana che ci ha preparato il nuovo menu. Da sinistra Stephanie Cemin, Alice Fasano, il neopromosso sous chef Allen Huynh, Lucas Mottek, Gabriele Curró, Doina Paulesco, Pasquale Iacobucci, Ettore Surdo, Siu Cheng, Alessio Spagnolo, l'altro neopromosso sous chef Matteo Zonarelli. Foto Carlo Passera
Memoria è la parola chiave alla quale legare questa degustazione. L’abusatissima frase di Andy Warhol sul quarto d’ora di celebrità che non viene negato a nessuno certifica la mediocrità che una circostanza spesso fortuita regala un po’ di luce a chiunque. Ecco, il modenese lavora in direzione esattamente opposta. Lascia da parte le inutilità che troviamo sempre e ovunque, e lavora perché anche chi nel 1970 non era nemmeno nato possa sapere chi fossero i Cantarelli.
«Credo che questo menu sia, paradossalmente, il perfetto esempio di ciò che vuol dire essere contemporanei. Non basta guardare a sé stessi, a meno che non si sia geni come Picasso e allora ogni cosa riesce spontanea. Viceversa, bisogna riflettere, studiare, coinvolgere il proprio team. Lanciare stimoli di pensiero e culturali, idee che volano e qualcuno le intercetta, qualcuno le assorbe, le mastica, poi le dimentica e le rielabora nella propria mente creativa».
I piatti del nuovo menu. Foto Paolo Terzi
«Siamo partiti facendoci mandare dai colleghi/amici o recuperando e poi realizzando 100 ricette, una selezione antologica della storia della cucina italiana contemporanea dagli anni Sessanta alla mia generazione esclusa, quindi fermandoci a quella che mi ha preceduto. Cronologicamente siamo andati indietro nel tempo: i primi piatti che abbiamo recuperato sono di Pellegrino Artusi, ma alla fine non sono entrati in questo menu, partiamo infatti da Mirella Cantarelli e Nino Bergese. Magari li proporremo in futuro, perché la nostra intenzione e di procedere con questo lavoro, di continuare a omaggiare la cucina italiana, a capitoli, magari arrivando fino ai giorni nostri, e quindi di inserire in futuro, che ne so, un maestro come Angelo Paracucchi ma anche Massimiliano Alajmo, i fratelli Cerea, Mauro Uliassi, Moreno Cedroni… Oppure sviluppando altre ricette di Gennaro Esposito o di Corrado Assenza, che in questo menu sono entrati solo come petit fours. Sono e saranno pagine di storia che continueranno ad aumentare. Perché il problema è che non conosciamo le nostre radici, poi magari facciamo la cucina del foraging. Ci si dimentica della storia». E qui torniamo alla memoria che va nutrita costantemente. Certo, si potrebbe dire che vi sono università, storici, siti, associazioni che si dedicano a quanto abbiamo alle nostre spalle ma nessun cuoco. Perché la grandezza di questa operazione sta in chi l’ha avviata. E guai chiamarla operazione nostalgia. Massimo vive nell’oggi, non rimpiange il tempo passato. Vuole che si sappia da dove arriviamo, ma al suo botteghino c’è esclusivamente un biglietto di sola andata.
Massimo Bottura
Un equilibrio in movimento.
Si parte con gli amuse bouche... Foto Paolo Terzi
Interpretazione di Bottura de Il Wafer si Veste D’oro di Giancarlo Perbellini - 2003. Foto Carlo Passera
L'assaggio ispirato a Volevo Essere Fritto di Ciccio Sultano – 2010. Foto Carlo Passera
Come la Francescana vede Minestra di Pane di Fabio Picchi - 1979. Foto Carlo Passera
La rilettura di La Cipolla Fondente di Salvatore Tassa - 1990. Foto Carlo Passera
L'Insalata di Spaghetti al Caviale di Gualtiero Marchesi - 1985, secondo Massimo Bottura. Foto Paolo Terzi
Il piatto ispirato a Le Capesante Ripiene di Mortadella di Fulvio Pierangelini - 2005. Foto Paolo Terzi
L'interpretazione di Controfiletto del San Domenico di Nino Bergese - 1975. Foto Paolo Terzi
Il Savarin di Riso di Mirella Cantarelli – 1963, secondo Bottura. Foto Paolo Terzi
In un solo piatto, Faraona alla Creta di Mirella Cantarelli – 1963 & Risotto alla Bergese di Nino Bergese - 1974. Foto Paolo Terzi
La rilettura della Francescana di Germano Ripieno di Anguilla di Igles Corelli - 1985. Foto Paolo Terzi
Gli strati di Germano Ripieno di Anguilla. Foto Paolo Terzi
Il piatto ispirato a Budino di Cipolla di Igles Corelli - 1983. Foto Paolo Terzi
Zuppa fredda di Carbonara di Gianfranco Vissani - 2020, secondo Massimo Bottura. Foto Paolo Terzi
Bottura rilegge i Tortelli di Zucca della famiglia Santini, “da sempre”. Foto Paolo Terzi
Babà di Gennaro Esposito - 1994; Cannolo di Corrado Assenza- 1985; Riso oro e zafferano di Gualtiero Marchesi - 1981. Foto Carlo Passera
Camouflage di Massimo Bottura - 2012. Foto Carlo Passera
LEGGI QUI LA STORIA DELLA TRATTORIA CANTARELLI
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
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