23-03-2018
Sua Maestà lo Chardonnay, durante la splendida degustazione di Ferrari Trento
Prima fattore: avere un’idea chiara. Secondo fattore: perseguirla stando attenti soprattutto ai dettagli. Terzo fattore: puntare sempre in alto.
Dentro a una bottiglia di Ferrari si può trovare tutto questo. Perché la famiglia Lunelli non ha mai smesso di lavorare non per fare solo “numeri”, ma per avere un prodotto che potesse essere all’altezza delle migliori bollicine del mondo. Anche degli Champagne.
La degustazione in sala gialla 1 del MiCo durante Identità Milano 2018
A raccontare il mondo Ferrari è Matteo Lunelli, presidente della cantine di Trento: «Tutto nasce da Giulio Ferrari, che studia prima San Michele all’Adige, poi va in Francia, nello Champagne, e infine ha portato nella sua Trento l’idea delle bollicine. Da sempre ha voluto fare un vino d’eccellenza, puntando sulla cura del dettaglio. Nel 1952 Bruno Lunelli, mio nonno, che amava questo marchio e amava questo vino, acquisisce l’azienda. Ma è una transizione nella continuità».
Ruben Laurentis e Matteo Lunelli
Il territorio, appunto: «Il Trentino ha una lunga tradizione legata al vino, come dimostrano anche alcuni antichi affreschi presenti a Villa Margon. E siamo circondati di montagne. Di giorno siamo baciati dal sole, con i vigneti spesso esposti a sud, ma durante la notte aria fresca scende dai monti e porta un’importante escursione termica». Un fattore fondamentale, per la creazione di un bouquet aromatico ampio e complesso.
Matteo Lunelli, in primo piano, e dietro l'enologo Ruben Laurentis
La mission di Ferrari è una: Trentodoc. E Chardonnay. «L’eccellenza non è un atto, ma un’abitudine: è una citazione di Aristotele – tiene a precisare Lunelli - che è ormai diventato un nostro motto. L’eccellenza non è un piatto venuto bene, ma il pasto in ogni sua fase, in ogni dettaglio».
La brillantezza dello Chardonnay di montagna, secondo le interpretazioni di Ferrari
«Vogliamo anche dimostrare – spiega l’enologo Ruben Laurentis – come lo Chardonnay di montagna sia ideale anche per maturazioni prolungate, dove la frutta matura esce alla distanza». Alla ricerca di un’armonia, come spiegato durante l’assaggio del Ferrari Perlé 2011, blanc de blancs, del quale vengono prodotte 600mila bottiglie all’anno. «Nessuno in Italia che può dire di avere così tanti anni di esperienza sullo Chardonnay, come noi – ci tiene a precisare Matteo Lunelli – A partire da Giulio Ferrari, che era un grande conoscitore dei vigneti».
Le bottiglie degustate a Identità Milano
La chiusura è stata affidata al Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, un vino che addirittura affina 10 anni sui lieviti, prima della sboccatura. Ma la sua caratteristica principale è il vigneto dal quale proviene, il Maso Pianizza, in montagna, riparato dai boschi: un angolo di paradiso dove le vigne riescono a offrire la massima espressione dello Chardonnay. Lo si è notato nell’annata 2006, ultima annata in commercio, così come nel 1993, una piccola chicca che arriva direttamente dalla cantina di casa Lunelli: un prodotto incredibile, dalla complessità enorme, ma ancora fresco e pienamente vivo. Dopo 25 anni. Un capolavoro.
Tutto sull’edizione 2018 di Identità Golose, a Milano da sabato 3 a lunedì 5 marzo. Il tema della quattordicesima edizione sarà “Il fattore umano”
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose