18-03-2018

Calabria protagonista. Anche nel vino

La regione ospite a Identità Milano 2018 ha sorpreso non solo con i grandi giovani chef, ma anche grazie alle sue bottiglie

La Calabria, regione ospite a Identità Milano 2018, ha saputo conquistare il grande flusso di visitatori con la cucina dei giovani chef, e non solo. Identità Golose già da qualche anno ha saputo cogliere i segnali di rinnovamento ed entusiasmo che arrivano da giovani chef calabresi ai quali ha voluto dare voce tracciando il solco di una strada a corsie larghe e veloci da percorrere. Sono stati proprio loro ad aprire il congresso enogastronomico. Sul grande palco sono saliti i giovani Caterina Ceraudo e Luca Abbruzzino, che hanno scelto con convinzione e grande passione di rimanere nella propria terra e di cambiare le sorti dei ristoranti di famiglia.

Immagini dello stand calabrese a Identità Milano 2018, con le bontà di Maurizio (il secondo da sinistra, sopra) e Armando Sciarrone (il terzo da destra, sotto), padre e figlio, del De Gustibus di Palmi

Immagini dello stand calabrese a Identità Milano 2018, con le bontà di Maurizio (il secondo da sinistra, sopra) e Armando Sciarrone (il terzo da destra, sotto), padre e figlio, del De Gustibus di Palmi

Caterina, classe 1987, si è specializzata in enologia per seguire il lavoro del padre Roberto e della sua azienda agricola a Strongoli. Presto scopre però che la sua grande passione è la cucina e decide di  entrare nella brigata del ristorante Dattilo che già aveva conquistato la stella Michelin. I suoi piatti per Identità Milano 2018 richiamano la bellezza della costa e degli agrumeti calabresi: Gambero marinato in barbabietola e agrumi e Capellini al cedro e anice nero.

Caterina Ceraudo

Caterina Ceraudo

Luca Abbruzzino

Luca Abbruzzino

Luca Abbruzzino è a sua volta molto giovane, classe 1989, e ha saputo dare una svolta al ristorante Abbruzzino dei genitori; raffinato come pochi, riporta i profumi e sapori della Calabria con eleganza, poche parole e vincendo il freno di una cucina tradizionale poco incline alle novità e troppo spesso chiusa su se stessa. Oltre alle giovani leve, la Calabria è stata rappresentata da nomi ben affermati da tempo, che hanno trovato la propria strada altrove: Anthony Genovese e Francesco Mazzei.

In auditorium, un... cameriere d'eccezione, Antonio Biafora del Biafora di San Giovanni in Fiore (Cosenza)

In auditorium, un... cameriere d'eccezione, Antonio Biafora del Biafora di San Giovanni in Fiore (Cosenza)

Allo stand calabrese l'assaggio dei vini anche da parte di Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival, amministratore unico di WineHunter

Allo stand calabrese l'assaggio dei vini anche da parte di Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival, amministratore unico di WineHunter

Non è però mancato un altro dei punti forti di questa terra antica: il vino. Nella sezione The WineHunter di Identità Milano ho scoperto un piccolo gioiello, Val di Neto Magno Megonio 2015 di Librandi, da uve magliocco. Un rosso unico nella sua espressione sottile, agile, molto territoriale, un po’ oscurato dalla fama dell’altra uva a bacca nera, il gaglioppo, protagonista della più conosciuta ed estesa doc Cirò. Nicodemo Librandi è stato tra i primi produttori a voler rilanciare il magliocco, per la precisione la varietà utilizzata è il magliocco dolce. Il nome è di origine greca, il significato è tenerissimo nodo, forse per la forma piccola e chiusa del grappolo che richiama un pugno. Rievoca le antiche origini del rapporto della Calabria con la vite e il vino – i greci che scelsero di colonizzarla la chiamavano Enotria, terra del vino, tanto era diffuso l’allevamento della vite sul territorio.

Pur essendo un vitigno meno conosciuto rispetto al cugino gaglioppo, impiegato nella produzione del Cirò, è maggiormente diffuso su tutti gli areali della regione; per il suo carattere generoso, risulta una varietà rigogliosa e produttiva, particolari che inducevano i contadini a prediligerla. Non aveva però una propria identità, in passato le uve si vinificavano tutte insieme e questa usanza è perdurata nel tempo. Proprio Librandi ha voluto dare una possibilità al magliocco investendo sulla sua natura sottile, discreta, vinificandolo in purezza con il giusto rispetto e attenzione. La sua azienda è a Cirò Marina da ben quattro generazioni ed è quella che ha fatto girare in Italia e all’estero il nome dei vini di Calabria, che nel suo caso non hanno mai trascurato l’identità territoriale e la qualità.

I vigneti di Librandi

I vigneti di Librandi

Magno Megonio richiama profumi delicati di piccole rose selvatiche, prevale il carattere fruttato nei toni della ciliegia, poi buccia di arancia e rabarbaro. Sottile e succoso all’assaggio, delicati i tannini e piacevole la freschezza mai esuberante.  Ben si abbina alla cucina degli chef calabresi di nuova generazione che puntano alla leggerezza.

Peraltro non mancava sul banco di degustazione il più noto Cirò, Duca di San Felice Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2014, sempre di Librandi. Esprime una personalità molto diversa dal Megonio, e come sappiamo è prodotto con uva gaglioppo in purezza. E’ un rosso vigoroso e dinamico, lascia intuire la volontà del produttore di interpretarlo seguendo un pensiero moderno, che rispetti la storicità della denominazione migliorando quelle storture del passato che attualmente lo penalizzerebbero moltissimo. Questo Cirò mostra un carattere deciso, ma non aggressivo, è scorrevole all’assaggio, snellito perché risulti più piacevole e invogli a berlo di nuovo. Profumato, tanto frutto che spazia dai toni scuri a quelli più luminosi, dalle more alla ciliegia, appena terroso e speziato, ricorda il pepe e il cioccolato. Vigoroso e dinamico, il sorso mostra il temperamento di un rosso importante, capace di cavalcare a lungo i tempi con energia.

Insomma, una Calabria che sa sorprendere, senza colpi di scena o azioni eclatanti, ma che conquista con silenziosa operosità e tanto entusiasmo.


IG2018: il fattore umano

Tutto sull’edizione 2018 di Identità Golose, a Milano da sabato 3 a lunedì 5 marzo. Il tema della quattordicesima edizione sarà “Il fattore umano”

a cura di

Marina Alaimo

nata a Napoli, è giornalista, sommelier e degustatrice Onaf, oltre che di vini ovviamente. Wine & food writer

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