24-02-2024

Grande vino, grande cinema: i nostri calici da Oscar

Manca davvero poco al premio cinematografico più antico e famoso al mondo, gli Academy Awards, e i nostri esperti si preparano a viverlo, brindando: per ogni pellicola memorabile, un sorso perfetto in abbinamento

«Voi pensate al cibo e io all’obiettività. Si sposerebbe perfettamente con un Cheval Blanc del 1947». Questa frase è del critico Anton Ego, in uno dei film più geniali sul mondo dei ristoranti: Ratatouille.

Siamo ormai vicini alla Notte degli Oscar, l’evento più importante per il cinema mondiale che si svolgerà ai primi di marzo. Così abbiamo pensato anche noi a particolari abbinamenti cinematografici, con pellicole che hanno vino proprio la statuetta dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. I film - scrive Raffaele Foglia - trasmettono emozioni, ci fanno sognare, ci fanno riflettere. E questo vale anche per il vino, soprattutto se si conoscono le storie delle persone che li hanno realizzati. Cercando sempre di mantenere quell’obiettività, citata da Ego, sulla qualità delle bottiglie. Magari non avremo un Cheval Blanc del 1947 alla nostra tavola, ma comunque un buon bicchiere di vino ci potrebbe accompagnare nel magico mondo dei fratelli Lumière.

A proposito, Ratatouille vinse l’Oscar nella categoria Miglior film d’animazione.

 

Tra poche settimane, il prossimo 10 marzo, a Los Angeles e da Los Angeles potremo vivere la notte degli Oscar cinematografici. Guai farlo senza brindare con ottimi vivi. Come quelli che suggeriamo qui.


L'Ultimo Imperatore e Yquem: capolavori
Nel 1987 venne celebrato un film monumentale diretto dal premio Oscar Bernardo Bertolucci e il suo L’ultimo imperatore che vince ben 9 statuette oltre a molti altri premi nel mondo. Nel 1988 è nato un vino leggendario prodotto a Sauternes da Chateau d’Yquem. Un millesimo che segna senza dubbio una tra le più grandi annate degli anni Ottanta per questo mitico castello. Un millesimo fresco creato con uve perfettamente botritizzate dove le note di miele, buccia d'arancia candita e un tocco marcato di zafferano lo elevano nell’olimpo dei vini da degustare almeno una volta nella vita. La composizione è Sémillon per l’85% e il restante Sauvignon Blanc, affinato per 42 mesi. Un'evoluzione opulenta, emozionante e che ricorda l'annata 2007. La vendemmia è iniziata il 29 settembre, ma il picco di botritizzazione si è verificato nella seconda metà di ottobre, per cui il periodo di raccolta è stato prolungato fino al 25 novembre, con 6 selezioni. Cinzia Benzi

 

Il Clos de Vougeot esaltato nel pranzo di Babette
Clos de Vougeot, un domaine della Côte de Nuits un nome, un mito. E come tale è stato celebrato nel film Il pranzo di Babette, con l’annata 1846 servita in abbinamento alle “cailles en sarcophage”. Una delle scene più belle è quando il ragazzo, addetto ad aiutare Babette nella preparazione del pranzo, porta delle bottiglie di vino in una carriola: alla richiesta di una delle sorelle della comunità, se quello fosse del vino, Babette risponde citando direttamente l’appellation!
La storia del Clos Vougeot risale al XII secolo, quando il vigneto fu fondato dai monaci dell'abbazia di Cîteaux. I monaci cistercensi erano noti per il loro contributo allo sviluppo della viticoltura in Borgogna. Costruirono un muro intorno al vigneto, creando così il "clos" che è uno dei più grandi della Borgogna e copre circa 50 ettari. Durante la Rivoluzione Francese, l'abbazia di Cîteaux fu acquisita dallo Stato e il Clos Vougeot divenne di proprietà pubblica. Successivamente, nel XIX secolo, fu diviso in diverse parcelle e venduto a privati. Espressione tra le più sincere e caratteristiche del pinot nero di Borgogna, l’annata 1846 fu giudicata splendida, quasi un miracolo rispetto ad annate precedenti giudicate davvero povere. Ecco spiegato il piacere del generale Lowen mentre sorseggiava il vino mangiando la sua quaglia… Leonardo Romanelli

 

Donatien Bahuaud, Effetto Notte e la pazienza
Ci vogliono passione e pazienza per fare grandi vini, come grandi film. Questo credo di Donatien Bahuaud, trasmesso alle generazioni successive, ci conduce a Le Master - Muscadet Sèvre-Et-Maine AOP, 100% Melon de Bourgogne, ma anche a un film francese che ha conquistato la giuria del Premio Oscar, Effetto notte di François Truffaut. Questione di tecnica e di cuore, di saper aspettare, anche ciò che la realtà ha da rivelare. Il tutto in un contesto di assoluta bellezza. Come è la Valle della Loira: dell’etichetta Le Master, abbiamo degustato l’annata 2014, che ci porta proprio lì, a credere sì nella tecnica, ma anche a essere convinti che ciò non basti a creare vini unici. Che ci voglia quel fuoco che divora un viticoltore appassionato, come un grande regista. Da Donatien Bahuaud si offre un vino, che accoglie con delicatezza attraverso il suo giallo paglierino, poi fa vivere note di camomilla e tiglio (anche con venature agrumate), arrivando poi a stupire con la sua interessante mineralità e ad accarezzare con la sua freschezza. Si devono dedicare almeno 12 mesi per osservare l’estrazione perfetta delle componenti sapide sulle fecce fini e occorre scandirli con batonnage regolari. Un altro anno accompagnerà in bottiglia e il saper attendere appagherà, ancora. Marilena Lualdi

 

Marqués de Murrieta prende La forma dell'acqua
Abbinare un vino spagnolo a un film girato da un regista messicano. Non solo perché la lingua ufficiale del Messico è lo spagnolo, ma anche per la passione, che accomuna le due idee, e per gli abbracci, uno che chiude il film e l’altro che il vino riserva al palato. La forma dell’acqua, vincitore di quattro premi Oscar nel 2018, di Guillermo del Toro è da guardare degustando Marqués de Murrieta Rioja Reserva 2018. Distribuito in Italia da Sagna, il vino è un bland di quattro vitigni tipici della Rioja (86% Tempranillo, 8% Graciano, 4% Mazuelo, 2% Garnacha) allevati nella tenuta Ygay, 300 ettari di vigneti che circondano la bellissima azienda diretta da Vicente Cebrián-Sagarriga, Conte di Creixell, e da sua sorella Cristina. Le uve diraspate e pressate delicatamente vengono fatte fermentare per otto giorni in serbatoi d’acciaio inox a temperatura controllata, con macerazione sulle bucce e frequenti remontage e pigeage; segue un periodo di maturazione di 21 mesi in botti da 225 litri di rovere americano. Nel calice il vino si mostra rubino vivo e serrato con riflessi granati; al naso è ampio, generoso, complesso con i suoi sentori di frutti di bosco, amarena e viola e le sue note speziate, di tabacco, liquirizia, vaniglia e cannella. In bocca svela la sua opulenza: saporito, avvolgente, grande struttura e morbidezza, parti alcoliche sorrette da buona acidità, tannino levigato. Finale lungo e appagante con ritorni di frutta matura, spezie, tabacco e caffè. Dal film: «Incapace di percepire la tua forma, ti trovo ovunque intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi con il tuo amore, il mio cuore si fa piccolo. Perché tu sei ovunque». Davide Visiello

 

Travaglini e Avatar, in comune c’è il Sogno
Tra premi, riconoscimenti e Oscar, c’è un film che negli ultimi anni ha sbancato gli incassi, ricevendo ben tre premi oscar per scenografia, fotografia ed effetti speciali: Avatar. La fantascienza di James Cameron ci porta alla scoperta di un mondo primordiale, fatto di immense e gigantesche foreste abitate da animali fantastici e popoli umanoidi. Un ex marine accoglie la missione di infiltrarsi in questi popoli attraverso una macchina che lo trasporta in un altro corpo, dandogli la possibilità di scoprire una realtà tutta nuova ed entrare a contatto con questo mondo surreale. Così come per il film, anche il Sogno di Travaglini è il mezzo per estraniarsi dal mondo, abbandonarlo per una nuova realtà avvincente legata al sogno, appunto. Questa bottiglia concretizza la volontà di Giancarlo Travaglini di creare un vino che possa trasmettere le peculiarità del territorio, attraverso l’utilizzo del Nebbiolo, ma che abbia anche un respiro più accattivante e originale, dato dall’appassimento e dall’evoluzione in botte. Le uve, una volta selezionate e raccolte, vengono appassite per almeno 100 giorno, permettendo così di concentrare tutta la ricchezza aromatica, per passare poi ad un affinamento di 36 mesi in botti grandi e altri 6-8 mesi in botti più piccole. Sprigiona aromi di frutta matura, amarene, pepe e liquirizia, regalando un sorso caldo e suadente, con una conclusione balsamica e tendente ad accenni minerali. Travolgente, avvincente, coinvolgente tanto da portare in un’altra dimensione. Stefania Oggioni

 

Outsider: Otten e Everything everywhere all at once
Tutto nasce nelle vigne, di quasi 30 anni, piantate a Turbiana, della Cantina San Michele di Capriano del Colle, in provincia di Brescia, guidata da due giovani produttori, Mario ed Elena Danesi, che hanno scelto di investire su un altopiano, il Monte Netto, votato alla viticoltura, con caratteristiche naturali uniche al punto da farsi eleggere Parco agricolo regionale. Un settembre di molti anni fa, evento raro in Lombardia, compare su molti grappoli di Turbiana la Botritys cinerea. Nasce così Otten, una Turbiana in purezza, galvanizzata dalla “muffa nobile”. Già la scelta del nome (Netto, scritto al contrario), suggerisce l’originalità del progetto enologico dove la Turbiana, il vitigno storico a bacca bianca dell’altopiano, si trasforma in un vino vibrante, sfaccettato e longevo. L’ultimo nato è Otten:4, vendemmiato nel 2021, 30% dei grappoli botritizzati, che rivela aromi sottili e penetranti da mattino tropicale, tra passion fruit e ananas, con fili vanigliati a legare il tutto. La Turbiana è un outsider come è stato Everything Everywhere All at Once, di Daniel Kwan Daniel Scheinert, 7 statuette vinte su un totale di 11 nomination, tra cui il Miglior film 2023. Evviva coloro che hanno uno sguardo originale e fuori dagli schemi. Annalisa Cavaleri

 

 

Nataniel gin offerto al grande Gatsby
Il Grande Gatsby, film uscito nel 2013, con protagonista un Leonardo Di Caprio in stato di grazia, si è meritatamente aggiudicato due premi Oscar: la statuetta per la scenografia e quella per i costumi. Tratto dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald, la pellicola racconta della vita fuori dal comune del magnate Jay Gatsby, delle sue leggendarie feste nella villa di proprietà, delle sue bizzarre frequentazioni, del suo amore per Daisy - sposata a un altro - delle sue piccole manie e abitudini. Fra queste, il consumo di alcol e in particolare di un cocktail, il Gin Rickey, a base di gin, lime e soda water. Pensiamolo con un gin territoriale di confine, nato dall’idea dell’apicoltore Aleš Pernarčič nella Farma Jakne di famiglia sul Carso triestino. Ecco Nataniel Gin, prodotto in duemila bottiglie per ciascuna edizione, nato nel 2021 per valorizzare il miele, uno dei pochi prodotti che non viene processato dall'uomo e che ogni anno porta la sua bella variabilità gustativa naturale. Un miele, quello di Aleš, premiato di recente fra i 20 migliori d’Italia e come il migliore in regione. Al naso arriva frutta esotica e mango, una leggera speziatura; al sorso si avverte nel gin una complessità aromatica data dal ginepro e dal miele millefiori (unici due ingredienti), perché le erbe, in un certo senso, le portano le api, le decidono loro! Con un po' di ghiaccio esce il salmastro, pare di stare sul Carso guardando il mare. O nel giardino di Gatsby, non badando al caos da circo che ci circonda. Amelia De Francesco

 

Brunello “A Diletta” nel ricordo di Kobe Bryant
«Caro Basket, sin dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzettoni di mio papà e a immaginare canestri decisivi per la vittoria al Great Western Forum, mi è subito stata chiara una cosa: mi ero innamorato di te. Un amore così grande che ti ho dato tutto me stesso». Per chi non lo sapesse, Kobe Bryant, l’indimenticata stella della Nba scomparsa il 26 gennaio 2020 in un terribile incidente in elicottero dove perse la vita anche la figlia Gianna, ha vinto anche un premio Oscar, per il miglior cortometraggio di animazione ispirato proprio alla lettera che scrisse per annunciare il suo ritiro. Dear Basketball è un inno all’amore e alla passione, ma anche alla perseveranza di inseguire i propri sogni. Così il curioso abbinamento con il vino è con una donna forte, che con coraggio e cocciutaggine è riuscita a raggiungere il suo sogno. Gianna Neri ha superato tanti ostacoli, nella sua vita, e ora inizia a raccogliere soddisfazioni con la sua azienda Col di Lamo a Montalcino. Il vino che forse meglio la rappresenta è A Diletta, il Brunello che ha dedicato all’amore della sua vita, sua figlia, che ora l’affianca anche in azienda. L’annata 2019 in particolare trasmette proprio questa sensazione di grande carattere, ma anche di un’avvolgenza paragonabile all’abbraccio tra madre e figlia. Raffaele Foglia

 

Niente Merlot per Sideways. Ma Riecine…
«No, if anyone orders Merlot, I’m leaving. I am not drinking any fucking Merlot!» (No, se qualcuno ordina il Merlot, me ne vado. Non bevo nessun maledetto Merlot!), è la celebre frase pronunciata dal protagonista Miles Raymond interpretato dal bravissimo Paul Giamatti nel film Sideways – in viaggio con Jack che preferiva il Pinot Noir a tutto il resto. La super premiata pellicola del 2004, si è anche meritata un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale dove il protagonista del film sicuramente non conosceva il Merlot di Riecine (che a dir la verità è stato prodotto per la prima volta in purezza nel 2016) un vino speciale nella culla del SangioveseTreSette deve il suo nome alla tecnica di affinamento in tonneau da 7 ettolitri e, come facile da immaginare, alle carte del tressette: una varietà che ha trovato a Gaiole in Chianti uno speciale equilibrio “chianteggiante” che racconta il suo varietale in uno stretto legale come il territorio (da una vigna a 450 metri sul livello del mare). Il Sideways effect è realmente esistito? Oggi poco importa, i Merlot in purezza non sono più talmente tanti come vent’anni fa e quelli buoni bisogna tenerseli stretti e goderseli, anche Tresette e questo Alessandro Campatelli e il suo team lo sanno bene. Salvo Ognibene

 

Tal 1908 e Il Signore degli Anelli: visioni epiche
Cosa hanno in comune il Tal 1908 di Kellerei Bozen e Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re? Sicuramente la sapiente miscela di classico e moderno, la visione di dar vita a qualcosa di speciale, capace di farsi ricordare e di trasmettere emozioni. Tal, infatti, non è solo un vino, ma un progetto di ricerca, di assaggi e sperimentazioni a cui Kellerei Bozen si è dedicata; una linea Superior che ha dato vita a due anime in cuvée, il rosso Tal 1908 a cui si affianca e il bianco Tal 1930. Tal inoltre è l’acronimo di tre parole chiave: tradizione, autenticità, longevità, mentre le due date ricordano le fondazioni delle Cantine da cui nasce Kellerei Bozen: 1908 Gries e 1930 Santa Maddalena. Il Tal 1908 nasce da viti che arrivano a 50 anni di età, cresciute nei migliori siti di Gries e San Maurizio, su terreni alluvionali su sottosuolo porfirico, adiacenti al fiume Talvera. Questo fiume è sempre stato fondamentale per le attività agricole della zona, tanto che ancora oggi i viticoltori beneficiano delle antiche esondazioni del fiume, generatrici di fertilità. Vini frutto di un percorso visionario che ha preso corpo dal 2014, in particolare il Tal 1908 rosso 2020, prodotto in appena 2.999 bottiglie, è la sintesi di 80% Lagrein, 17% Cabernet Sauvignon e 3% Merlot. Il risultato è un vino intrigante, succoso e avvincente, potente e ambizioso, da godere oggi e da poter aspettare a lungo. Fosca Tortorelli

 

La grande bellezza anche nel Cesanese di Ciolli
La Grande Bellezza è uno dei capolavori delle cinematografia italiana. Premiato con l’Oscar nel 2014, il film di Paolo Sorrentino racconta Roma da una prospettiva oscura, tetra, che contrappone lo splendore di un tempo allo squallore dell’oggi in cui il personaggio di Jep Gambardella si barcamena in attesa della, finale, illuminazione. È attorno a quella Roma, lungo la Prenestina verso Fiuggi, che Damiano Ciolli e la sua cantina sono diventati portabandiera della nuova viticoltura di qualità laziale. A Olevano Romano, in sette ettari di terreni collinari di origine vulcanica dove l’uva si coltiva da millenni, Ciolli ha avviato, nel 2001, una produzione attenta che dalla coltivazione di famiglia di vini sfusi ha saputo compiere un deciso cambio di passo. Si è lavorato sulle rese, più basse, sull’attenzione e la cura della vigna, con uso di sovescio e solo con trattamenti biodinamici. Le fermentazioni sono spontanee, i vini eleganti e freschi. Il Cesanese di Affile è un vitigno antico di bacca rossa e piccoli acini e dona vini complessi e pronti all’invecchiamento. Come il Silene 2021 dai sentori di rosa e ginepro, un vino intrigante per la sua singolarità quanto invitante con una bella persistenza e un finale croccante. Maurizio Trezzi

 

Brindisi a Sophia Loren con il Piedirosso di Astroni
Tre episodi, tre donne, una sola attrice: Sophia Loren. In Ieri, Oggi e Domani, tre ruoli diversi, difficili ed intesi, che raccontano la storia di un’Italia che cambia e con essa anche la dimensione femminile. Sophia nasce a Roma per caso, ma cresce a Pozzuoli, nella casa dei nonni materni, al numero 5 di via Solfatara, in condizioni di indigenza. Schernita durante la sua infanzia per essere una figlia illegittima, poiché sua madre non ha mai sposato suo padre, fino all’età di 14 anni veniva chiamata “stuzzicadenti” per via della sua magrezza. Da brutto anatroccolo a splendido cigno, Sophia ammaliava (e ancora ammalia) non solo con la sua bellezza, ma anche con il suo modo di fare spontaneo. Orgoglio napoletano, è divenuta una delle attrici più amate e famose al mondo, con due Premi Oscar vinti, nel 1962 e nel 1991. Il flegreo Piedirosso ha sofferto l'essere relegato a lungo a vitigno "minore", all'ombra dei fasti dell'Aglianico. Negli anni ha saputo trovare la propria dimensione, riuscendo a far risplendere la propria luce e oggi fa incetta di premi tra le guide di settore. Succoso, schietto e saporito, rappresenta il complemento perfetto della cucina partenopea classica grazie alla sua predisposizione a tutti gli abbinamenti, ivi compresi la pizza margherita e lo spaghetto al pomodoro. Colle Rotondella di Astroni ne è un esempio virtuoso, con i suoi fragranti toni di arancia rossa e geranio e le delicate note di pepe e cenere, il sorso sapido, delicatamente affumicato, dal finale fresco, lungo e agrumato. Adele Granieri

 

Nittardi celebra l’arte di James Ivory


Un vino che è profonda espressione del territorio, anche attraverso l’arte. Questo è il Chianti Classico Casanova di Nittardi Vigna Doghessa. Da oltre quarant’anni, infatti, Nittardi coinvolge puntualmente un artista dalla solida reputazione internazionale per far fiorire l’etichetta e una carta seta che completi il canto di ogni bottiglia avvolgendola.  Per l’annata 2021, - la numero 41 -  è stato chiamato il regista, produttore e sceneggiatore Premio Oscar, James Ivory. La famiglia Canali-Femfert ha voluto così mettere in scena l’ultima annata del suo vino simbolo, espressione in purezza di Sangiovese. Siamo in un vigneto vocato, a 450 metri, che ha un’esposizione particolarmente favorevole e gode della protezione del bosco. Il terreno poi, fra galestro e alberese, trasmette al vino un’incisiva mineralità, senza perdere in freschezza. L’arte, impressa quest’anno da Ivory, è un complemento naturale. Ne è convinto Léon Femfert: «Il processo che trasforma l’uva è artigianato e lega l’ingegno dell’uomo alla natura…  L’arte, a Nittardi, racconta il vino e l’etichetta ferma nel tempo le emozioni». La raffinatezza di Ivory si esprime con il collage che narra Léon e Damiano Femfert con oro, azzurro e vermiglio: colori caldi. Ma celebrando al contempo la morbidezza dei tannini. Marilena Lualdi


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose