Un legame unico tra Toscana e Francia, nel segno della biodinamica. Il tutto grazie all’investimento di un imprenditore olandese, Eric Albada Jelgersma. Un progetto internazionale, quello di Caiarossa, ma che in realtà ha uno stretto legame con il territorio di Riparbella, in provincia di Pisa, dove crescono i vigneti di questa bella realtà dell’enologia italiana.
Ci troviamo a circa 10 chilometri dal mare, in Val di Cecina, dove dal 2004 (data di acquisizione della azienda) a oggi sono stati effettuati importanti investimenti. Un territorio per certi versi ancora “selvaggio”, dove c’erano soprattutto boschi. La vite ha iniziato a essere coltivata nelle zone dove c’erano ulivi o su terreni incolti.

Il giovanissimo enologo Julian Reneaud
Proprio basandosi sulla conformazione di questo territorio “vergine”, è stata scelta la strada della biodinamica. Con il sogno di trasformarlo, in futuro, in un “distretto del bio”.
La partenza di quello che può essere definito il progetto Caiarossa è con 12 ettari e 11 vitigni differenti, con l’intenzione di sfruttare le varie sfaccettature del territorio.

L'azienda è circondata dai boschi
E poi c’è lo stretto legame con la Francia: l’enologo, dal 2014, è il giovanissimo francese
Julian Reneaud, che ha affiancato il connazionale
Dominique Génot che seguiva l’azienda dal 2006. «Io ho sempre lavorato in biodinamica. La mia famiglia, invece, ha un’azienda vitivinicola che lavora in convenzionato, ma io ho voluto distaccarmi da questa idea». Così, dopo un precedente stage a
Caiarossa nel 2011,
Reneaud ha deciso di tornare in Toscana. Dove ha proseguito il discorso della biodinamica.
Il vino principale dell’azienda è proprio il Caiarossa Igt Toscana Rosso, una bottiglia che parla di Toscana tramite i vitigni internazionali. Si tratta infatti di un complesso assemblaggio di quello che viene definito un “mosaico di vigneti”: Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Alicante, Syrah e, unico autoctono, il Sangiovese. Prima annata il 2003, mentre l’annata attualmente in vendita è il 2013. «Le percentuali degli uvaggi – spiega l’enologo francese – sono cambiate molto durante gli anni. All’inizio c’era una presenza netta del Merlot, per circa il 35%, e del Petit Verdot, attorno al 25%». L’annata 2013, invece, è 28% Merlot, 24% Cabernet Franc, 18% Cabernet Sauvignon, 11% Syrah, 8% Sangiovese, 7% Petit Verdot e infine 4% Alicante.
La difficoltà, in questo mosaico, era trovare ogni anno il giusto equilibrio, cercando di interpretare le annate per i singoli vigneti, andando poi a fermentazioni separate e affinamenti separati prima dell’assemblaggio finale.

I quattro Caiarossa Igt Toscana Rossa, dal 2003 al 2013
Una verticale di
Caiarossa, che si è tenuta al
Vun del Park Hyatt di Milano, con i successivi abbinamenti gastronomici dello chef
Andrea Aprea, ha permesso di scoprire l’evoluzione di questo importante vino. Il
Caiarossa 2003 è un vino complesso e interessante: dobbiamo pensare che le vigne erano state impiantate solo 4 anni prima e l’annata è stata particolarmente calda.
Di altro spessore il 2006, dove l’annata ha avuto un andamento pressoché perfetto: ne è uscito un vino equilibrato ed elegante, con note di spezie dolci e frutta, con un sentore di sottobosco che ricorda, in un certo senso, proprio i boschi dove è immersa la proprietà. Il 2010 è sicuramente più scontroso e irruente, ma si sente che è un “cavallo di razza”: tannino spiccato, che fa pensare a ottimi margini di affinamento. Il 2013, l’ultimo nato, ha il difetto di essere per l’appunto giovane: ma grazie all’annata favorevole, è già equilibrato fin dal primo assaggio.

Le bottiglie di Caiarossa, vino di punta dell'azienda
C’è un altro legame con la Francia: la proprietà ha anche due
Grands Crus Classés in Margaux, cioè
Château Giscours e
Château du Tertre. Due produzioni di alto livello.
Caiarossa è dunque un’eccellenza toscana, con stile francese. E non solo: perché ci sarebbe ancora molto da dire di questa bella realtà.