Duemila etichette e un mondo infinito che si apre, che appaga e che sa stupire, per la dedizione, l’orgoglio della storia e allo stesso tempo il coraggio di varcare nuove frontiere. Così il Milano Whisky Festival and Fine Spirits ha vissuto una tredicesima edizione all’Hotel Marriott, premiata dal pubblico in termini di presenze e attenzione. Tantissimi anche i giovani che hanno preso parte all’intensa rassegna di due giorni, nata dalla passione di due amici, Giuseppe Gervasio Dolci e Andrea Giannone, dopo una vacanza in Scozia.
Da quella decisione di mettersi in gioco, la formula è cresciuta, concentrando nei due giorni (l’11 e il 12 novembre) la possibilità di degustare una gamma incredibile di whisky, senza trascurare il cognac: oltre trenta espositori, compresi coloro che hanno assicurato il perfetto abbinamento con il food. E affiancando anche altri momenti di conoscenza approfondita nei locali del territorio, fino alla tappa (dal 2 al 10 dicembre) ad “Artigiano in fiera”.

Certo, la produzione scozzese rimane la stella di riferimento attraversando i paesaggi e le etichette, dalla delicatezza dello Speyside a Islay e al suo gusto torbato, attraversando poi le Highlands, in tutte le sfumature. Segue l’Irlanda, con la sua tradizione e l’autorevolezza, ma le conferme si alternano alle scoperte attraversando i continenti. E passano dall’America all’Asia (con l’India sempre più interessante), anche attraverso le masterclass.
Una delle più apprezzate è stata “Discovery Japan”, un viaggio incantato nella storia e nei gusti del popolo giapponese, che ha la sua svolta cento anni fa quando
Masataka Taketsuru partì verso la Scozia e i suoi segreti. Una reale scoperta, anche per chi già credeva di conoscere questa produzione.
La degustazione è cominciata da un blended come
Miyagikyo No Age e da un
Mars Maltage Cosmo, per passare a un’esperienza diversa ancora, come un
Nikka Coffey Malt che evoca il caramello e persino la dolcezza dei canditi.
Poi il
Chichibu Mizunara Wood Reserve, uno di quei prodotti che invita alla pazienza, al gusto aggiuntivo dell’attesa (vale la pena persino aspettare un paio d’ore perché sprigioni tutte le sue potenzialità) e che grazie anche alla quercia suggerisce gli aromi percepiti all’ingresso in un tempio giapponese.
Infine,
Yoichi 10 anni Single Malt, un torbato che invece ha il potere di evocare la terra scozzese, l’ideale anche da accostare al pesce: la procedura prevede ancora l’uso del carbone e della pala. E siccome per l’ambiente ciò non è proprio il massimo, per comprare i filtri si è investita la stessa somma che avrebbe richiesto rifare la distilleria. Insomma, dentro un bicchiere lezioni di gusto e di vita, che uniscono sempre più Paesi (e generazioni) nel nome del whisky.