C’è un momento in cui Graziano Merotto scosta il bicchiere di Prosecco Superiore e afferra un foglio. Traccia linee e tratti, mormora quella che sembra una formula magica, capace di schiudere il segreto della Cuvée del Fondatore, una delle sue creature. Dmr: non perde la poesia, quando si scandisce “doppia maturazione ragionata”, ma si colora di sfida rispettosa.
All’azienda di Col San Martino – zona che si lega alla produzione del Conegliano Valdobbiadene Docg – ci accolgono con lo spettacolo silenzioso e antico che si rinnova: l’uomo che lavora in armonia con la natura. E nel caso di questo vino, ricavato dalle uve della Particella 86, esplora una simile pratica: 20 giorni prima della vendemmia - su quei lembi di terra scoscesi che esigono grandi sacrifici, ma sanno ricompensare - si recide il 20% dei tralci. Da una parte, le uve appassiscono leggermente e si concentrano, dall’altra conservano l’acidità, mentre gli altri grappoli subiscono la vendemmia abituale. Un intervento umano, che non stravolge le leggi antiche della terra e che si rafforza in cantina, con una rifermentazione lunga oltre 6 mesi. Così nasce appunto la Cuvée del Fondatore.
Un caso emblematico, questo Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg (Brut Millesimato), raccontato da Graziano e poi nel vigneto da Mark Merotto: perché questa è una storia di un uomo che ha dedicato la sua vita al vino, ma anche di un team affiatato, con Mark, Maria Luisa Dalla Costa, Dino Maule e tutto lo staff.
Tra i vini, tre in tiratura limitata: tutti in grado di illuminare gli occhi di
Graziano, 71 anni, come il primo giorno. Suo nonno
Agostino lo ispirò e oggi
Merotto è tra le aziende che hanno contribuito a diffondere con maggiore vigore la reputazione del Prosecco Superiore. In una giornata afosa, tra le viti scorre un rivolo di aria fresca: «C’è sempre, specialmente verso le sei di sera – racconta un ragazzo, sorridendo – qui non abbiamo bisogno del condizionatore».
Tutto naturale, compreso l’approccio dell’uomo verso i doni della terra. E si ringrazia, magari chiamando un Prosecco Superiore Dry Millesimato La Primavera di Barbara, in omaggio alla figlia. O Castèl, l’ultimo nato in versione Extra Dry: sul colle con i ripidi pendii, la natura stabilisce la produzione e forgia le dimensioni del grappolo.
«I miei vini sono tutti diversi fra loro e hanno nomi propri per comunicare le differenti individualità – sostiene Graziano - Tre elementi li accomunano: la freschezza, la fragranza del frutto e l’alto punto di bevibilità. Questi sono i requisiti che cerchiamo di ottenere, per creare armonia ed equilibrio nel bicchiere». Per questo, si osa. Un esempio, la degustazione verticale proposta in azienda con Nicola Frasson (Gambero Rosso). Una delle poche realtà – specifica quest’ultimo – che lancia questa sfida tra i bicchieri, esplorando le ultime otto annate della Cuvée del Fondatore. Ciascuna narra il clima, il suo effetto sulla vendemmia, la dedizione dell’uomo che consente al Prosecco di viaggiare straordinariamente nel tempo.
Piccoli prodigi che si possono compiere - osserva il consulente
Roberto Racca durante la degustazione – in una sartoria del vino. E mentre ci si trasferisce tra le bellezze del territorio e tra le sue bontà in una cena dedicata alla tradizione dello spiedo, lo sguardo di
Graziano Merotto si posa sulla sua uva. Ha due parole che accompagnano quell’occhiata: «Sei bellissima». E sembra di sentir affiorare un’altra formula magica.