Prima di ogni altra cosa, Gianluca Biscalchin è un cocktail: “Nato a Roma, cresciuto a Firenze, laureato a Siena, da padre milanese di origine veneta. In più può vantare un nonno abruzzese e cugini mezzo svedesi, mezzo svizzeri”. Poi è “il primo illustro-giornalista gastronomico d’Italia” perché, in un’epoca dove tutti si spacciano per fotografi ma non tutti sanno che il diaframma non è solo un anticoncezionale, lui non fotografa, disegna. E’ il nipote dell’Arcimboldo e se lo è, sembra sia anche un po’ merito e un po’ colpa mia perché per primo lo avrei “incoraggiato a disegnare le cose gastronomiche”. Non ci voleva però molto a capire che Gianluca aveva in sé il dono di potersi esprimere per figure senza che uno rimpiangesse le parole e le foto.

La copertina del libro: 22 euro, 144 pagine
Tutto questo ricordato perché, dopo avere illustrato siti, blog e libri, ha scritto per Mondadori un libro scanzonato, che va però preso molto sul serio: Pret-à-gourmet, “come diventare un vero gourmet a prova di gaffe”. E lo spiega uno che da poco ha deciso di passare grossa parte del suo tempo anche dall’altra parte rispetto a quella linea invisibile ma reale che separa clienti e titolari di un locale. Con tre soci, ha aperto un locale in via Vigevano a Milano chiamandolo Taglio perché c’è anche un angolo salumeria dove si affetta di tutto un po’.
Ed è lì che ha presentato il libro, mia la prefazione che si chiude con un riferimento al “Bon ton a tavola”, a pagina 107. Il primo punto sembra che Gianluca l’abbia scritto pensando al sottoscritto: “Non mettere il tovagliolo al collo”. Lo faccio regolarmente per non macchiarmi. Lo vorrei ricordare a lui e a tutti, però ho torto. Dovrei imparare a mangiare e a bere senza sbrodolarmi ma è un po’ come scalare un 8mila.

L'autore Gianluca Biscalchin, 44 anni
Presentazione davvero simpatica settimana scorsa. Tanti i cuochi presenti, i fratelli
Costardi,
Christian e
Manuel,
Matias Perdomo e
Simon Press,
Alessandro Negrini,
Eugenio Roncoroni e
Beniamino Nespor,
Cesare Battisti,
Eugenio Boer, tanti gli amici. Con
Dan Lerner in particolare ha scritto una spassosa descrizione di come si ordina un vino al ristorante, decisione presa ovviamente dopo una surreale esperienza in un locale, (il
Trussardi alla Scala di
Luigi Taglienti).
E ora che tocca a lui prendere le comande e per fortuna il taglio non è un locale per chi ha fretta. Passo felpato e sguardo sornione, un po’ tutti lì del resto, Bisca – cosi lo chiama chi lo conosce un minimo – segna le ordinazioni disegnando e finendo con il rallentare il flusso tra cucina e sala, sempre che a chi è lì interessi perché il bello del Taglio è l’aria rilassata e vacanziera anche alle 8 di ogni mattino meneghino.

Sarà questo il tatuaggio del Bisca?
Una curiosità:
Gianluca adora, venera sua maestà il carciofo al punto da essersene fatto tatuare uno che in pratica nessuno ha mai visto se non al mare quando è difficile per chiunque restare vestiti da capo a piedi. Pregato di mostrarlo al pubblico di suoi fedeli, ha resistito. Il libro, al di là delle battute, è davvero importante perché aiuta a mettere ordine in un mondo che negli ultimi anni ha visto irrompere di tutto. Oggi essere chef così come blogger (che per tanti è sinonimo di giornalista) è il minimo, tutti generali e zero truppa.
Poi però bisognerebbe conoscere il mondo nel quale si pensa di essere protagonisti. E insegnando l’Abc del gourmet, come i migliori scrittori umoristi,
Bisca in realtà si fa beffe di loro. Si ride contenti. E si imparano pure molte cose.