Le foto di questo articolo, storiche e bellissime, sono tratte da Pinchiorri a due voci, ossia il libro - edito da Cinquesensi - che narra due storie che confluiscono in una grande avventura: la vita di Annie Féolde e di Giorgio Pinchiorri.
«E pensare che il mio primo incontro con Giorgio fu piuttosto complicato. Ci conoscemmo in Chianti, nei pressi di Greve, per una degustazione di vini: ci presentarono e prendemmo a parlare, prima con grande calore e poi con altrettanta animosità a causa della solita disputa sui vini rossi e su quelli bianchi. Io da francese tradizionalista esprimevo con passione il mio amore per i vini rossi, lui esaltava i bianchi della Champagne» (Annie Féolde)
«La svolta della mia vita su un piano lavorativo e sentimentale avvenne in Chianti. Fui invitato da un'azienda grevigiana che presentava una nuova etichetta ed ebbi la grande fortuna di conoscere quella che sarebbe diventata la mia compagna del cuore, Annie Féolde. Da quel momento abbiamo preso a girare il mondo insieme alla scoperta dell'infinito universo enogastronomico e non abbiamo mai smesso» (Giorgio Pinchiorri)
L’autore
Leonardo Castellucci - giornalista, critico culturale, autore e direttore editoriale di
Cinquesensi - racconta con mano biografica il "romanzo" della crescita di una passione comune espressa attraverso eccezionali intuizioni culinarie, un’altissima lezione di arte dell’accoglienza e un’esemplare enoteca.
Pinchiorri a due voci narra, quasi fosse una favola (ma forse lo è davvero!) un percorso incredibile, prima distinto, poi fattosi parallelo e addirittura sovrapposto, anzi annodato fortemente perché oltre a essere unione di due vite è trasposizione dell'intreccio tra eno e gastronomia, tra cantina e cucina, tra vino e piatto. Elementi che trovano in Giorgio e Annie prima perfetta incarnazione, poi ineguagliata fusione.

Anni '70, riunione di sommelier. Al centro Luigi Veronelli con alle spalle Giorgio Pinchiorri
È come se fossero due racconti, separati, che diventano alla fine un grande romanzo, quello dell'
Enoteca Pinchiorri appunto. L'incipit dei due racconti dà il la alle due fiabe di vita che si sviluppano sempre a metà tra leggenda e realtà, forte però quest'ultima delle tante testimonianze di illustri - chef, scrittori, intellettuali, artisti... - che hanno incrociato
Giorgio e
Annie nelle loro esistenze.
Eccoli, gli incipit:

Annie Féolde e le sue famose "caramelle"
ANNIE FÉOLDE - "
Le Madeleine di Annie - Soffici delizie gustative le madeleine, squisiti dolcetti, dallo spiccato aroma di burro e limone, da accompagnare al tè nei pomeriggi lenti e oziosi della borghesia francese dell'Ottocento, quella che amava trascorrere le ore precedenti la cena intrattenendosi in conversazioni benpensanti, magari solo interrotte da qualche furtiva e allusiva risatina, celata da una mano compiacente che lasciava intendere che il discorso era scivolato si un argomento un poco
osé, se non addirittura piccante.
La borghesia di
Stendhal, di
Flaubert e più tardi quella di
Proust. Un mondo che risale al passato ma che ancora ci appartiene e si palesa in questa signora francese che giunse a Firenze poco più che ventenne dalla nativa Nizza, trovandovi i motivi di una passione forte che la legherà a questa città per il resto della vita.
Strano destino quello degli uomini, legato al caso certo ma destino comunque, almeno nel senso di una storia individuale che si costruisce attraverso incontri, occasioni, rivelazioni, improvvise passioni, rinunce, cambiamenti, imprevisti. L'imprevisto della giovane
Annie fu di trovare a Firenze quel fil rouge di famiglia che aveva completamente accantonato durante l'età impulsiva è un po' arrogante dell'adolescenza".

Giorgio Pinchiorri con il curatore della cantina, Alessandro Tomberli
GIORGIO PINCHIORRI - "
Il vigneron di una grande cantina - Privo di quell'inclinazione all'esibizione, malattia endemica negli uomini di successo,
Giorgio Pinchiorri sembra sfuggire il contatto con il mondo patinato dell'apparire, quasi ne avesse un'ormai proverbiale allergia. Ma, da tempo avvezzo alla fama e all'obbligata ribalta che ne deriva, sembra aver trovato un suo modo svelto per uscire, senza particolari fastidi, dall'obbligo di questa gabella, ricorrendo ad apparizioni gentili, non formali ma sempre un po' in “fuga”. Insomma si presenta, saluta cordiale, ringrazia ma poi... tenerlo lì, a colloquiare non è mai stata cosa semplice per alcuno.
Questo aspetto della sua personalità, che lo fa entrare in relazione con il mondo dei mass media come un'apparizione, ne ha naturalmente alimentato il mito. Insomma
Annie comunica col mondo,
Giorgio solo con il suo mondo. E questo fa di lui un grande, autentico personaggio che, quando esce allo scoperto per raccontare la propria storia, anche privata, appare asciutto, a tratti laconico. E se la conversazione prende la piega della noia, lo dimostra senza nascondersi dietro un falso garbo o un sorriso compiacente.
Non semplice dunque riuscire a cavargli episodi di vita privata risalenti all'infanzia o alla giovinezza, se non per quando questi sono riferiti alla sua formazione di grande sommelier e di precursore della rapida sterzata in avanti cui la civiltà del bere è andata incontro in questi ultimi decenni".

Annie sul Ponte Vecchio nel 1982, con la sua Canaille
Arricchito dagli scatti del servizio fotografico di
Roberto Quagli e dalle illustrazioni ad acquarello di
Cosimo e
Milo Melani, il volume si presenta con una doppia copertina, una dedicata ad
Annie e una a
Giorgio. Anche la prefazione è doppia, affidata a figure della levatura di
Paul Bocuse per
La Cucina di Annie Féolde e del marchese
Piero Antinori per
La Cantina di Giorgio Pinchiorri, che disegnano con pochi tratti la personalità dei due protagonisti.
Nelle pagine de La Cucina di Annie Féolde, lei si racconta partendo dalla sua infanzia a Nizza, come figlia di una famiglia di albergatori, dai suoi viaggi di formazione a Parigi e Londra, fino a Firenze dove negli anni ‘70 incontra Giorgio Pinchiorri. La narrazione continua con i bellissimi ricordi di tutti gli anni di dedizione che hanno condotto al successo di Enoteca e che porteranno anche all’apertura di Enoteca Pinchiorri a Tokyo e poi a Nagoya.
Annie fa entrare il lettore nella cucina di
Enoteca e presenta le persone che lavorano con lei con passione; conosciamo, così, l’executive chef
Riccardo Monco che racconta cosa significa guidare la cucina di
Enoteca insieme allo chef di cucina
Alessandro Della Tommasina e all'ex chef pasticcere
Luca Lacalamita, senza dimenticare i contributi dei due direttori di sala
Alessandro Tomberli e
Alessandro Giani.

Il grande Paul Bocuse con il suo chef Roger Jaloux e Annie Féolde nella cucina dell'Enoteca Pinchiorri mentre prepara la famosa Soupe Gistard d'Estaign per la cena organizzata a Palazzo Antinori in collaborazione con Cantarelli ed Enoteca Pinchiorri
Per finire, davvero godibili sono le appendici dei due singoli racconti. Quella della
Féolde, con i piatti storici dell'
Enoteca, a partire da un
Tiramisù del 1970 e dalle
Costolette d'agnello farcite di funghi trifolati e avvolte in foglie di spinaci con tagliolini rosa (1978), fino ai
Doppi ravioli farciti di faraona stufata e di burrata con fonduta di parmigiano reggiano e succo d'arrosto, degli anni Duemila; e l'appendice di
Giorgio Pinchiorri, dove quest'ultimo elenca le proprie grandi 5o bottiglie del cuore, s'inizia col
Château Mouton Rothschild del 1870 per giungere alla
Grappa Ùe Picolit Nonino collezione 1984-2012.
Pinchiorri a due voci
di Leonardo Castellucci, Cinquesensi editore
pp 224, euro 35 (acquista qui)