Agata, Andrea, Angelo, Anthony, Antonello, Francesco, Gianfranco, Giulio, Heinz, Oliver, Riccardo. Penso di avervi nominati tutti, ragazzi, ma per una volta non parlerò di voi. Quando Paolo Marchi mi ha chiesto di scrivere 6mila battute sulla “mia” Roma ricordo di aver pensato «wow, che bello!». Poi, in rapida successione «da dove inizio?», «6mila battute sono tante», «e se mi dimentico qualcuno?», «che scusa posso inventarmi per declinare l’invito?», «potrei simulare un irrinunciabile viaggio, che ne so… in Patagonia!», «ma è in Patagonia che fanno la marmellata di bacche Calafate? Chissà come starebbe con l’agnello». Noi cuochi siamo così: dateci un qualsiasi tema e in meno di 10 passaggi finiremo col riparlare di lavoro.
Venendo a noi, io sono una persona fortunata, non amo le grandi città ma ho la possibilità di vivere a Trastevere a pochi passi da dove lavoro e di muovermi a piedi. Seguendo i disegni irregolari dei sanpietrini si può correre fino al Gianicolo, affacciarsi su una delle più belle terrazze su Roma e poi correre a perdifiato giù fino al Tevere. Lo scopo è arrivare più affamati possibile alla pasticceria/cioccolateria della signora
Valzani: avrebbe bisogno di un po’ di rinnovamento, la
pasticceria intendo, ma d'altronde la proprietaria che troneggia dietro la cassa va per i 90 e più di tanto non si può pretendere. Fatevi raccontare di come il marito aprì la pasticceria, chiedetele quanto funziona bene il suo forno, e intanto fatevi preparare dal giovane figlio una delle più buone meringhe con la panna della vostra vita. Uscite salutando l’arzilla signora ma solo dopo aver imbustato tutto il cioccolato che la vostra, spero sporca, coscienza vi permette.
Da lì a pranzo potete andare a trovare un’altra grande signora della ristorazione tradizionale romana. È l’anima del ristorante
Paris la signora
Jole, una maestra nei
carciofi alla giudia. Per non parlare della
vignarola! I carciofi sono croccanti ma non bruciati e la vignarola è preparata fresca ogni giorno solo e rigorosamente in stagione. Sempre in tema di signore che hanno contribuito a scrivere un pezzo della storia della cultura gastronomica di questa città, potreste prenotare per cena all’
Antico Arco. In cucina c’è
Patrizia Mattei, la sua cucina è elegante, il locale molto accogliente. Lì sono stata invitata a cena quando mi venne presentata mia suocera. Chissenefrega ma mi andava di dirlo. L’unico problema è che il ristorante è nel punto più alto del Gianicolo. A meno che non abbiate già finito di sbocconcellare i cioccolatini di
Valzani e abbiate voglia di riniziare tutto da capo (corsa/meringa/cioccolato), vi consiglierei di prenotare telefonando.

La lavagna della Gatta Mangiona
Se invece dovesse andarvi una bella pizza c’è solo l’imbarazzo della scelta. Però un attimo, guardiamoci negli occhi, a voi che pizza piace? No perché se vi piace bassa e
scrocchiarella potete saltare a piè pari questo paragrafo, se invece vi piace un po’ alta, con lunghe lievitazioni, con condimenti importanti che minano la struttura stessa dello spicchio che solleverete con le mani, minacciando di farlo crollare sotto il peso di cotanta bontà, allora seguitemi. A Roma la strada l’ha probabilmente aperta la
Gatta Mangiona, seguita a ruota da
Sforno. Ancora oggi, e con le rispettive filiazioni, sono tra le migliori pizzerie dell’universo mondiale globale. Io purtroppo ci vado poco per motivi legati al giorno di chiusura coincidente al nostro e alla distanza.
(1. continua)