15-09-2013

L'esercito dei calabresi

Una degustazione di nove vini per scoprire che l'enologia della regione è sottovalutata

I nove vini degustati in occasione della Giornata

I nove vini degustati in occasione della Giornata mondiale delle cucine regionali italiane nel Segno dell'ExpoLa viticoltura italiana partì proprio dalla Calabria, anche se ora ammonta all'1% della produzione nazionale il totale di vini calabresi siglati dalle denominazioni d'origine

La Calabria è laggiù in fondo. Si sente poco parlare di lei, forse perché troppe volte si muove in punta di piedi. Nell'ambito della Giornata mondiale delle cucine regionali italiane nel Segno dell'Expo, ci voleva Raffaele D'Angelo, presidente dei Calabresi di Parma, coadiuvato da Teresa Balzano, blogger calabrese doc adottata da Milano, per organizzare una interessante degustazione di vini di questa terra che significa "faccio sorgere il bene", dal greco Kalon-Brion.

La viticoltura italiana partì proprio dalla Calabria, importata dai coloni greci che sbarcarono sull'attuale Punta Alice. Anche se i numeri non sono dalla sua - 1% della produzione nazionale di vini che si fregiano di una denominazione d'origine - noi qualche buon numero l'abbiamo trovato. La degustazione è stata condotta da Gaetano Palombella, sommelier Ais di Reggio Emilia, di sangue 100% calabrese. Dei 9 vini degustati, il nostro interesse, neanche a farlo apposta, è ricaduto interamente sulla zona degli albori del vino, in provincia di Crotone. Su 4 vini di 4 aziende agricole diverse.

Salvatore Caparra

Salvatore Caparra

Come in degustazione, cominciamo dal bianco. Un autoctono recentemente riscoperto, il Molarella 2012 da uve pecorello, prodotto dall'azienda Pizzuta del Principe (Contrada Pizzuta, Strongoli, +38.0962.88252 Cel. 348.2260328). Di colore paglierino intenso, al naso un po' chiuso ma con una acidità rotonda e una nota interessante di pompelmo. Passando alle quote rosa, il Grayasusi Etichetta Argento 2012 di Ceraudo (Contrada Dattilo, Strongoli, +39.0962.865613) è un rosato con una struttura importante, splendido naso di lampone e rosa che lascia spazio in bocca a un ricordo di vaniglia e di leggera affumicatura.

Il terzo vino è un altro autoctono, il nerello calabrese, prodotto da Senatore Vini (località San Lorenzo - Cirò Marina, +39.0962.32350, +39.334.6603740) in una versione che ha profumo di capperi sotto sale, mentre sotto la lingua, oltre ai capperi, spunta il mirto e una striscia di cuoio. Un vino con bei tannini, ma di grande bevibilità. L'ultimo vino è il Tuccio, Cirò riserva dell'azienda Salvatore Caparra (località Madonna di Mare, Cirò Marina, +39.0962.36579). Abbiamo fatto roteare il calice e il nostro olfatto ha conosciuto una splendida coppia formata da cherry e fave di cacao. C'era un po' di amaro fra di loro, ma l'abbiamo preso come un buon segno. All'assaggio questa riserva si è confermata un vino ben strutturato, ma non monumentale. Nel senso che non ci è pesato per niente.

Gaetano Palombella, sommelier Ais

Gaetano Palombella, sommelier Ais

Con questi vini sarebbe un peccato non mettere niente sotto i denti. Un doppio peccato non abbinare piatti che nascono dalla Calabria stessa. L'azienda Ceraudo è proprietaria del Dattilo, ristorante ora nelle mani della giovane Caterina Ceraudo, celebre per essere riuscito a rivisitare antiche ricette calabresi in chiave creativa. La seconda tappa invece la faremmo da Ercole (viale Gramsci 122, Crotone, +39.0962.901425) sul lungomare di Crotone, per assaggiare una chicca della tradizione come i Covatelli con le scrine, una sorta di cavatelli conditi con un certo tipo di alghe dello Ionio.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Martino Lapini

Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini

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