22-04-2018
Massimo Bottura
La Design Week di Milano fa da scenario anche a eventi e presenze importanti legati al food. La cena “stellata” organizzata al Castello Sforzesco da Massimo Bottura con il supporto di altri sette colleghi in favore di Food for Soul (leggi Otto chef e una schiscetta contro lo spreco, di Paolo Marchi) ha ufficializzato il ruolo dello chef di ambasciatore ufficiale del marchio Grundig, allo scopo di sviluppare nuovi prodotti per ogni ambito domestico. Nella mattinata del 19 aprile poi - allo stand dell’azienda all’interno del Salone del Mobile - il modenese ha parlato diffusamente del suo concetto di innovazione in cucina.
Ha intrattenuto i presenti raccontando aneddoti legati all’apertura dei diversi Refettori; parlando dell’importanza della creatività e dell’immaginazione in cucina così come nella vita; sottolineando le attività dell’ associazione no-profit Food for Soul, da lui fondata nel 2016 per continuare a combattere lo spreco alimentare dopo il successo del Refettorio Ambrosiano aperto in occasione di Expo Milano 2015.
Bottura sulla copertina del T Magazine del New York Times
L’occasione dell’incontro è stata propizia anche per una intervista riservata con lo chef, disponibile e affabile in privato così come appare quando è in mezzo alla gente.
Bottura con la nostra Nadia Toppino
La mappa dei Refettori. Manca l'ultimo già attivo, quello di Parigi
Se dovessi chiedere una tecnologia che non esiste ma che sogni, quale potrebbe essere? «Difficile da dire perché il mio lavoro non è tanto fare l’ingegnere, ma è immaginare. E allora, se posso sognare, chiederei dei frigoriferi sociali da mettere in ogni angolo dei quartieri più poveri e bisognosi delle città di tutto il mondo. Frigoriferi dove la gente attraverso un codice possa andare ad appropriarsi del cibo in eccesso che cuochi, catering e ristoranti si preoccuperebbero di mettere a disposizione. Ecco, questi frigoriferi sociali possono diventare qualcosa di meraviglioso!».
Massimo Bottura mentre riceve la Laurea ad honorem a Bologna, lo scorso anno
Non c’è il timore che troppa tecnologia vada a sostituire l’opera del cuoco? «No, assolutamente no. Il pensiero del cuoco è insostituibile, la tecnologia può solo supportarlo. Anche perché è il palato mentale che ti dice cosa fare e cosa creare, non è la ricetta».
I 76ers, squadra di basket di Philadelphia
Come mai? «Perché ero là a Philadelphia a cena con il presidente degli Eagles e mi hanno detto che i giocatori dei 76ers avrebbero voluto essere presenti, ma stavano giocando ad Atlanta e non avevano quindi potuto. E ho saputo anche che vorrebbero venire a Modena, perché hanno il desiderio di conoscermi. Quindi mi piacerebbe unire le cose in una città in cui esistono delle scintille di sociale molto evidenti. Potrebbe essere un esempio importante e incredibile per gli Stati Uniti. Si, io dico Philadelphia!».
Una foto storica: Massimo Bottura, sua madre e Lidia Cristoni alla Trattoria del Campazzo
Chi ti piacerebbe avere ospite a cena al tuo ristorante, qualcuno che ancora non ha cenato da te? «Mi piacerebbe molto Bob Dylan, ma non so quanto sia interessato al cibo».
Oops! Mi è caduta la crostata di limone
Post scriptum: a proposito di Burkina Faso: l'intervistatrice conosce bene quel Paese, grazie al progetto benefico legato al libro Storie di Cibo nelle Terre di Expo, che ha in parte finanziato una piccola scuola di cucina avviata vicino a Ouagadougou, capitale burkinabé. Bottura, appresa questa cosa, ha sorriso: «Tutti partiamo con il sogno di cambiare il mondo, ma anche realizzando un semplice cambiamento nel nostro quartiere, facciamo qualcosa di straordinario e ci sentiamo davvero bene. Se tutti ragionassimo con questo tipo di mentalità avremmo un mondo diverso. Quindi questa scuola di cucina nel Burkina Faso è importantissima, perché è servita da esempio. E tutto quello che serve da esempio positivo è utile».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1975, ingegnere creativo, in ricordo di un docente che la definiva troppo creativa per fare l’ingegnere. L’ha avuta vinta lui: così dopo anni spesi nel settore energetico, scrivendo di cibo e viaggi nel tempo perso, oggi scrive a tempo pieno di storie di cibo, di mani che lavorano il cibo, di teste che lo creano. Co-autrice de Storie di cibo dietro nelle Terre di Expo, ideatrice del progetto Storie di cibo dietro le sbarre, che sarà un prossimo libro. Adora il buon cibo e il buon vino