Il Premio Birra Moretti Grand Cru, edizione 2011, quella dell’esordio, visto attraverso alcuni numeri dopo che ieri Federico De Cesare Viola ne ha curata con precisione e brio la cronaca:
135, tanti i cuochi e i loro aiuto che hanno partecipato alla prima fase inviando all’organizzazione (ovvero a Magentabureau – Identità Golose) una ricetta di tradizione ripensata.
11, i classici della cucina italiana tra i quali sceglierne uno da interpretare in chiave birrosa, la birra sia come ingrediente sia come abbinamento: Spaghetti all’amatriciana, Risotto alla milanese, Pasta e fagioli, Parmigiana di melanzane, Baccalà, Pollo arrosto, Bollito misto, Carne cruda/tartara/carpaccio, Vitello tonnato, Tiramisù e Zuppa inglese.
6, il numero di birre in cui si articola l’offerta di Birra Moretti. Non solo Grand Cru e la classica Birra Moretti base, ma anche La Rossa, Doppio Malto, Baffo d’Oro e Moretti Zero.
35 (anni), l’età massima per potersi iscrivere.
0 o quasi, purtroppo. Il numero di cuoche che hanno inviato una loro ricetta.
50, le preparazioni scelte tra le quasi tre volte tante arrivate. Ai loro autori è stato chiesto di presentare, entro fine settembre, una ricetta a tema libero.
10, il numero dei finalisti che si sono ritrovati lunedì scorso, 14 novembre, alla Città del Gusto del Gambero Rosso a Roma. In ordine alfabetico: Giuliano Baldessari (sous chef alle Calandre a Rubano – Padova), Mario Capitaneo (junior chef al Devero a Cavenago Brianza – Monza), Antonio Cuomo (chef di cucina al Settecento Hotel a Bergamo), Fabrizio Ferrari (chef e patron del Porticciolo a Lecco), Mirko Matteoni (chef all’Antico Caffè delle Mura a Lucca), Alberto Rini (sous chef al Palazzo Seneca a Norcia), Miah Sohel (sous chef al Giuda Ballerino a Roma), Giovanni Sorrentino (executive chef all’Osteria Terra di Vento a Montecorvino Pugliano – Salerno), Mario Strazzullo (chef al Donn’Anna a Napoli) e, infine, Daniele Zennaro (chef di cucina all’Osteria Vecio Fritolin a Venezia).

Una postazione della giuria alla finale a Roma del Premio Birra Moretti Grand Cru.
11, tanti i componenti della giuria a iniziare dal presidente Massimo Bottura (Osteria Francescana a Modena) per proseguire con Andrea Berton (Trussardi a Milano), Cristina Bowerman (Glass Hostaria a Roma), Carlo Cracco (Cracco a Milano), Gennaro Esposito (Torre del Saracino a Vico Equense – Napoli), Davide Oldani (D’O a Cornaredo – Milano), Claudio Sadler (Sadler a Milano), Beppe Rambaldi (Combal.zero a Rivoli – Torino), Alfredo Pratolongo (Birra Moretti) e il sottoscritto.
20, il numero di piatti assaggiati, 10 la mattina e 10 il pomeriggio, prima la tradizione ripensata, quindi i vari temi liberi.
3, il numero di dessert, per la precisione una Zuppa inglese, un Tiramisù (in pratica una millefoglie servita in verticale) e un “ghiacciolo di birra” senza lo stecco. Ma 3 anche i piatti di baccalà e 3 le Paste e fagioli.
11, per cento. La percentuale di ricette di Vitello tonnato e Pollo arrosto inviate nella prima fase. Purtroppo nessuna riconducibile ai 10 finalisti.
27, il potenziale voto massimo per ciascuna tornata, somma di sei voti parziali. Importante azzeccare la birra, si potevano ottenere 7 punti per il suo utilizzo come ingrediente e altri 2 per l’abbinamento. A Mirko Matteoni, e alla sua Pasta e fagioli, la menzione per avere meglio capito come utilizzare la birra in cucina (Testaroli e trippa, pesto smontato e caviale di birra il suo tema libero).
10.000, euro. Il valore del premio per il vincitore, Giuliano Baldessari.
1859, l’anno in cui a Udine venne prodotta la prima Birra Moretti.
40, il numero di nazioni in cui la birra del baffo viene esportata.
2, i milioni di ettolitri prodotti annualmente.
34, gli anni del vincitore, il trentino Giuliano Baldessari.
1986, l’anno di nascita del concorrente più giovane, Mirko Matteoni.
2, il voto più basso da me dato (ma non sono stato il più severo).
24, il più alto.

L'insegna dell'Osteria Fernanda a Roma.
21.30, l’ora del rompete le righe. Io mi sono rilassato all’Osteria Fernanda, in via Ettore Rolli 1.
06.5894333, il numero di telefono di “Fernanda”.
UNA, la morale: i giovani cuochi italiani hanno voglia di misurarsi e di provare le loro capacità nei fatti e non a parole. I concorsi di abilità sono da sempre, e in qualsiasi settore, quelli che spaventano di più perché a nessuno piace perdere e pochi accettano le critiche e le usano per ragionare e crescere.