«Oggi sorrisi per tutti». Spicca la scritta in gesso bianco sulla lavagnetta appesa alla parete accanto alla porta della cucina. Sta lì dal primo giorno di apertura della Trattoria dell’Acciughetta, quattro anni fa, e da allora non si è mai sbiadita. E nemmeno i sorrisi.
È un dettaglio rivoluzionario per Genova, patria degli sketch "torta di riso finita" e "non è un paese per turisti". L’Acciughetta è un piccolo miracolo con 35 coperti (e altri 30 nel dehors esterno), una perla custodita fra piazza Sant’Elena e via di Prè, dove ai tempi di Fabrizio De André vivevano «i ladri, gli assassini e il tipo strano» ("La città vecchia", 1974) e oggi si muove disinvolta la casba dell’angiporto.
Ai turisti, rapiti dalla ricostruzione della galea seicentesca genovese nell’armeria della Darsena del Galata Museo del Mare o dal sommergibile Nazario Sauro - almeno a quelli che riescono a vincere la diffidenza - basta attraversare la strada.
In sala ci sono Liliana Mattia (30 anni), Daniele Pennisi (27 anni) e Clarissa Masala (26 anni). Liliana è entrata da pochi mesi nella famiglia dell’Acciughetta dopo varie esperienze nella ristorazione. Daniele consegnava pizze e forse per questo sa sfrecciare tra i tavoli e la cucina con eleganza. Clarissa ha lasciato, dopo diversi anni, la sala con vetrate sul Porto Antico de Il Marin a Eataly per spazi ben più angusti ma evidentemente più nelle sue corde, portando in trattoria una ventata di professionalità e precisione.
Una sala giovane, viene da pensare. Macché, l’ambiente davvero young è la cucina! Lo chef,
Simone Vesuviano, oggi ha 23 anni ma ne aveva appena 19 il giorno in cui ha iniziato l’avventura all’
Acciughetta. Con costanza, mese dopo mese,
Simone ha assunto prima la responsabilità della cucina, poi la direzione creativa del menu e infine la condivisione della proprietà con
Giorgia Losi, la coraggiosa fondatrice del nuovo indirizzo genovese.

Gnocchi di patate al limone piastrati e conditi con guazzetto di cozze e vongole
Coraggiosa, sì, perché
Giorgia aveva un tranquillo “posto fisso” in un’agenzia di comunicazione a Milano ma non ha saputo (o voluto) resistere al richiamo delle origini e del mare. Accanto a
Simone lavorano altri giovanissimi, tutti sous-chef,
Valerio Rapuzzi (21 anni),
Matteo Rebora (24 anni) e
Kley Fortunato (21 anni).
La simpatia dello staff è contagiosa, ma non invadente, arriva di persona ma sa anche superare la mediazione dei social media e del sito. Perfino le informazioni su Google Maps sono tanto curate da catturare un sorriso (“Menu ligure creativo a base di pesce azzurro in piccolo locale con tovagliette di carta e pavimento a scacchi”).
Citare i piatti è simbolico – tutto il menu cambia a ritmi imprevedibili ed è felicemente dipendente dalla disponibilità dei prodotti freschi – ma serve a spiegare l’equilibrio tra una cucina della tradizione e l’aspirazione verso il mondo gourmet:
Sgabei (bastoncino di pasta fritto)
con sgombro in olio cottura, cipolla rossa caramellata, yogurt e uova di lompo;
Tartare di tonno, acqua di pomodoro, capperi al miele, gocce di pesto e briciole di taralli;
Tagliatelle, broccoli, acciughe, pomodoro secco e scorza di limone;
Branzino piastrato con asparagi e zabaione salato alla salsa di soia;
Tenerina al cioccolato, pasta kadaif e sorbetto di pompelmo rosa.

Seppie alla piastra con crema di piselli freschi e crostini aglio e finocchietto
Anche il conto (30 euro, vini esclusi) è coerente con l’identità del luogo, quella di una trattoria contemporanea e consapevole.
Trattoria dell'Acciughetta
Piazza Sant'Elena
Genova
+39.010.8693918
Chiuso l'intero lunedì