12-12-2018
Alessandro Ingiulla, nato nel 1992, chef e titolare del ristorante Sapio
Si dice che la conoscenza renda le persone umili: probabilmente per questo lo chef Alessandro Ingiulla ha chiamato il suo ristorante di Catania Sapio, termine latino che Castiglioni e Mariotti traducono tra le pagine del noto dizionario IL con “aver sapore, aver odore, gustare, esser saggio, assennato o prudente”.
Alla fine, tanto è stato il senno, tanta la saggezza e tanto il sapore, che questo classe 1992 originario di Santa Maria di Licodia, centro di 8000 abitanti ai piedi dell’Etna, lo scorso 16 novembre è salito sul palco dell’Auditorium Paganini di Parma a ritirare la sua bella stella Michelin, riconoscimento, a memoria d’uomo, mai assegnato a un locale nella città del Liotru.
«È stata una scommessa rischiosa sotto tutti i punti di vista, – prosegue – ci siamo proposti a un mercato completamente sconosciuto, ordinavo le materie prime direttamente ai produttori perché né io né i miei collaboratori conoscevamo agenti e fornitori, la nostra rete contatti è stata costruita da zero giorno dopo giorno».
Una scommessa rischiosa sì ma, alla luce dei fatti, vinta: «Durante la settimana vedere la sala vuota o mezza vuota ti demoralizza e fa nascere tanti dubbi sulla strada che hai deciso di percorrere. In questi momenti è stato fondamentale il passaggio di tanti colleghi de Le Soste di Ulisse, chef siciliani noti, tra cui Ciccio Sultano e Pino Cuttaia, che sono stati qui, hanno provato i piatti e mi hanno incoraggiato a continuare. Anche se il ringraziamento più grande va alla mia famiglia, in particolare a mio padre, che mi ha sempre sostenuto, e a Roberta Cozzetto, compagna nel lavoro e nella vita».
Come il cuoco: «La passione per la cucina parte da lontano, da bambino ogni domenica aiutavo mia nonna a preparare il pranzo. A 13 anni, alcuni amici di famiglia proprietari di un ristorante mi hanno permesso di accedere alle loro cucine per avere un’idea delle attività che si svolgevano all’interno. L’anno dopo mi sono iscritto all’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri di Nicolosi (Catania) e, nei periodi estivi, ho frequentato cucine di hotel importanti in Calabria, dove ho capito come funzionava il lavoro in brigata nelle cucine dei grandi numeri».
Charlotte limone, zafferano, mandorla e cioccolato bianco
Eppure, per uno chef è forse più facile ideare dei piatti piuttosto che definire in maniera perentoria lo stile della sua proposta: «Io credo che la cucina creativa sia una sorta di linguaggio personale che ogni cuoco usa per esprimersi: nuovi modi di utilizzare le materie prime, accostamenti inediti, preparazioni innovative. La mia cucina in primis deve valorizzare il singolo prodotto e nel piatto si devono celebrare gli ingredienti del mio territorio esaltandoli con tecniche apprese nelle mie esperienze internazionali e contaminandoli con ingredienti alloctoni sempre al servizio del gusto e dell’intensità. L’obiettivo è elevare l’ingrediente siciliano a preparazione internazionale».
Risotto "riserva 7 anni", mantecato al Ragusano DOP, cardamomo, sugo all'aglio nero
Un premio prestigioso si deve festeggiare: «Assolutamente sì, si brinda ma non ci si rilassa. La stella Michelin è un bell’inizio, ma ora bisogna più che mai compattarsi, consolidarsi e rafforzarsi per confermare il successo e migliorare quello che è stato fatto finora». Sapio. Per aspera ad astra.
Sapio Via Messina, 235 Catania +39.095.0975016 Chiuso l'intero lunedì, a pranzo il martedì e il sabato Prezzo medio 60 euro, menu degustazione 40, 60 e 80 euro
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016