Grandi bollicine, ma anche ottimi cocktail a base di distillati di qualità, nell'abbinamento con l'alta cucina, in un pairing per molti versi ancora per noi inconsueto ma che può risultare estremamente affascinante: è una tendenza sempre più diffusa in tutto il mondo e che poco a poco, con quella maggior ritrosia tipica dei Paesi di forte tradizione enologica, sta penetrando anche in Italia. Non si tratta, va detto subito, di "adeguarsi" a concetti internazionali da adottare come adesione semplice a un trend; bensì di esplorare una nuova frontiera, che può fornire spunti assai interessanti agli stessi nostri chef. Un'arma in più, non una caratteristica identitaria in meno.
Francesca Terragni, direttore Marketing e Comunicazione di
Moët Hennessy Italia, gode di una posizione privilegiata per intercettare, analizzare, persino questo andamento del mercato. In fondo,
Moët Hennessy è partner di
Identità Golose Milano proprio per tale ragione... E proprio da questo iniziamo la nostra chiacchierata.

La sala di Identità Golose Milano
MOËT HENNESSY A IDENTITÀ GOLOSE MILANO - «Siamo con voi - spiega la
Terragni - perché intercettate perfettamente una "vocazione" che è cara anche a noi, e da tempo. Mi spiego meglio: assistiamo a una crescita sempre più entusiasmante dell'interesse per i viaggi gastronomici, occasioni per scoprire uno chef, la sua cucina, ma anche un territorio coi prodotti locali. Voi "semplificate" tutto ciò, portando direttamente gli chef con le loro prelibatezze a Milano; in questo senso, da un lato fornite una sorta di
servizio alla città, dall'altra consentite di approcciarsi a tanti stili diversi di alta cucina, nel medesimo luogo e potendo comodamente scegliere compulsando il vostro calendario, e magari stimolando l'utente, poi, a far visita allo chef vostro ospite anche nel suo ristorante d'origine. È la quadratura del cerchio: a noi quest'idea è molto piaciuta, perché avvicina nuovi utenti al segmento e li spinge a fare esperienze gastronomiche di alto livello».

Un piatto di Ciccio Sultano a Identità Golose Milano, abbinato con uno champagne Moët & Chandon
ABBINAMENTO CHAMPAGNE-ALTA CUCINA - «Quanto dicevo sopra risulta ancora più significativo se si considera quanto ci stiamo spendendo per diffondere sempre più un concetto: lo champagne (ricordiamo che
Moët Hennessy significa brand quali
Dom Pérignon,
Krug,
Ruinart,
Veuve Clicquot e
Moët & Chandon,
ndr) non è più solo "la bottiglia delle feste", va insomma oltre l'identità - tradizionale, in Italia - di bollicina prestigiosa da gustare in occasione di una ricorrenza importanze, che sia il Capodanno, un matrimonio o così via. Ma possiede una vocazione naturale all'abbinamento con l'alta cucina; è un suo complemento. Così, quale miglior occasione di dimostrarlo, che in associazione coi vostri menu, e tenendo conto della vocazione internazionale che da sempre ha
Identità Golose? Lo champagne innaffia tutte le occasioni belle della vita, e ci sta; ma è anche una componente che si sposa splendidamente e con versatilità alla gastronomia, soprattutto in alcune sue tipologie, penso ai millesimati. È un concetto che vogliamo rafforzare sempre più, perché possiede un grande potenziale di crescita».
ABBINAMENTO MIXOLOGY-ALTA CUCINA (CON ENRICO BARTOLINI) -
Moët Hennessy significa grandi champagne ma anche distillati e liquori di qualità (vodka
Belvedere, cognac
Hennessy, whisky
Glenmorangie e
Ardbeg,
ndr), sempre più funzionali alla mixologia. «È un fronte nuovo... L'abbinamento tra cocktail e alta cucina in Italia fa i primi passi, ma esistono già alcuni chef-pionieri che lo propongono, legandosi a una tendenza internazionale. Si apre dunque un orizzonte inesplorato, anche per noi che abbiamo prodotti di gamma alta nel nostro carnet. Stiamo a questo proposito per partire con un progetto firmato vodka
Belvedere che prevede l'
all day dining: abbinamenti di alcuni cocktail appositamente creati, a base
Belvedere appunto, con i piatti di
Enrico Bartolini. Non a caso abbiamo scelto lo chef più stellato d'Italia! Apriamo una prospettiva diversa, anche per lui, per sua stessa ammissione».

I vigneti dai quali nascono gli champagne Moët Hennessy
LUSSO O ESPERIENZA? - Alta cucina,
hôtellerie di prestigio (del gruppo fan parte anche i marchi
Belmond,
Cheval Blanc e
Bulgari hotels,
ndr), champagne, mixology... «Mi chiedo io stessa se la parola "lusso" sia quella oggi più idonea a qualificare questo segmento in forte crescita. Io parlerei piuttosto di "esperienza": se uniamo il buon bere, l'alta cucina, l'ospitalità di qualità, il viaggio alla scoperta di un territorio e dei suoi prodotti, ecco tutto rientra all'interno di un concetto generale di esperienza. È quella che noi stessi di
Moët Hennessy creiamo attorno ai nostri prodotti, cosa che li fa distinguere dagli altri sul mercato. Ecco: prima con il congresso, ora anche con l'hub internazionale della gastronomia, voi stessi distillate questi concetti semplificandone anche la fruizione. È un altro piano che ci accomuna».

Antonia Klugmann a Identità di Champagne - Atelier des Grandes Dames, la sezione di Identità Milano 2019 in collaborazione con Veuve Clicquot
MOËT HENNESSY AL FEMMINILE - «Lancio un appello attraverso
Identità Golose. È infatti incredibile: il marketing sta diventando un mestiere per donne, e come tutte le concentrazioni non va bene. Dunque invito tutti i giovani laureati di sesso maschile: fatevi vivi con noi, perché abbiamo bisogno del vostro aiuto! Scherzi a parte (ma non scherzo più di tanto...) sono pochissimi, oggi, i ragazzi che si propongono di intraprendere una carriera nel mondo del marketing, puntano più alla finanza o al commerciale. Così, oggi
Moët Hennessy si ritrova con responsabili marketing dei vari brand quasi tutte di sesso femminile. E vi assicuro, non è una mia scelta, non ho voluto a creare un team stile
girl power. La cosa, la ammetto, pare curiosa perché ci confrontiamo invece con un mondo dell'alta cucina che è dominato invece da una prevalente componente maschile, per molte ragioni: si tratta di un lavoro faticoso, di sacrificio, che impone molte ore in piedi, in ambienti caldi e umidi, con poco (o nessun) tempo a disposizione per la vita famigliare. Anche per queste ragioni, siamo partiti anni fa con un progetto di supporto alle donne chef: è diventata col tempo una vera e propria vocazione per
Veuve Clicquot - in questo, onorando il nome di madame
Clicquot. Così oggi, a una segmentazione di mercato differenziata in base ai vari brand fa riscontro anche una differenziazione nella comunicazione, nel rispetto di un concetto comune e che mi è particolarmente caro, quello del
living for a cause:
Dom Pérignon interagisce soprattutto con i grandi stellati,
Krug coi talenti fuori dagli schemi,
Veuve Clicquot con le chef donne, e così via. In generale, cerchiamo sempre di creare un legame forte con gli chef, declinati via via in base al marchio di riferimento. Si è creato un rapporto di reciprocità, che poi era il nostro obiettivo».
Moët Hennessy, gli chef,
Identità Golose Milano: la quadratura del cerchio.