19-09-2015
Luca e Martina Caruso, fratello e sorella, lui tra sala e accoglienza, lei a guidare la cucina di un albergo di rara, serena bellezza sull'isola eoliana di Salina, il Signum, aperto dai loro genitori nel 1988
Il caso, i genitori, un amore portano ognuno di noi ovunque nel mondo e alcuni di questi punti ci entrano nel cuore e contribuiscono a formare la nostra geografia emotiva, sentimentale. A me è via via successo con Levanto, Paxos e il Salento prossimo a Leuca, Are e la Svezia, gli spazi vuoti dell’Australia, meno Colorado, Arizona e canyon in zona. Le Eolie no, almeno non ancora visto che ho messo piede da poco – e a sessant’anni – in una sola delle sette isola che ne compongono l’arcipelago, sette in tutto.
Parlo di Salina, la secondo dopo Lipari per estensione ma prima per ricchezza amministrativa. Poco più di 2mila anime riescono a spezzarsi in tre comuni, Leni, Malfa e Santa Maria Salina, quando tutte le altre sei isole, quasi 12mila residenti, compongono Lipari e stop. E poi ci si chiede come risparmiare soldi pubblici.
Una prima volta a Salina per appena 24 ore, e con mare mosso, pioggia e traghetti fermi, ma anche il calore della famiglia Caruso all’hotel Signum a Malfa, telefono +39.090.9844222, quattro stelle nella classificazione commerciale ma una galassia intera quanto a bellezza, energia, piacere, luce, orizzonti, varietà d’insieme perché sono più strutture una accanto all’altra, un albergo che si sviluppa in orizzontale, con la spa all’aperto e il tempo che rallenta perché è inutile avere fretta in quello spazio e tu ti devi adeguare.
Il Gambero rosso di Salina, ricotta di Vulcano e acqua di pomodoro nella foto di Stefano Butturini
Per trovare un difetto, giusto perché la perfezione non è di questo mondo – e di nessun altro -, nella mia suite, una studio-salotto e una stanza da letto con vasca da bagno per due nell’angolo opposto al letto, il tavolo dove poter lavorare era più un tavolino ma io sono anche uno che tende a occupare ogni centimetro libero. Probabilmente non faccio testo e nessun’altro ha pensato gli manchi una spanna in larghezza.
Pioveva, niente spa, ma merenda (era ormai tardi per pranzare) e cena sì. Martina Caruso ha tolto ogni freno. A metà pomeriggio, i due bocconi si sono rivelati Gambero rosso di Salina crudo (e condito, ndr) e finto Uovo occhio di Bue di mandorla e maionese; Crudo e cotto di ricciola (ottimo il cotto); superba Insalata stromboliana con lattuga, capperi, melanzane sottolio, pomodori secchi e ricotta infornata; per dessert una Zuppa di latte, cioccolato, caffè e carrubba. E il vino? Uno: Terzavia Marco De Bartoli, Brut Metodo Classico 2012.
Signum: la camera da letto della stanza numero 18. Da tornarci
Subito un piatto geniale, di spessore e ardito: Bagnacauda con ricci di mare, il Piemonte e il mediterraneo sposi. Quindi un ottimo Gambero rosso di Salina, ricotta di Vulcano e acqua di pomodoro; meno il gambero con gelato alla mandorla e bottarga di tonno. E meno ancora Totano & Piselli, il solo passaggio da ripensare. Si sarebbe tornati a volare con le Cozze lardellate con lenticchie di Ustica; Linguine con latte di mandorla e vongole; Carbonara di mare; Sorbetto arancia, finocchietto e pangrattato; Dentice con pelle croccante, finocchio, finocchietto, pompelmo e maionese agli agrumi; Assoluto di triglia e zenzero fino all’atto dolce: Mousse di yogurt, mela, basilico e limone.
Nota finale: il Signum chiuderà il 31 ottobre, un sabato, stesso giorno dell’Expo milanese. Riaprirà a marzo con l’arrivo della primavera.
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi