30-12-2014
Fra pochi giorni, volenti o nolenti, l’atmosfera sarà frizzante. A qualcuno salteranno i nervi, a molti salteranno i tappi. Quelli realizzati apposta per resistere fino a 10 atmosfere di pressione generata dall’anidride carbonica prodotta dai Metodo Classico durante la seconda fermentazione in bottiglia. In molti faranno il botto.
I più bravi non stringeranno la bottiglia al collo per evitare di perdere 1/3 del vino e di battezzare gli ospiti. I bambini, non potendo ancora brindare, si contenderanno i funghi di sughero finiti sotto il tavolo o dietro le tende. La coda lunga dei festeggiamenti natalizi sfocerà nella notte di San Silvestro e nei calici, ancor prima di mezzanotte, andranno in scena fuochi d’artificio di perlage. Senza dimenticare i grandi classici della spumantistica italiana e internazionale ci permettiamo di proporvi alcune hit suonate da vitigni poco cononosciuti, almeno nella loro veste brut o più o meno dosata.
Xenium Brut, Domini Dauni La spumantistica non è da lei. Stiamo parlando della Puglia, da sempre vocata a vini rossi setosi e piacioni. Eppure c’è un vitigno, il bombino, che da alcuni anni dà il meglio di sé quando fermenta. Il Brut Xenium dell’azienda Domini Dauni, distribuito da Lungo la via Francigena, è vinificato in acciaio, imbottigliato dopo 6 mesi e affinato per 36 mesi sui lieviti. Per essere un vino che ha ancora pochi occhi, nasi e bocche addosso si presenta come un veterano dei metodi classici. Colore paglierino brillante, naso croccante di crosta di pane e agrumi e bocca di gherigli di noce con una lunghissima persistenza.
Profilo, Picchioni Ognuno di noi ha un profilo facebook, tenuto in vita da aggiornamenti serrati e frammenti di esistenza degna di essere resa pubblica, a torto o a ragione. Anche Andrea Picchioni ha il suo Profilo, qualcosa che è stato avviato 11 anni fa e che non si adatta ai voyeuristi dei giorni nostri. Uno spumante simile è anacronismo puro, inadatto per il mondo che vuole tutto e subito e che quando dici pazienza…ah sì la canzone dei Guns. Oro nel calice, materia in bocca. Un blend di Pinot Nero e Chardonnay che al primo assaggio investe con la sua grassezza da caramella mou e miele di castagno, poi si rivela con una bollicina fitta e persistente e, nonostante l’età, fresco e pieno di energia. È uno spumante di grande struttura da tutto pasto escluso l’antipasto.
Franciacorta Pas Dosé Riserva “QdE” 2007, Il Mosnel Il Mosnel è una celebre cantina franciacortina. Ma è anche una delle poche che utilizza il Pinot Bianco nelle sue cuvee. Per il Riserva “QdE”, almeno 60 mesi sui lieviti, la presenza di questa uva a bacca bianca è addirittura al 40%. Questo le dà pieno diritto di stare nella nostra shortlist festaiola alternativa. Bollicine fini e persistenti, note agrumate che inebriano l’olfatto. In bocca è squillante e il pinot bianco fa riverberare la sua acidità naturale donando a questo vino una beva incredibile e una prospettiva di invecchiamento di molti altri anni.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.