10-04-2024

Le emozioni del Vinsanto di Marchesi Gondi. Anche (e soprattutto) a cena

Salato Stil Novo, con l'abbinamento ai piatti di Vito Mollica. Una perla enologico, ma si tengano lontani i cantucci

Il Master of Wine Gabriele Gorelli con i fratelli

Il Master of Wine Gabriele Gorelli con i fratelli Lapo e Gerardo Gondi e il marchese Bernardo Gondi

«Se qualcuno mette i cantucci nel Vinsanto, gli taglio le mani». Il marchese Bernardo Gondi lo dice sorridendo, ma su questo non ha dubbi: una perla enologica come il Vinsanto non deve essere rovinata con l’abusata ed errata pratica di intingere i cantucci.

Quando Bernardo Gondi parla del suo Vinsanto del Chianti Rufina “Cardinal de Retz”, gli brillano gli occhi. Tra tutti i vini della Marchesi Gondi - Tenuta Bossi, probabilmente è quello a cui è più legato affettivamente. Tanto da volergli dedicare un’intera cena a palazzo Gondi, nel cuore di Firenze, che dispone di una fantastica terrazza affacciata su gran parte della città, con l’abbinamento di varie annate di Vinsanto ai piatti dello chef Vito Mollica.

Il Vinsanto a tavola: una splendida tavolozza di colori

Il Vinsanto a tavola: una splendida tavolozza di colori

Per spiegare quanto Bernardo Gondi tenga a questi vini, è intervenuto il figlio Gerardo, con una battuta: «Uno può decidere come spendere i propri i soldi, comprando una barca o giocando a carte, ma lui ha deciso di farlo nel Vinsanto». Una scelta di passione, o meglio, di amore.

Una storia che parte da lontano. «Era il 1972 e avevo 21 anni – ha raccontato il marchese Bernardo Gondi – Mio padre mi disse: “Vieni ad aiutarmi in azienda, altrimenti la vendo”. Ho iniziato a discutere con mio padre, gli ho chiesto di avere mano libera in cantina. E così fu». La Marchesi Gondi – Tenuta Bossi è costituita da 315 ettari, di cui 20 a vigneto, 35 a oliveto ed i restanti a boschi e seminativi.

La vista dalla terrazza di Palazzo Gondi

La vista dalla terrazza di Palazzo Gondi

E il Vinsanto già esisteva. «Quando sono andato dai Frescobaldi, già si conosceva il Vinsanto del Marchese Gondi. Così mi sono reso conto della passione che c’era attorno a queste bottiglie».

Arrivato in azienda, Bernardo Gondi iniziò a lavorare per rendere questo prodotto ancora migliore. «Avevo deciso di togliere la Malvasia, perché secondo me non era particolarmente adatta, lasciando solo il Trebbiano – ha spiegato – Ai tempi, poi, si teneva in caratelli per cinque anni, mentre ora aspettiamo minimo 12 anni, prima di metterlo in bottiglia, dove rimane ancora almeno per un anno».

Il Vinsanto del Chianti Rufina “Cardinal de Retz” del 1988: un autentico capolavoro

Il Vinsanto del Chianti Rufina “Cardinal de Retz” del 1988: un autentico capolavoro

È il Rinascimento di un grande vino, che diventa ancora più grande se abbinato ai piatti salati e non ai dolci. Da qui la cena intitolata proprio Salato Stil Novo, con i piatti dello chef Mollica, gli interventi del Master of Wine Gabriele Gorelli, sotto l’occhio attento del marchese Bernardo Gondi e dei figli Gerardo e Lapo.

Le annate assaggiate del Vinsanto del Chianti Rufina “Cardinal de Retz” sono state 1988, 1997, 1999, 2000, 2001, 2002 e 2006, ma l’ordine scelto non è stato quello del millesimo, bensì si è preferito cercare il giusto abbinamento con i piatti di Mollica, andando alla ricerca di un equilibrio “insolito” tra il vino dolce e i piatti salati.

I vini degustati

I vini degustati

Un esperimento molto ben riuscito: se l’abbinamento con i formaggi diventa ormai quasi scontato, non è così con un risotto agli agrumi con cibreo di rigaglie, che ha trovato uno splendido abbinamento con il Vinsanto 1999, nonostante i ben 177 grammi di zucchero residuo del vino, che poi si equilibravano con un’acidità notevole. Un emozionante Vinsanto 1988 ha poi trovato il matrimonio perfetto con la Quaglia farcita con albicocche secche e salsa di fegatini. Ma in generale, tutta la cena è stata praticamente perfetta sotto ogni aspetto, con l’aperitivo prima e poi il caffè finali serviti sulla splendida terrazza del palazzo rinascimentale.

Il Vinsanto è una perla, da non lasciare nascosta in un cassetto, ma da “indossare” con orgoglio.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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