06-09-2022

Descendientes de J. Palacios: fare vino nel Bierzo

L’azienda conta 35 ettari vitati coltivati in biologico e biodinamica in una delle regioni emergenti del vino spagnolo

«Siamo una regione vinicola con enoturismo quasi pari a zero. Eppure siamo in un luogo speciale». Così racconta Ricardo Pérez Palacios accogliendoci per la visita a Descendientes de J. Palacios, 35 ettari vitati coltivati in biologico e biodinamica, suddivisi in oltre 220 parcelle nel Bierzo, una delle regioni emergenti del vino spagnolo che solo negli ultimi due decenni ha iniziato ad attirare l’attenzione degli appassionati e operatori del settore. E l’azienda di Ricardo - fondata dalla famiglia nel 1998 - ha contribuito in maniera decisiva a far conoscere nel mondo il nome di una zona, che adesso vedremo, è assai peculiare.

A oggi in Bierzo - nordovest della Spagna, in Castilla y León anche se «qui molti parlano gallego»- si contano 3mila ettari vitati, ma negli anni ’90 erano circa il doppio. Si tratta di una valle fra montagne alte 2mila metri, che riposa su una faglia tettonica, con un microclima speciale, posta com’è fra l’Atlantico e l’altopiano della Spagna centrale. I terreni sono argillosi, con un alto contenuto di ferro. Le vigne, che vanno dai 450 fino ai 1000 m sul livello del mare, sono mediamente vecchie, con alcune piante che superano i settant’anni.

A portare quassù la viticoltura furono, neanche a dirlo, i Romani, ma lo sviluppo nel tempo si deve al cammino di Santiago che passa poco distante. E il paesaggio che compare ai nostri occhi è opera «del lavoro agricolo accuratissimo degli abitanti nei secoli, che hanno seguito e assecondato la flora per metà atlantica - per esempio il castagno, che cresce nelle zone più umide - e per metà da clima temperato, come appunto la vite, all’epoca ritenuta meno utile e piantata nei luoghi peggiori per chi coltivava ma migliori per la pianta!» commenta Pérez Palacios.

Che si è trovato quindi in mano tutta questa biodiversità e ha cercato “di darle un senso”, lasciando per esempio coesistere i vecchi impianti di vigne in pendenza su uno dei lati della collina su cui sorge la cantina, e sull’altro fianco il bosco e castagni e ciliegi. Proprio in quell’equilibrio naturale sperimentato nei secoli.

L’azienda produce circa 400mila bottiglie all’anno che vinifica dal 2017 nella nuova cantina - opera di un celebre architetto spagnolo - che si trova a qualche km di curve dal paese di Villafranca del Bierzo, dove invece era la sede originaria.

 I vini prodotti vanno dall’etichetta di entrata Petalos - un vino con uve da tante parcelle, floreale e balsamico che racconta dell’influsso del mare senza dimenticare la roccia - all’estremo de La Faraona, alcune centinaia di bottiglie all’anno da un’unica parcella di Mencía, bottiglia che (non) si trova in vendita a oltre mille euro. Nel mezzo ci stanno espressioni diverse del Bierzo. Il Corullón, scorza di bergamotto, un finale lunghissimo in bocca, esile in entrata ma di grande complessità; Moncerbal, tagliente, minerale, un vino in cui si sente il suolo e che ricorda per finezza e struttura un pinot nero; Las Lamas, vinoso, con una struttura importante, note pepe bianco e pera matura in un equilibrio notevole.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Amelia De Francesco

Napoletana di nascita e lucchese di adozione, parte dalla critica letteraria per arrivare poi a raccontare di cibo e di vino (che sono anche le sue passioni). Adora viaggiare e va matta per la convivialità che si crea intorno alla tavola

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