"Perla nera del Mediterraneo". Così viene chiamata Pantelleria, isola dalla natura vulcanica, paradiso naturalistico di rara bellezza, mare cristallino e coste rocciose, sferzata dal vento per gran parte dell’anno, terra selvaggia e ruvida, irresistibile d’estate e ricca di fascino in inverno. E proprio nella stagione “fredda” che è possibile scoprire la vera natura dell’isola, quando rimangono solo i panteschi o qualche turista straniero e si sente solo il rumore del mare e del vento che muove le foglie della vite e degli ulivi.
Quando l’autunno comincia a fare capolino e i ritmi cambiano e il tempo sembra fermarsi, qui è ancora possibile passeggiare sotto il sole caldo, esplorando cantine e vigneti (e se siete fortunati mangiare l’uva zibibbo essiccata direttamente sul grappolo) alla scoperta delle bontà enogastronomiche.
Passitaly – la rassegna dei vini Passiti del Mediterraneo – celebra tutto questo, chiamando a raccolta una selezione di aziende produttrici di vini passiti dolci naturali di Pantelleria che, insieme a pochi altri territori viticoli europei, esprime e rende chiaro il concetto della viticoltura eroica e delle produzioni di pregio.

Il giardino pantesco di Salvatore Murana
Terra assolata e ricca, Pantelleria produce un’ampia gamma di vini bianchi da vitigni di uve Zibibbo, la cui pratica della vite ad alberello è patrimonio
Unesco dell’Umanità. I vigneti sono terrazzati con muri a secco di pietra vulcanica e coltivati principalmente con il metodo “in conca”, ovvero piantati in buche poco profonde nel terreno, per proteggerle dal vento e dalla salsedine e trattenere la scarsa umidità del terreno (il 2016 è stata un annata con piogge scarse e molto caldo). Un vero e proprio spettacolo della natura quello che offrono le colline a picco sul mare così terrazzate, filari che disegnano i rilievi dei colli nei colori caldi e armoniosi del giallo, verde e rosso.
Solitamente la vendemmia avviene già nel mese di agosto affinché i grappoli raccolti possano essiccare al sole e al vento sui tradizionali stinnituri con cui si produce il celebre Passito (chiamato anche oro di Pantelleria) risultato perfetto di tutto ciò che l’isola può offrire. Subirne il fascino è facile, capirne la potenzialità non è da tutti, ma qualcuno c’è riuscito e con ottimi risultati. Stiamo parlando di quattro tra le aziende più interessanti dell’isola -
Marco De Bartoli,
Murana Vini,
Donnafugata e
Cantina Coste Ghirlanda – ognuna dislocata in zone differenti con caratteristiche territoriali simili ma diverse, di cui proviamo a schematizzare l’essenza.
Marco De Bartoli «era un pazzo ma anche un visionario: il passito era il vino di Pantelleria e bisognava tornare alla origini, al terroir». Fu tra i primi a venire a Bukkuram (in arabo significa “Il padre della vigna”) per produrlo e ancora oggi i suoi figli mantengono la tradizione famigliare nella coltivazione, cura, vendemmia ed essicazione delle uve «proprio come faceva papà».
Non fatevi intimidire dall’aspetto burbero di
Salvatore Murana, in realtà ha solo molta voglia di raccontare quanto sia difficile coltivare la vite sull’isola ma anche quanto sia felice di quello che la terra gli offre ogni giorno. La sua Isola nell’Isola, Mueggen, è un luogo magico dove potrete degustare ottimi vini, formaggi, pane, olio extra vergine di oliva e farvi raccontare un sacco di piccoli anedotti sull’isola.
Donnafugata è sinonimo di famiglia, passione e stile e qui la famiglia
Rallo, tra vigneti secolari e un meraviglioso giardino pantesco con vista sul mare, ha saputo ricreare un luogo magico dove la l’ospitalità regna sovrana, preservando l’ambiente e contribuendo alla prevenzione dell’erosione del suolo e alla tutela del paesaggio.
Infine una donna a capo delle
Cantina Coste Ghirlanda:
Giulia Pazienza Gelmetti, ex giocatrice della nazionale di basket, abruzzese di nascita ma pantesca d’adozione, vive tra Roma e Pantelleria e si divide tra la vita di campagna e la città, l’enoteca in mezzo ai vigneti e il resort di lusso Sikelia, innamorata di quest’isola di contrasti e di nuove sfide come quella di produrre il suo vino.