27-11-2020
Un "classico contemporaneo" Risotto alla milanese, nella rilettura di Cesare Battisti, chef del Ratanà di Milano. Ricetta e foto (di Silvia Luppi, come le altre) si trovano nel bel volume Cucina milanese contemporanea che lo stesso Battisti firma insieme a Gabriele Zanatta e con Gianluca Biscalchin a illustrare il tutto, Guido Tommasi Editore
La forza della cucina a Milano sta nella sua capacità - inferiore a qualche capitale europea, ma molto superiore a qualsiasi altra città italiana - di essere caleidoscopio di sapori provenienti da mille parti diverse. E non parliamo solo di sushi e kebab, ma anche di cannoli e panzerotti, scialatielli e fiorentine. Si potrebbe dire che la forza della cucina di Milano sta nel fatto stesso che non sia più milanese tout court. Ma non sarebbe del tutto corretto: perché la nuova identità specifica della tavola in città, acquista ormai da un po' di anni, risiede proprio nel suo consolidato cosmopolitismo, nella sua attitudine a esplorare nuove vie, a volte effimere e che lasciano poca traccia, altre volte più stabili, ma in alcuni casi così di successo da entrare in qualche modo - per adozione - nell'ambrosiano patrimonio gastronomico, e dunque culturale.
Se escludiamo certe tristi tendenze modaiole per fortuna transitorie per loro stessa natura, non c'è nulla di male in tutto questo; anzi, è un modello fertile e un dato che in fondo rafforza l'immagine stessa e la natura del capoluogo lombardo come luogo di dinamismo aperto al mondo, "Milano rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore" diceva l'iconica pubblicità dell'amaro Ramazzotti, negli anni Ottanta. Questo è un aspetto di Milano, piaccia o no. Fa parte della sua essenza.
Biscalchin, Battisti e Zanatta davanti al Ratanà
Una lettura quest'ultima persino ottimista, perché l'operazione gastronomica di Battisti, raccontata nel volume da Zanatta con il suo consueto stile armonioso, quasi musicale, ci sembra sia ancora troppo isolata, affidata alla buona volontà e alla sapienza di pochi. Ma la strada intrapresa è quella giusta. E Cucina milanese contemporanea ne diventa pietra miliare, punto di riferimento per proseguire (sarebbe infatti davvero un peccato rimanesse un'iniziativa senza seguito): c'è un patrimonio da spolverare, ammodernare e mettere in pentola, per suturare quella cesura netta tra il passato che non c'è più e un oggi fin troppo proiettato verso la nuova frontiera.
Ossobuco
Spiedini di lumache
Rusumada e pan meino
E, per finire, è quindi una scelta azzeccata, a fronte di una fama non del tutto immotivata che vuole la cucina milanese prettamente invernale, pesante, ricca di grassi, per questo ben poco adatta al dinamismo dell'oggi, che il libro ponga come primo dei tredici capitoli in cui è diviso (in tutto presentano 72 ricette, più un florilegio di curiosità, anche di natura storica; di consigli sulla qualità e sulla stagionalità dei prodotti da acquistare, con l’indicazione di fornitori di fiducia) quello dedicato alle verdure, con un'intuizione che risulta quanto di più gastronomicamente contemporaneo ci possa essere.
Cassoeula
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
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