Con l’ennesimo tutto esaurito e un contenutissimo festeggiamento, di riffa e di raffa il Ratanà ha spento 10 candeline. Facile dire ora che i fully booked arrivano per merito della posizione fortunata: è vero, siamo a Porta Nuova, il cuore pulsante della città e hanno aperto attorno anche la Biblioteca degli Alberi, un ampio intreccio di sentieri verdi che dà respiro ai nuovi grattacieli. Ma quel 20 ottobre 2009 attorno c’era solo un grande cantiere e tante incognite che non scoraggiarono Cesare Battisti e Danilo Ingannamorte (quest’ultimo andato a fondare, poco tempo dopo, l’Erba Brusca) dal trasformare questa piccola stazione di posta in trattoria contemporanea.
Il successo del modello Ratanà non si misura solo contando i coperti che macinano 7 su 7, a pranzo e cena, ma gli allievi che Battisti è riuscito a formare nel tempo attraverso l’esempio silenzioso: i cuochi di Belé, Distreat e Nebbia sono passati di qui; hanno tutti mandato a memoria le 10 massime del cuoco, un signore che pensa a realizzare piatti comprensibili, ad alleggerire le grevità della cucina milanese, a insistere su temi quali stagionalità, freschezza, sostenibilità economica e gastronomica.
Tutto questo al cliente non verrà mai fatto pesare perché al Ratanà si viene soprattutto per “stare bene”: ognuno sa come comportarsi per farti trascorrere due ore in santa pace. Il resto lo fanno i risotti – i migliori in città -, i pesci d’acqua dolce e le verdure che si spostano dal ruolo di comprimarie della tavola, conquistandone il centro.
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Tavoli all'aperto
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classe 1973, laurea in Filosofia, giornalista freelance, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose dalla prima edizione (2007), collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso diverse scuole e università.
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