Identità Golose compie 10 anni ma non è il momento di compiacersi, piuttosto di guardare avanti, dice Paolo Marchi aprendo la seconda edizione di Identità di Sala. Ed è davvero una maniera intelligente di pensare al futuro della ristorazione italiana quella di chiamare nuovamente sul palco i protagonisti, spesso silenti, delle sale più prestigiose e accoglienti. Nata da un'idea di Giuseppe Palmieri – che anche quest'anno apre la giornata presentato da Federico De Cesare Viola e preceduto da Alfredo Zini, presidente della Fipe che insieme all'Ebnt crede fortemente nel valore dell'accoglienza - sembrava irrealizzabile per la difficoltà di mettere in scena un lavoro fatto di sensazioni rispetto alla concretezza di piatti e ingredienti.

Giuseppe Palmieri dell'Osteria Francescana di Modena. All'estrema destra, Denis Bretta, maitre del ristorante 3 Stelle Michelin
Ma la professionalità sta anche in questo, e il lavoro di sala si basa appunto su una rappresentazione perfetta. Niente piatti, ma tanti bicchieri sul tavolo per l'intervento di
Palmieri che, coadiuvato dall'intero staff di sala e cantina dell'
Osteria Francescana, propone tre drink leggeri e profumati per scardinare le regole dell'abbinamento e ripensare l'interazione tra cucina, sala e cantina. Erbe spontanee, chicchi di caffé, bevande analcoliche, vino e distillati miscelati per abbinamenti spiazzanti con la cucina di
Bottura. Ancora bicchieri – con un Negroni invecchiato in botte di Bourbon – accompagnano
Jeff Katz e
Andrea Sbrizzo, che raccontano
Del Posto, unico ristorante italiano ad avere le 4 stelle del
New York Times.
Introdotti da un video che mostra l'elegante locale di
Joe e Lidia Bastianich e
Mario Batali snocciolandonumeri
monstre – 8.000 mq, 200 dipendenti, 3.550 bicchieri e 4 pianisti, solo per dare l'idea –, i due offrono una grande lezione di management dando una risposta quanto mai concreta all'annosa questione: come coniugare numeri e qualità? Risposta riassumibile in un servizio eccellente dove non c'è spazio per la negatività (e per gli ego ipertrofici), ognuno lavora per l'obiettivo comune (e per una giusta paga) e sala e cucina lavorano sulla stessa lunghezza d'onda.
Più intimista l'intervento di
Alessandro Roscioli che nel 2002 col fratello
Pierluigi ha dato vita al primo format che unisce bottega e ristorante. Provenienti da una famiglia di fornai, si sono ritrovati a fare i ristoratori quasi per caso, e per incoscienza. L'esperienza quotidiana, la conoscenza dei prodotti e un buon lavoro in sala per trasmettere tutto ciò, senza mai fare la lezione, sono alla base dell'odierno successo di
Roscioli, bissato ora con
Romeo Chef&Baker insieme a
Cristina Bowerman.

Da sinistra, Federico De Cesare Viola, presentatore della giornata, Bruno Scavo e Julia Scavo
La cantina è protagonista dell'intervento di
Julia e
Bruno Scavo, coppia di sommelier di stanza in Costa Azzurra. Di lei,
Bruno dice che sa parlare di vino con poesia e delicatezza. Di lui,
Julia racconta la passione con cui trasmette l'amore per le etichette che sceglie. Lavorano in due luoghi molto diversi, con approcci differenti e complementari: lui in una prestigiosa struttura di Montecarlo in cui l'abbinamento si basa sui piatti, lei in un noto ristorante di Nizza dove i piatti nascono a partire dai vini. Base comune, il rispetto del cliente che va guidato senza mai forzarlo.
Due i punti principali dell'intervento di
Marco Mancini, giovane maître del
Verdura Golf&Spa Resort di Sciacca. Da un lato l'organizzazione quasi sartoriale del servizio in una struttura di lusso con 4 diversi ristoranti ognuno con il suo
mood, basata su un'attenta selezione e formazione del personale e continui meeting e controlli. Dall'altro, l'interazione con uno chef “pesante” come
Fulvio Pierangelini, punto di riferimento imprescindibile. Altro format non banale per altri due fratelli:
Gian Pietro e Giorgio Damini, di
Damini Macelleria&Affini. Anche in questo caso, dal rapporto diretto tra banco e cucina nasce l'idea di affiancare la tradizione di famiglia (la macelleria, curata da
Gian Pietro) alla cucina di
Giorgio.

Alessandro Roscioli, Roscioli a Roma
In entrambi i casi, fondamentale la lezione di
Nadia e
Antonio Santini: lezione di cucina ma anche di accoglienza, declinata in maniera più informale ma con altrettanta attenzione cercando di accontentare tutti i clienti, vegetariani inclusi. Si chiude con un altro drink – un
tea punch – proposto dal trio del
Ceresio 7:
Luca Pardini, Edoardo Grassi e Marco Civitelli - giovani, determinati ma “scapigliati” quanto basta - protagonisti di un progetto imprenditoriale che unisce bar, cucina e accoglienza di alto profilo con uno stile contemporaneo, cosmopolita ma al tempo stesso profondamente italiano.