Alessandro Roscioli

 Foto Brambilla-Serrani

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Roscioli

via dei Giubbonari, 21/22
Roma
+39.06.6875287

L’imprinting di Alessandro Roscioli, classe 1970, quarta generazione a darsi il cambio nell’attività di famiglia, passa per un episodio e una consuetudine: quando accompagnò il papà Mario da Peppino Cantarelli a Samboseto, una frazione di Busseto a Parma, e l’allora settenne scoprì come dietro al banco di una drogheria potesse celarsi un paese dei balocchi; e quando, solo qualche anno più tardi, nei pomeriggi doposcuola non si dedicava ai fumetti ma a rifinire con le dita il bordo delle crostate nello storico forno di via dei Chiavari, dove poi si sporcherà le mani (fortuna nostra) anche il fratello minore Pierluigi.

Nel 1990 il padre rileva un emporio nell’adiacente via dei Giubbonari, il classico “pizzicarolo” dove il salame Milano rappresentava l’apoteosi gourmand. Ma è solo nel 1999 che i Roscioli brothers – non senza le perplessità del patriarca – decidono di dare una svolta decisa verso la qualità e iniziano a selezionare il meglio dell’artigianato alimentare italiano. Nel gennaio 2003 la seconda sterzata: il locale diventa anche ristorante. Anzi, una pioneristica salumeria con cucina, che è poi il format che sta segnando come nessun altro la contemporaneità della ristorazione.

I fratelli si distribuiscono i ruoli: Pierluigi si dedica a lieviti e farine e Alessandro prosegue il personale Phd come “filosofo del cibo”. Senza pontificare in cattedra, però, ma con molto senso pratico: “Credo molto nelle storie delle persone che si celano dietro ai grandi prodotti e nel lavoro di squadra in sala. Da Roscioli non vogliamo fare lezioni al pubblico ma dimostrare che anche specialità di grande consumo come la mortadella possono essere di super qualità. La mia gioia più grande è quando i clienti, di ritorno da un viaggio, mi portano un prodotto da assaggiare”.

Oggi il finto burbero e vero generoso Alessandro, “Cantarelli del nuovo millennio”, è in cabina di regìa di una delle destinazioni imprescindibili della Capitale: un luogo di scoperta traboccante di leccornie, che è aperto 18 ore al giorno e che viaggia a 300 all'ora, all'intersezione tra una boutique, un'enoteca e un ristorante, con eccellenze e piatti della tradizione romana celebrati anche dal New York Times. “Se devo scegliere un piatto che mi rappresenta meglio dico una pasta burro e parmigiano, perché è una sintesi di italianità e perché, come sostiene Fulvio Pierangelini – ed è questo l'aforisma che introduce il menù della casa – più la cucina è apparentemente semplice, più bisogna sorvegliare perché i margini di errore aumentano”.

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Federico De Cesare Viola

Romano, scrive di enogastronomia e viaggi sul Sole 24Ore e collabora con numerose testate, tra cui La Repubblica e L’Uomo Vogue. È docente allo Iulm e lecturer in Food Media per diversi college americani. Twitter @fdecesareviola