12-03-2019
Roberto Pennacchiotti, maître romano di Sabatini a Firenze, ristorante con due stelle Michelin nel 1962. Dopo un lungo anonimato, un anno fa ha cambiato proprietà. Ora è in mano all'albanese Julian Golemi (foto di Chiara Aiazzi)
In principio, la notte dei tempi, rigenerare sotto alla fiamma un alimento cotto tempo prima era un artificio figlio della necessità. Nel tempo, l'esigenza si trasforma in divertissement. Il primo a scrivere su un libro di cucina il vocabolo flambé, participio passato di flamber, è Vincent La Chapelle, nell'anno 1742: nel pionieristico Cuisinier Moderne, cinque volumi, il gastronomo francese cita ripetutamente la pratica di sfiammeggiare in sala polli e altri animali da cortile. Il 1895 è invece l’anno in cui, al Cafè de Paris di Montecarlo, un maldestro aiuto cuoco di Henry Charpentier dà fuoco a un pancake destinato al Principe del Galles con un distillato da 95% vol., attivando tuttavia una favorevole caramellizzazione dell’insieme. È l’inizio del mito delle Crêpes Suzette, la madre di tutti i piatti flambé.
Qualche decennio dopo, la tecnica spettacolare arriva anche in Italia. Si citano spesso gli Spaghetti ai frutti di mare che l'umbro Angelo Paracucchi cuoceva in sala dal 1974, la stagione in cui apre la Locanda dell'Angelo ad Ameglia in val di Magra, nello Spezzino. La pasta cuoce sopra alla sua lampada, ma senza fiammata, fissata su un elegante guéridon, ammaliando generazioni di clienti. Più di un decennio prima, lo stesso rituale cominciava a illuminare la sala del ristorante Sabatini di Firenze: stranamente, Internet non reca traccia di Francesco Focardi. Occorre aprire il testo Cronache Golose di Marco Bolasco e Marco Trabucco per scoprire il nome dello chef che ha tenuto accese per quasi due decenni altrettante stelle Michelin sull'insegna di via Panzani, fondata nel 1914 nelle vicinanze. Tra i piatti firma di Focardi c'erano Piselli e prosciutto, Sformato di carciofi e tutta una serie di specialità alla lampada come i Gamberi flambé e gli Spaghetti alla Sabatini, arrivate fino ai giorni nostri.
L'ingresso di via Panzani 9a, a pochi passi da Santa Maria Novella. Il ristorante si trasferì negli anni Trenta dalla vicina via Valfonda
In sala, i guéridon con lampada
Alessio Mori, fiorentino, 30 anni, chef di Sabatini
Quaglie e spinaci prima della sfiammata
Padella on fire
Quaglia marinata al gin con spinaci saltati
La preparazione degli Spaghetti alla Sabatini
Spaghetti alla Sabatini, ovvero Spaghettoni flambé all'Amatriciana
Ultimo piatto del menu flambé: Sfoglia con fragole e gelato alla vaniglia
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.