Luigi Taglienti
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Spalumma, la colomba di Giovanna Musumeci, in vendita alla Pasticceria Santo Musumeci di Randazzo (Catania)
Nella Sicilia orientale, Spalumma ha un significato ben preciso: vuol dire “vai via”, “allontanati”, “vola via”. Ma la Spalumma pasquale di Giovanna Musumeci da Randazzo, piccolo borgo etneo alle pendici del Vulcano, assume un altro significato in tempo di Covid-19 e diventa un augurio di libertà, nella speranza di tornare presto a una vita normale. Un impasto di 36 ore da lievito madre con il burro di Carla Occelli in tre versioni da 1 kg: tradizionale con arancia candita e mandorlato sopra; cioccolato fondente e massa di cacao e infine pistacchio, mandarino candito e pasta di mandarino fatto in casa con glassa al pistacchio a ricoprire. Dopo i panettoni dei periodi natalizi, per Giovanna è la prima volta della colomba pasquale. Ma la matrice del lievitato è uguale: «Con il lievito madre ho preso un impegno personale, va rinfrescato ogni giorno ed è un continuo esperimento da quando nel 2018 me lo portò Marilù Maraglino dalla Puglia», racconta, «oggi invece sto utilizzando quello di Vincenzo Tiri dopo averlo incontrato ad un corso alla Scuola di cucina Tessieri a Ponsacco».
Giovanna Musumeci nel ritratto di Damiano Brusegan
nato a Livorno e cresciuto a Menfi (Agrigento), ama la pasta, la bici e la Sicilia. Crede nelle isole perché inventano il mare e nelle bollicine perché esaltano la bellezza. Si occupa di comunicazione digitale e social network. E' autore di 5 libri
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