29-02-2024
Verjus fotografato da OnStageStudio nel 2019, sulla soglia di via Romagnosi 3, a Identità Golose Milano
«Quello che più mi interessa della cucina sono gli uomini che la fanno e quelli che contribuiscono a farla, gli artigiani. Mi affascinano le persone capaci di consacrare la loro vita a produrre carote o a dannarsi per andare a trovare dei funghi quando è la stagione. C’è qualcosa di veramente toccante in tutto questo, un concentrato di determinazione, cultura – c’è tanta cultura nella capacità di fare bene, altrimenti non funziona – e un grande coraggio. Sono persone che in definitiva producono sensatamente, in un mondo nel quale hai voglia di farti coinvolgere perché è pieno di poesia».
Sono parole, belle ed eloquenti, di Bruno Verjus, raccolte a giugno 2015 dalla nostra collaboratrice Angela Barusi (l'articolo completo lo trovate qui), due anni dopo l'apertura di Table, il ristorante parigino con cui il francese passò dalla penna alla padella, dalla professione di giornalista gastronomico interpretata ai massimi livelli, a quella di chef, interpretata con altrettanto successo: a undici anni dal taglio del nastro, sulla giacca ci sono cucite due stelle Michelin, mentre la World's 50Best vede Table come il decimo miglior ristorante del mondo, il più alto piazzamento in classifica per un'insegna transalpina.
Nel 2013, quando aveva 54 anni, annunciò la scelta, del tutto sorprendente, di lasciare il giornalismo per inaugurare il suo ristorante a Parigi, in Rue de Prague, vicino alla Gare de Lyon. Ha guadagnato la prima stella Michelin nel febbraio 2018 e la seconda quattro anni dopo.
Bruno Verjus incarna perfettamente il detto "Il cibo è cultura". Prima di aprire Table, ha esplorato la Francia per anni, non limitandosi ai ristoranti, ma incontrando produttori e scoprendo prodotti di qualità. Queste esperienze lo hanno trasformato in un eccellente autodidatta della cucina, con l'aiuto del suo mentore Alain Passard. Nel suo ristorante si celebra la Francia attraverso i suoi prodotti locali, ma non solo: «La mia mente è rivolta al futuro con una attenzione maniacale agli ingredienti, tanto che le primizie mi arrivano da un vivaio di Udine chiamato Orto felice. Non è una questione di tradizione o innovazione, due concetti che andrebbero scardinati. Io vorrei sapere cosa uno usa. Faccio un esempio. La Tour d’Argent, lì dal 1582, fa cucina classicissima ma con materie prime autentiche, fresche. Questo io desidero, l’attualità della spesa. Rifuggo dalle codificazioni e con orgoglio ricordo di potere contare su 140 differenti fornitori», come ha raccontato a Paolo Marchi, che l'ha intervistato poche settimane fa (qui si legge il frutto di quella conversazione).
Chi meglio di Bruno Verjus per portare sul palco della diciannovesima edizione di Identità Milano il tema Non esiste innovazione senza disobbedienza - la rivoluzione oggi? L'appuntamento con lo chef francese è per le 11:20 di domenica 10 marzo, nell'Auditorium di MiCo.
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Tutti i contenuti di Identità Milano 2024, edizione numero 19 del nostro congresso internazionale.
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Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare Instagram: @NiccoloVecchia
Agnese Morandi e Bruno Verjus, sommelier e chef del ristorante Table di Parigi, 2 stelle Michelin
Un'allegria intelligente, ironica, stimolante: Bruno Verjus ha portato la sua energia a Identità Milano 2024 (Tutte le foto sono di Brambilla / Serrani)