Chi da diversi mesi passa in via Fatenebenefratelli a Milano, via trafficata – e a senso unico - tra piazza Cavour e Brera, avrà visto, subito dopo la Questura, la profonda ristrutturazione dell’enorme palazzo all’angolo con corso di Porta Nuova. Agli inizi non era ben chiara la destinazione, adesso non più: sarà un albergo 5 stelle lusso, con l’ingresso sul corso. Il nome? Sorprendente visto dove sorge, anche se suona bene: Palazzo Parigi. Dà un eco di internazionalità e di fascino frizzante a un gran bel progetto che sembra ispirarsi al George V di Parigi, architetto (anche) Pierre Yves Rochon, lo stesso coinvolto dalla proprietà milanese, Paola Giambelli, architetta a sua volta e a sua volta presente con la sua mano qui nel Palazzo Parigi.
L’apertura dopo l’estate anche se sperano di acchiappare settembre e non andare oltre. Saranno 98 tra camere e suites, presidenziale compresa, dal prezzo a quattro cifre, come ricordato (il numero totale) nella home page, avara di notizie a parte quella che sta più a cuore a un golosone. Le cucine saranno affidate a Mister Masterchef: “Carlo Cracco executive chef 2 stelle Michelin”, è scritto in piccolo ma non al punto da non riuscire a leggere.

Carlo Cracco a Identità Milano
Il vicentino non traslocherà da via Victor Hugo, tutt’altro. Lì c’è da inizio nuovo secolo, quando l’insegna recitava
Cracco-Peck, e lì continuerà a stare, con
Matteo Baronetto che firma la carta da un paio di anni ormai tale la simbiosi tra loro.
Cracco raddoppia e chi si sposterà sarà un’altra sua ombra,
Diego Giglio, così come sommelier sarà un milanese di pochi anni, 27, ma già di notevolissima esperienza,
Matteo Ghiringhelli, già da
Enrico Bernardo a Parigi.
Chi passa davanti al cantiere, sempre meno cantiere aperto in verità e sempre più teatro di limature e dettagli da sistemare, rimane impressionato da quello che riesce a distinguere della hall, alta come raramente (mai?) a Milano, con una scalinata che fa impressione, che il rendering nel sito ben ripropone. Poi a quelli che come me vivono a Milano, e non hanno bisogno di un hotel per la notte, il Palazzo Parigi interessa per come ci si mangerà. Cracco a più volti, mi immagino. Un investimento come questo non può prescindere da un minimo di una stella Michelin, ha un orizzonte di gloria ben diverso dal Cosmos Hotel Palace a Cinisello Balsamo, stessa proprietà ma a ridosso del passante autostradale tra l’autostrada per Torino e quella per Brescia.

La prima pagina del menù della serata che a metà maggio, a Noosa in Australia, ha visto tra i protagonisti anche Carlo Cracco
Ho da eccepire solo su un’affermazione che leggo nella home page: “Posizionato nello storico quartiere di Brera”. Conosco da sempre questo spicchio di Milano, quasi 60 anni, e mai e poi mai mi passerebbe per la testa di affermare che via Fatebenefratelli angolo Porta Nuova sta a Brera. Era addirittura fuori dalla primissima area a traffico limitato di Milano che aveva per limite la Cerchia dei Navigli, quindi la porta di accesso a via Manzoni o la Via dei Giardini. Però anche le città crescono e la percezione che si ha di esse cambia con il cambiare di coloro che la vivono.
Cracco che quindi non è certo solo Masterchef, anzi. Che è Masterchef per essere un grande chef nella realtà, reduce ad esempio dall’Australia, dal Noosa Food & Wine Festival dove è stato invitato per la seconda volta. Noosa, un paradiso sulla costa dello stato del Queensland a nord di Brisbane. Lezioni, degustazioni e una cena che ha visto all’opera, nell’ordine di uscita dei piatti, Mauro Colagreco, Mark Best, Martin Benn, Cracco, sua la Zuppa di mandorle, gamberi rossi e infusione di sambuco, David Kinch, Ben Shewry, Andrew McConnell e Peter Doyle. E a settembre il Giappone, quindi Identità New York a inizio ottobre. E intanto il Palazzo Parigi cresce.