È partita alla grande Identità Milano 2019, quindicesima edizione del congresso internazionale di cucina che fino a lunedì sera terrà banco al MiCo meneghino. Sala auditorium già gremita quando è salito sul palco Claudio Ceroni, con Paolo Marchi fondatore di Identità Golose: «Il tema di quest’anno è Costruire nuove memorie. E se scavo nella memoria, mi viene in mente la prima edizione di Identità Milano, nel 2005: durò due giorni e aveva 18 chef ospiti, tra i quali Ferran Adrià. Oggi, 15 anni dopo, abbiamo 145 relatori (più altri 33 a Identità Cocktail), 107 lezioni (più 17), oltre 130 espositori, 7 main partner, 15 media partner tra i quali Tgcom24, La Cucina Italia, Agrodolce, Food & Wine Italia, Dissapore…».
Da anni
Identità Milano copre l’arco di tre giorni, ma da questo 2019 non è più così: «Con l’inaugurazione, a settembre, di
Identità Golose Milano, primo hub internazionale della gastronomia, estendiamo il programma del congresso a una decina di giorni totali. Siamo partiti martedì scorso con la cena di
Antonello Colonna, poi in questi giorni abbiamo avuto come protagonista la cucina peruviana, questa sera ci sarà
Identità Donna con
Martina Caruso, Caterina Ceraudo, Gaia Giordano e
Fabrizia Meroi, domani (domenica 24,
ndr)
Identità Italia: viaggio attorno al pomodoro con
Salvatore Bianco, Paolo Brunelli, Moreno Cedroni e
Franco Pepe». E ancora: lunedì e martedì due serate specialissime,
Identità Pinchiorri, con la cucina di
Annie Féolde, Riccardo Monco e
Alessandro Della Tommasina. A seguire, da mercoledì a sabato, in via Romagnosi 3 sarà ospite
Caterina Ceraudo. E così via (per altre info e prenotazioni
clicca qui).
La parola è passata a
Paolo Marchi: «Quest’anno l’avvio di
Identità Milano è diverso. C’è sempre una cucina qui sul palco, ma verrà accesa solo nel pomeriggio. Dato che il tema è
Costruire nuove memorie, ora racconteremo un’altra realtà legata alla tavola: perché la memoria non è solo nel piatto ma anche la comunicazione dello stesso».

Paolo Marchi sul palco con Federico Quaranta
«C’è una domanda che mi hanno fatto milioni di volte in questi anni: “Cosa ne pensi dei cuochi in tv?”. Ho sempre risposto che desta interesse, fa pensare in modo migliore al cibo, ha successo, e quindi va bene. Poi, parlando con
Andrea Ribaldone – a sua volta spesso sul piccolo schermo – abbiamo pensato a quando la cucina è entrata in tv per la prima volta: era il 1957, la portò il grande
Mario Soldati nel suo Viaggio nella valle del Po. Furono sole 12 puntate, ma sono rimaste impresse nella memoria. Per questo abbiamo deciso di partire da questo».